La rimozione renziana delle politiche contro l’ambiente

Di Annalisa Corrado, pubblicato su Possibile

Lo confesso. Non succedeva da tempo immemore. Il segretario del PD, questa mattina, è riuscito a stupirmi.Ebbene sì. Occhi sgranati e bocca aperta a leggere l’articolo comparso oggi su Repubblica. “Stupida e stupita”, probabilmente per emulazione inconscia della tattica dell’opossum, che finge di essere morto di fronte al pericolo!

Un pericolo concreto, in effetti. Quello della manipolazione, della mistificazione, della riscrittura dei fatti e della storia a proprio piacimento, senza nessuna remora e senza nessun ritegno.

Di tutti i treni persi del Governo Renzi, nell’ambito delle politiche ecologiste che sarebbero in grado di rilanciare davvero questo Paese, ne hanno già parlato benissimo, sui nostri quaderni #PrimaDelDiluvio, sia Francesco Ferrantesia Pippo Civati, con un pezzo dal titolo che è tutto un programma.

Non mi soffermerò quindi su dettagli ben noti a partire dalla enorme bugia del Green Act (fantasma), dagli interventi retroattivi sugli incentivi alle rinnovabili dello #Spalmaincentivi, passando dagli inceneritori/trivelle/autostrade dello #SbloccaItalia, al nulla di fatto (ed era proprio facile!) su auto-consumo e comunità energetiche oppure sulla Carbon Tax, che pure era a portata di mano, passando per i mille-miladecreti attuativi che mancano per concretizzare leggi che sarebbero utili e costruttive, per la crisi del sistema di incentivazione dell’efficienza energetica dei cosiddetti “certificati bianchi”.

Non mi soffermerò nemmeno sul passaggio in cui il segretario del PD, che ha governato questo Paese per tre anni (durante i quali le rinnovabili elettriche che aveva promesso di portare al 50% del totale, hanno subito una battuta di arresto mai vista), si prende il merito della legge sugli #Ecoreati, che invece è un rarissimo esempio di quanto il tanto bistrattato Parlamento sia riuscito a fare propria una istanza ventennale delle associazioni e della società civile, con una compattezza di fronte che, se cercata e coltivata invece che avvilita da colpi di fiducia continui, avrebbe potuto cambiare il Paese.

Non mi soffermerò nemmeno, quasi per pudore, sulla parte in cui si vorrebbe lasciare intendere di aver avviato l’ILVA di Taranto verso la risoluzione di quella crisi strutturale e gravissima in cui si è lasciato che il raggiro del dio “lavoro” trascinasse l’intero territorio circostante, quando invece anche il governo Renzi si è mosso in piena coerenza con quelli precedenti, nel consentire deroghe su deroghe all’attuazione delle prescrizioni ambientali che avrebbero dovuto essere rispettate per tenere in produzione lo stabilimento, mentre il governo attuale conduce un’operazione ambigua e priva di trasparenza nella ricerca di acquirenti che non dichiarano né quale sia la loro strategia industriale, né, tantomeno, quella risanamento ambientale.

Due parole vorrei però dirle, invece, sulla millantata emozione per gli accordi di Parigi, e su tutto il paragrafo successivo, questo sì.

Ricorda il giovane ex-premier che tutte le associazioni ambientaliste, le associazioni di categoria, la comunità scientifica stanno chiedendo da mesi, inascoltate proprio come i pezzi sani di politica che portano avanti le medesime istanze, di costruire una piattaforma per la definizione di un piano clima che sia degno di questo nome, la cui responsabilità sia affidata direttamente alla Presidenza del Consiglio?

Ricorda che si chiedeva che la Strategia Energetica Nazionale (ancora spostata in misura preponderante sul gas, che è pur sempre un combustibile fossile che dovrà essere abbandonato) rispondesse a quella strategia complessiva e non ad un compitino dal fiato corto (2030), i cui obiettivi furono stabiliti prima di Parigi stessa e che, certamente, dovranno essere presto rivisti al rialzo per rispettarne gli impegni?

Ricorda che il governo non ha mai detto una parola (anche se gli è stato chiesto a suon di interrogazioni parlamentari) su come pensa di riorientare progressivamente i 16 miliardi di sussidi statali che ogni anno vengono elargiti alle attività svantaggiose per l’ambiente?

Si è accorto l’ex-giovane premier che ENI (che definisce “in prima linea per le energie rinnovabili”), gigante preso molto recentemente di mira dai Verdi Europei proprio per l’accanimento fossile dimostrato in ogni luogo del pianeta, è stata tra i primi a correre allegramente a trivellare l’Artico, appena il fossilissimo Trump ha usato tutta la sua scelleratezza per consentirlo?

Ha capito che gli accordi di Parigi, che sembrerebbero averlo addirittura emozionato, prevedono una vera rivoluzione dei trasporti, dell’organizzazione delle città, dei quartieri e degli edifici, del modo di produrre (che comprende tutto, dal settore agricolo a quello manifatturiero, passando per quello edile) e di distribuire le merci?

A me, in tutta sincerità e in totale amarezza, sembra davvero di no.

E quella che abbiamo letto oggi, è davvero una bruttissima pagina che racconta di un tentativo di manipolazione della realtà e delle menti, che ha il solo aspetto positivo di farmi pensare che l’ambiente sia tornato ad essere un tema di moda, visto che improvvisamente persino uno come lui, decide di occuparsene.