La ‘cura’ per tutto e tutti sarà la riconversione ecologica”
di Annalisa Corrado co-portavoce Green Italia
Pubblicato da La Stampa il 3 aprile 2020
Quando un animale è in estrema difficoltà, accade spesso che si avvicinino altri animali, che fiutano la possibilità di un lauto pasto, in assenza di grossi sforzi.
Sciacalli ed avvoltoi, come noto, funzionano così, tanto da aver influenzato la lingua italiana, nella quale il loro nome evoca immediatamente l’immagine di chi sfrutti una crisi grave altrui (o anche della collettività), a proprio individualistico vantaggio, magari lucrando sulla morte o sulla disfatta del soggetto in crisi.
In questo momento, terribile e realmente spaventoso per tutti, iniziano ad apparire interessi di questo tipo, perfettamente rappresentati dai leader del cosiddetto sovranismo nostrano.
Siamo in crisi?
Ed ecco arrivare l’amico del neo-dittatore Orban, Matteo Salvini, che invoca qualcosa come “pace fiscale ed edilizia subito”, che si traduce, portando a terra il concetto astratto, come “condono fiscale ed edilizio”.
La sanità pubblica italiana è in ginocchio, in particolare per i tagli subiti negli ultimi anni, tanto che medici e infermieri in prima linea, eroici e spesso privi delle adeguate strumentazioni di protezione, diventano addirittura i martiri di questo disastro.
La responsabilità di questo scempio ricade anche, per una buona fetta, proprio sui simpatici evasori seriali, che agiscono e speculano in barba ad ogni normativa, in particolare ambientale, a proprio vantaggio immediato e a svantaggio perenne della collettività. L’idea di premiarli, avvantaggiarli ed assolverli con un bel condono non è solo ripugnante dal punto di vista etico, ma è anche la misura di quanto poco sia chiaro dove risieda il problema di questo Paese.
Siamo in crisi?
E allora rinunciamo al #GreenNewDeal europeo e “dirottiamo le risorse” per “salvare le imprese”, propone invece la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Con buona pace del collasso climatico (che certo non è in Lock Down), della qualità del suolo, dell’acqua e dell’aria nei nostri territori. Come se non fosse ancora abbastanza chiaro che il #GreenNewDeal stesso sia l’unico investimento sicuro proprio in termini di sviluppo, creazione di posti di lavoro duraturi e stabili, abbattimento delle spese per le aziende in crisi, aumento di competitività sui mercati internazionali e apertura di nuovi mercati, nonché per investire in vera prevenzione e vera sicurezza nazionale.
Eppure, mentre gli interessi degli sciacalli e degli avvoltoi si fanno trasportare serenamente da questo tipo di proposte, pronti a diventare ancora più aggressivi e mortiferi con “la scusa” della crisi… Emergono analisi e valutazioni sempre più stringenti che dovrebbero far pretendere a ciascuno di noi un’accelerazione fortissima e una maggiore radicalità nella svolta green delle politiche ad ogni livello.
Mettendole in fila viene davvero la pelle d’oca.
Si parte, primo elemento, dal cosiddetto “spillover” del virus, che, sfatate definitivamente le teorie complottiste della creazione in laboratorio, è in realtà passato dal confinamento nel mondo animale al genere umano, in un processo evolutivo che sarebbe strettamente legato alla distruzione delle foreste pluviali, al drastico restringimento degli habitat degli animali selvaggi e al loro commercio clandestino, come viene ben spiegato dal professore evoluzionista Telmo Pievani dell’università di Padova, ma anche dai più recenti report di WWF e GreenPeace.
La seconda considerazione, derivante dall’analisi della dislocazione dei focolai più radicati e drammatici per numero di contagi, è relativa alla possibilità che il virus diventi più persistente e aggressivo laddove la qualità dell’aria risulti peggiore (esattamente come accade da troppo tempo in pianura Padana). Si inizia a fare strada l’ipotesi, in corso di verifica, che le micro gocce infette possano legarsi al particolato responsabile dell’inquinamento e arrivare fino a 10-15 metri dalla persona portatrice di virus. Il fenomeno, già indagato in Cina nel novembre del 2002 attorno al virus della SARS, è al momento oggetto di approfondimento anche presso le università di Bologna e Bari, che confermerebbero, con le opportune e dovute cautele, tanto la correlazione tra i dati, quanto il fenomeno descritto; a loro si associa la voce della SIMA, società italiana medici ambientali.
