La solidarietà non è reato: il modello Riace e l’ingiusta condanna di Mimmo Lucano
La vicenda che vede protagonista, ingiustamente negativo (a seguito della sconcertante sentenza del Tribunale di Locri), Mimmo Lucano e il modello Riace non è solo una pagina nera di cronaca giudiziaria. Leggi ottuse e criminogene, scelte politiche dissennate e ciniche, una cultura della chiusura e dell’esclusione sono elemento strutturale del contesto in cui questa vicenda giudiziaria è maturata. Le leggi della Repubblica in materia di immigrazione e accoglienza contraddicono spesso, nella lettera e nelle prassi applicative, la Costituzione della Repubblica.
La tutela dei diritti inviolabili della persona, il principio di uguaglianza e non discriminazione, il dovere di solidarietà e il diritto di asilo sono quotidianamente lavorati ai fianchi da norme di legge, regolamenti e prassi che li rendono ineffettivi, totalmente o parzialmente disapplicati, di fatto contrastati dai soggetti istituzionali che a vario titolo dovrebbero invece farne corretta (e giusta e umana) applicazione.
Il migrante è l’essere umano ingabbiato nel limbo giuridico ed esistenziale tra la fuga dal paese d’origine e l’accoglienza (o più spesso il rifiuto) nel paese d’approdo.
Il migrante è il capro espiatorio sociale, la figura da strumentalizzare politicamente in nome di patria, identità e sicurezza.
In Italia, anno 2021, e’ tuttora in vigore una legge, la Bossi-Fini, ispirata al proibizionismo migratorio (vietato varcare il confine, salvo eccezione, respingimenti ed espulsioni, criminalizzazione della condizione di mera irregolarità del soggiorno) che mette i bastoni fra le ruote alle regole della buona accoglienza.
Una legge che genera un contenzioso impressionante: aule di giustizia intasate da processi ridicoli per il reato di clandestinità, convalide delle espulsioni e dei trattenimenti nei centri di detenzione, reati connessi alla condizione di ingresso e soggiorno in Italia. Una sua radicale riforma eliminerebbe molti dei problemi esistenti, frutto di una cattiva gestione di un fenomeno complesso che va governato con intelligenza e umanità.
Ma poiché il legislatore e le mutevoli (neanche tanto) maggioranze di governo che si sono succedute in questi anni non hanno mostrato ne’ l’intelligenza ne’ il coraggio di mettere mano alla legge, tocca a chi quotidianamente gestisce il fenomeno (e le persone in carne e ossa) metterci una pezza: sindaci, assistenti sociali, mediatori linguistici e culturali, associazioni, cooperative, avvocati …
Mimmo Lucano ha provato a scalfire il monolite obbrobrioso (e inefficace e criminogeno) della legge vigente ispirando la propria azione ai valori (più alti e più nobili) della Costituzione e dell’Umanita’.
È inciampato negli innumerevoli tranelli di quelle leggi ciniche e disumane.
Andrea Maestri, udp di Green Italia