Con un monologo non si cambia l’Europa. Diamo il via al vero dibattito europeo

Articolo di Monica Frassoni su Huffington Post –

Nel bell’articolo di Giulio Zucchini e Raffaella De Marte sull’Huffington, si dice giustamente che queste elezioni europee potrebbero essere “diverse” da quelle passate non solo per il rischio di affermazione di forze euro-scettiche, ma anche a causa della dinamica creata dai partiti europei con la nomina di loro candidati/e alla carica di Presidente della Commissione europea, esercizio fin qui riservato al negoziato tra governi (e nemmeno tutti).

Purtroppo, però, ancora non ci siamo. Tanto per cominciare, i candidati di PPE e PSE – assecondati dai media più importanti – vogliono limitare il più possibile la discussione a loro due, escludendo i candidati delle altre forze politiche. Seguirli su questa strada sarebbe un grave errore: innanzitutto perché, come dimostrato dal primo incontro elettorale fra Schulz e Juncker su una TV francese, i dibattiti rischierebbero di essere di una noia mortale, data la difficoltà di trovare reali differenze fra i contendenti; i due non riescono proprio a dissimulare che per loro la soluzione migliore dopo le elezioni sarebbe semplicemente organizzare una bella grosse koalition in salsa brussellese. In secondo luogo, perché l’unica chance di portare un po’ di sano senso di competizione in questa partita è di esporre in modo chiaro a cosa serve l’UE e quali sono le diverse opzioni in campo riguardo ai quattro o cinque temi su cui tutti i cittadini europei si sono fatti un’opinione negli ultimi 5 anni, in generale non proprio positive. La riconquista del sogno europeo come progetto condiviso deve partire da una discussione che non prende più nulla per scontato, neanche, appunto, l’idea che riportare l’Europa sulla strada dei nazionalismi contrapposti è un film che non abbiamo intenzione di rivedere.

Se così non fosse, ci troveremo di fronte alla solita gara per capire chi arriverà primo in un referendum tra forze politiche e leaders nazionali: come pare stia succedendo in Italia tra Grillo e Renzi, nella quasi totale inconsapevolezza dell’opinione pubblica su ciò che si giocherà in Europa nei prossimi anni. Situazione molto comoda per chi non vuole cambiare nulla e continuare a decidere fra pochi intimi, nascondendo dietro un linguaggio tecnico e solo apparentemente burocratico, scelte che sono in realtà molto politiche. Affossando, così, sempre più il succitato sogno europeo.

Saranno, dunque, la campagna elettorale stessa, i partiti, i candidati ed i media, a decidere se questa volta sarà davvero “diversa“. Una strada relativamente semplice sarebbe quella di organizzare qualche dibattito in prime time, con animatori esperti e eccellenti interpreti tra i cinque candidati (Juncker per il PPE, Schulz per i socialisti, Verhofstadt per i liberali, Ska Keller o José Bové per i Verdi ed Alexis Tsipras per la Sinistra) per cominciare a “europeizzare” il dibattito e “farlo entrare nelle case” degli elettori. Si potrebbe anche lanciare in Italia la sfida pubblica fra diversi, potenziali candidati/e alla Commissione Europea: la scelta del prossimo/a Commissario italiano potrebbe allora diventare un elemento interessante della campagna elettorale. Finora la decisione è sempre stata presa all’ultimo minuto e in modo non trasparente, perché non cambiare strada?

A parte la scelta delle persone restano, però, un bel po’ di questioni da risolvere: per esempio l’energia (ci sono gas, carbone e nucleare o efficienza energetica e rinnovabili nel futuro della UE?), le scelte economiche (austerità uber alles o innovazione e Green New Deal?), l’immigrazione (fortezza Europa o solidarietà intelligente?), l’agricoltura (OGM e pesticidi o cibo di qualità e biologico?), anche le politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, che ci piaccia o no, sussistono e si faranno sentire sempre di più (si vuole investire il denaro europeo e nazionale in tunnel e autostrade superflue o nel riassesto del territorio e in nuove politiche della città?), di libertà e diritti (lo smantellamento della democrazia in Ungheria e il crescente business delle mafie globali sono questioni europee o no?).

Una novità, ad ogni modo, c’è già stata: la decisione della Corte di Cassazione di accettare gli argomenti presentati dai legali dei Verdi e di ammettere alle elezioni la lista di GreenItalia/VerdiEuropei non sulla base dei requisiti della legge nazionale, ma sulla base del legame stretto e innegabile con una famiglia politica rappresentata da deputati al Parlamento europeo, anche se (per ora) non eletti in Italia.

Questa decisione, al di là del risultato elettorale, rappresenta un sicuro passo aventi nel consolidamento di uno spazio di azione politica davvero senza frontiere. Passo dopo passo, senza austerità e nuove fortezze magari ci arriveremo.