Il terzo elemento da considerare è legato all’analisi che legherebbe il tasso di mortalità maggiore nelle zone del nord Italia all’affaticamento “cronico” dell’apparato respiratorio degli abitanti, dovuto proprio all’esposizione prolungata alle polveri sottili. Un dato questo che, peraltro, sarebbe totalmente coerente con i numeri “classici” che l’organizzazione mondiale della sanità comunica da anni, in relazione ai decessi prematuri in Italia, collegabili alla qualità dell’aria: in assenza di allarmi sanitari, sarebbero più di 60.000 ogni anno.
C’è infine un quarto aspetto che non può essere nascosto e che è stato sollevato come possibile concausa delle morti anomale da COVID nel nostro Paese anche dalla Professoressa Ilaria Capua, punto di riferimento internazionale per competenza e saggezza comunicativa attorno alla pandemia.
Si tratta della presenza più elevata rispetto ad altri Paesi, nelle strutture ospedaliere italiane, dei cosiddetti “super-batteri” resistenti ad ogni tipo di antibiotici. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ormai da tempo, il fenomeno è inserito tra le “minacce per la salute globale” ed è caratterizzato da numeri spaventosi: a causa di infezioni generate da questi super-batteri antibiotico resistenti, ogni anno nel mondo muoiono 700.000 persone, di cui 33.000 in Europa, di cui 10.000 (quasi un terzo del totale europeo) solo in Italia. Nel 75% di questi 10.000 casi, si muore per infezioni “correlate all’assistenza”, ossia sviluppate presso le strutture ospedaliere. Questa realtà incide anche sui morti per COVID-19? E’ possibile e verosimile, ma, anche se così non fosse, è una realtà con la quale occorre fare i conti, mettendo in campo ogni azione possibile per ridurne l’aggressività sulla vita umana.
Per il proliferare di questi super-batteri, sia nel mondo umano che tra gli animali da allevamento, sempre a detta dell’OMS, è ormai accertata la relazione con il consumo eccessivo e inappropriato di antibiotici.
Collegare questo dato di realtà all’aumento globale di consumo di carne e al conseguente proliferare di allevamenti intensivi, in totale assenza di spazi minimi che garantiscano un minimo di benessere animale e che facciano impennare la necessità di fornire antibiotici agli animali, è immediato. Allevamenti che, tra l’altro, prevedono enormi estensioni di terreno da destinare a mangimistica, sottraendolo alla foresta primaria.
E’ immediato rilevare, a questo punto, che, partendo dagli ospedali che diventano luoghi meno sicuri, si sia arrivati a parlare, guarda caso, ancora una volta di una delle principali cause di emissione di gas serra, nonché di inquinamento locale.
In definitiva, questa incredibile situazione emergenziale che ci troviamo a fronteggiare, questa spaventosa pandemia, avrebbe elementi di evidente parallelismo con la crisi climatica, con la distruzione e il saccheggio della biodiversità, con le condizioni insalubri in cui molti di noi sono costretti a vivere e lavorare. Sarebbe, cioè, anch’essa riconducibile al modello economico dominante: estrattivo, fossile, aggressivo e dedito al saccheggio sistematico delle risorse dell’ecosistema.
Alla fine di questo tunnel, lungi dal tornare alle vecchie/vecchissime e fallimentari pratiche, esercitandole in maniera ancora più aggressiva e scellerata, sarà necessario e urgente cogliere questo momento per accelerare le trasformazioni radicali in chiave ecologista di cui abbiamo tutti bisogno, in maniera sempre più evidente.
La cura non può essere, giunti al fondo del barile, iniziare a trivellarlo.
Tutto il contrario.
La cura è una conversione ecologica radicale di economia e società, che comprenda una lotta senza quartiere alle diseguaglianze, un potenziamento della sanità pubblica universalistica e della vera prevenzione, nel solco tracciato delle Nazioni Unite per il 2030, con i 17 obiettivi strategici per la sostenibilità (SDGs, Sustainable Development Goals).
Bianco o nero: senza vie di mezzo, senza scorciatoie, senza deroghe.
Astenersi evasori, cementificatori, inquinatori, condonisti, sciacalli e perdi-tempo (che, oramai, è una merce troppo preziosa e non può essere oggetto di alcuna negoziazione).