TAV, Ilva, OGM e amianto: cosa ne pensa la politica che pensa all’ambiente?
L’Imu, la decadenza di Berlusconi, Renzi e il PD. Basta leggere i titoli dei giornali per rendersi conto che le tematiche ambientali, per usare un eufemismo, non sono al centro dell’attenzione dei media né della politica. E quando capita che i temi ambientali entrino nell’attualità ci arrivano solamente per le questioni più sensazionalistiche che si portano dietro: si parla del campo di mais transgenico distrutto ma non si parla, nel merito, degli OGM, si parla dell’incendio nel cantiere TAV ma non si parla dell’opportunità dell’opera. In questo quadro i contenuti ambientali rimangono fuori dalla porta.
Da qualche mese c’è un nuovo movimento ecologista, Green Italia, che sta bussando alle porte della politica convinto “che all’Italia in particolare, l’ambiente abbia molto da chiedere”. Dopo il battesimo al museo Maxxi di Roma lo scorso 28 giugno, il movimento sta girando l’Italia e il prossimo 7 settembre sarà presentato a Torino. Ma quali sono i contenuti ambientali che Green Italia sta cercando di introdurre nel dibattito politico? E cosa pensa il nuovo movimento sulle questioni tornate tristemente di attualità? Per capirlo abbiamo interrogato quattro dei fondatori su alcune delle tematiche ambientali di maggiore rilievo in questi giorni: TAV, Ilva, OGM e amianto.
Sulla TAV in Val Susa risponde Beppe Gamba, ex Assessore all’Ambiente della Provincia di Torino e Presidente di AzzeroCO2: «Siamo per lo spostamento della mobilità delle persone e della merci dalla gomma al ferro, ma siamo contrari alle grandi opere inutili. Abbiamo la convinzione che questo collegamento all’interno del contesto europeo di crisi che si sta delineando non sia una priorità. Nel lungo periodo se ne può parlare. Nella lunga vicenda valsusina – ha continuato Gamba – ci sono state delleposizioni, come quella del progetto “Fare”, che affrontava l’argomento in modo ragionevole: miglioriamo le reti esistenti, saturiamo la loro potenzialità di funzionamento e poi potremo pensare alla TAV. Queste soluzioni ragionevoli, come vediamo sono state stravolte da uno scontro che con la questione della mobilità e del trasporto non ha più niente a che fare».
Gamba coglie l’occasione per una riflessione sul dibattito pubblico politico degli ultimi mesi: «Ci hanno tenuti occupati sulla questione dell’IMU e su come far risparmiare, teoricamente, le famiglie italiane. Nel frattempo mancano invece politiche stabili sulle ristrutturazioni edilizie ed interventi sulla mobilità e sul trasporto pubblico locale. Si tratta di investimenti che nel medio periodo farebbero risparmiare soldi alle famiglie sulla bolletta energetica e sulle spese per i trasporti».
Altra vicenda bollente, dove il dibattito si è trasformato spesso in polemica è l’Ilva di Taranto: basti ricordare le dichiarazioni del commissario Bondi e le interpretazioni spesso divergenti sul numero dei malati. Francesco Ferrante preferisce andare oltre le polemiche sui dati: «A Taranto – ha commentato l’ex senatore del PD – c’è un evidente insostenibilità del modo in cui è stata condotta la fabbrica per decenni in quella zona. Questo avrebbe dovuto comportare l’incompatibilità dello stabilimento con quel territorio perché i danni all’ambiente e alla salute sono stati drammatici e tragici per le vittime che hanno determinato». Ma esiste ancora la possibilità di salvare in extremis produzione e ambiente? Ferrante crede di sì anche se si tratta si sfida ardua: «Si sta determinando un tentativo che è l’ultimo possibile di provare ad utilizzare le migliori tecnologie disponibili che già nel resto del mondo rendono compatibile la produzione di acciaio con il territorio. E’ una sfida forse impossibile visti i danni causati precedentemente. Noi sorvegliamo ed osserviamo che deve essere fatta senza più perdite di tempo. Da questo punto di vista però non sono positive le preoccupazioni per gli slittamenti rispetto alla previsioni dell’AIA».
Anche gli OGM sono un argomento che torna alla ribalta solo in occasione di proteste come quella di pochi giorni fa a Vivaro. Gli Stati membri dell’UE dovrebbero intervenire a livello legislativo con un divieto? Oppure andrebbe lasciata la possibilità di seminarli secondo il principio della libera impresa? «Non è possibile nella situazione attuale – ha spiegato Monica Frassoni,co-presidente dei Verdi Europei – scegliere un’alternativa “secca” fra livello europeo e nazionale; prima di tutto perché non siamo favorevoli alla rinazionalizzazione di politiche che non ci piacciono; pensiamo che cambiando le maggioranze si possa migliorare la legislazione e preferiamo che le regole su questi temi siano europee. Se in Europa non ci fosse stata alcuna azione normativa e ogni stato avesse potuto fare dall’inizio di testa sua, ci troveremmo oggi di fronte ad alcuni territori totalmente “GMO” e alla lunga le frontiere non sarebbero bastate a ridurre e limitare in modo definitivo gli OGM in Europa. Oggi siamo in una situazione di moratoria di fatto sulle nuove autorizzazioni alla coltivazione. Monsanto ha annunciato la sua decisione di lasciare l’Europa. La Commissione Europea è l’ultima “pasdaran” degli OGM, ma la maggioranza degli Stati membri e soprattutto dei cittadini non sono favorevoli».
«Dopo che anni fa si è persa la battaglia per fare dell’UE una zona OGM FREE – ha ricordato la Frassoni – ci siamo battuti per limitare al massimo le possibilità di autorizzazioni per importare e coltivare OGM. Oggi siamo in una situazione di impasse, per la quale c’é un tacito accordo di non dare più alcuna autorizzazione (ci sono 19 richieste) alla coltivazione. Quanto alle importazioni, sono soggette alle regole su etichettatura e soglia. Le elezioni europee potrebbero rappresentare l’occasione per far si che anche la Commissione cambi radicalmente il suo atteggiamento e si possa riprendere la grande battaglia dellaUE OGM Free non solo di fatto ma anche di diritto».
L’ultima vicenda di “attualità ambientale” su cui abbiamo verificato il punto di vista di Green Italia è la questione amianto con particolare riferimento al processo di Casale. Sono uscite recentemente le motivazioni della sentenza di secondo grado del processo contro l’Eternit. Anche se ai famigliari delle vittime la sentenza ha assegnato oltre 900 provvisionali da 30mila euro c’è il timore di non ottenere i risarcimenti. «Credo che lo Stato – ha commentato Fabio Granata, ex deputato FLI – così come più volte è intervenuto nei casi di vittime della mafia, debba allo stesso modo dotarsi di una legge che porti direttamente al risarcimento delle vittime di un disastro ambientale provocato in maniera dolosa. Questa sarebbe la via maestra per ottenere un risarcimento al di là delle cause civili intraprese dai famigliari delle vittime. Questa soluzione apre ad una riflessione. L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Unione Europea che non ha codificato il reato ambientale nel codice penale. Il superamento di questo ritardo sarà uno dei primi obiettivi che si porrà il programma di Green Italia. La battaglia sarà l’inserimento nel codice penale del reato ambientale. In questo modo potrà derivare una normativa per il risarcimento diretto alle vittime dell’amianto da parte dello Stato attraverso lo stesso meccanismo previsto per i casi di mafia» ha concluso Granata.
Giuseppe Iasparra