L’Unione ha bisogno di rinverdirsi per migliorare il proprio stato

In seguito al discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato oggi dal Presidente della Commissione europea Juncker, la co-Presidente dei Verdi Europei Monica Frassoni ha così commentato:

 “Il discorso del Presidente della Commissione europea sullo Stato dell’Unione, presentato al Parlamento europeo a Strasburgo, aveva l’intenzione di essere una risposta ottimista e positiva a quello dell’anno scorso, dominato dalla depressione legata al post-referendum sulla Brexit e a prospettive economiche che allora sembravano ancora incerte. Il Presidente Juncker ha dato qualche prova della propria fede e ambizione europea, ma certamente non ha indicato una svolta (e forse non ha voluto farlo), sia dal punto di vista delle politiche dell’UE, sia delle riforme necessarie per rendere l’Unione più legittima e convincente. Ha utilizzato l’analogia efficace di due polmoni, entrambi indispensabili, per sottolineare come la UE continui ad essere un progetto di unione tra Est e Ovest; ha giustamente ribadito la necessità di costruire una Unione con ambiziosi standard sociali e di promuovere l’adesione all’Eurozona e a Schengen da parte di quegli Stati membri che ancora non ne fanno parte; ha inoltre rifiutato l’idea di un bilancio separato dell’Eurozona e del Parlamento.

Tuttavia, oltre ai toni rassicuranti, il presidente Juncker non è riuscito a trasmettere l’idea di un piano d’azione concreto in grado di rispondere alla mancanza di fiducia nelle capacità dell’Unione europea di affrontare disoccupazione e disuguaglianze. Sì, la situazione economica è migliorata, ma non basta: l’approccio alla politica industriale è convenzionale e sembra ignorare il potenziale che deriva dal mettere insieme innovazione e lotta contro il cambiamento climatico, indipendenza dai fossili e crescita verde. Inoltre, se analizziamo i progetti finanziati dal Piano Juncker (di cui rivendica il successo), non troviamo scelte che favoriscono la sostenibilità.

Il sostegno ad azioni per il clima rimane troppo vago e non mostra una radicata consapevolezza della gravità della situazione. Per quanto riguarda la migrazione, sembra chiaro che la Commissione non intraprenderà alcuna ulteriore azione per aumentare la pressione sui paesi che rifiutano le ricollocazioni, ad eccezione di procedure di infrazione farraginose e parziali. Esiste anche un sostegno aperto all’idea di limitare la responsabilità dell’UE all’esternalizzazione delle frontiere, senza molte garanzie per quanto riguarda il rispetto dei diritti dei migranti respinti. Infine, è difficile immaginare quale seguito concreto riceverà il suo appello per l’apertura di canali legali per i migranti.

Il Presidente Juncker parla di un “sesto scenario” per il futuro dell’UE, ma le sue scelte non sono ancora chiare. In particolare, occorre analizzare ulteriormente la proposta di un Ministro comune per Economia e Finanze, proposta che può essere rischiosa senza una decisiva riforma della governance, in particolare per quanto riguarda l’eliminazione del voto all’unanimità e l’affidamento di pieni poteri in questo campo al Parlamento europeo. Infatti, è molto importante che la Commissione conservi un potere autonomo quale custode degli interessi comuni di tutti gli Europei.

Condividiamo l’ambizione del Presidente Juncker di rendere l’Unione europea capace di mantenere le proprie promesse, ma al fine di raggiungere questo obiettivo sono necessarie alcune importanti modifiche nelle priorità e nell’approccio.”