NO AL RINNOVO DELL’ACCORDO ITALIA-LIBIA

Tra pochi giorni, esattamente il 2 novembre, ci sarà il rinnovo automatico dell’accordo Italia-Libia che venne sottoscritto il 2 febbraio del 2017.

Green Italia sostiene le richieste e le proposte delle organizzazioni del Tavolo Asilo con le quali si chiede alle istituzioni italiane di annullare il Memorandum del 2017 e i precedenti accordi con il governo libico.

Oggetto dell’accordo era la regolamentazione della collaborazione tra i due Paesi per la gestione dei flussi migratori, anche attraverso la formazione e l’equipaggiamento della guardia costiera libica.
L’accordo (definito memorandum d’intesa) fu preparato dall’allora Ministro dell’Interno Minniti e firmato dall’allora Presidente del Consiglio Gentiloni e dal leader libico del governo di unità nazionale Fayez Serraj.
Si tratta di un accordo che, a dispetto degli scopi dichiarati, viola il Protocollo addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la Criminalità organizzata transnazionale per combattere il traffico di migranti via terra, via mare e via aria, adottato a New York il 15.11.2000 e ratificato dall’Italia con Legge 146/2006 , secondo il quale ogni misura deve rispettare il diritto alla vita e alla incolumità delle persone ed evitare che esse siano sottoposte a trattamenti inumani e degradanti.
Inoltre, detto accordo è illegittimo perché viola il principio di non refoulement sancito dall’art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei rifugiati, convenzione che la Libia non ha mia ratificato, nonché l’art. 10 comma 3 della Costituzione che garantisce il diritto di asilo.
Da ultimo, detto accordo non è mai stato sottoposto al vaglio del Parlamento, in violazione dell’art. 80 della Costituzione.
Si tratta, insomma, di una pagina nera nella storia del diritto costituzionale, internazionale e umanitario che disonora la Repubblica e fa scempio dei diritti più sacri sanciti dalla Carta.
Si tratta di un atto illegittimo, del quale ancora oggi dovrebbe essere chiamato a rispondere, non solo politicamente, chi lo ha sottoscritto e del quale sarà chiamato a rispondere chi ne consentirà il rinnovo automatico.
Già allora diverse voci critiche denunciavano la pericolosità e l’illegittimità di detto accordo, non essendo la Libia un Paese democratico, capace di assicurare il rispetto degli standard di protezione previsti dalla Convenzione di Ginevra e dal diritto internazionale umanitario.
Oggi al dubbio si è sostituita la certezza: una tragica ed inaccettabile conferma circa le continue ed atroci violazioni dei diritti umani dei migranti documentata nell’ultimo rapporto sulla Libia del Segretario Generale dell’Onu, secondo cui “La Guardia costiera libica trasferisce migranti in centri di detenzione non ufficiali dove si ritiene che funzionari del governo vendano i migranti ai trafficanti”.
I crimini sono stati documentati nelle 17 pagine che integrano l’atto d’accusa che Antonio Guterres ha messo nero su bianco, dopo avere raccolto le informazioni di tutte le agenzie Onu sul campo, coordinate dall’Unsmil, la missione delle Nazioni Unite a Tripoli.
Se l’Italia procederà al rinnovo dell’accordo si renderà complice di uno dei più gravi massacri di vite umane, forse di un vero e proprio genocidio, quando finalmente si conosceranno le cifre reali dei morti in Libia.
Green Italia, dunque, chiede con forza al Governo italiano di non rinnovare l’accordo Italia – Libia e di impegnarsi in una seria e strutturale riforma del Testo Unico Immigrazione vigente, attraverso l’introduzione di visti umanitari, l’organizzazione di corridoi umanitari, la cancellazione della Bossi-Fini e del reato di clandestinità (vero e proprio ostacolo all’accertamento della responsabilità penale dei trafficanti di esseri umani), l’introduzione del visto per ricerca di lavoro e di altri strumenti efficaci per una gestione umana e intelligente dei flussi migratori, anche riprendendo la proposta di legge a prima firma Maestri A.C. 4551 depositata nella XVII legislatura, che l’On. Rossella Muroni si accinge a ripresentare in queste drammatiche ora in cui si sente il bisogno di una politica lontana dall’emotività e dalla facile demagogia, che rifugga la strumentalizzazione dei problemi e ricerchi soluzioni concrete, serie e praticabili.