Aperta procedura d’infrazione, l’Europa condanna l’inerzia di Sogin sul decomissioning nucleare
“Come spesso accade, sono le istituzioni europee a ‘dare la sveglia’ alle nostre istituzioni dormienti o lassiste per calcoli elettorali. Se infatti il Governo e la Sogin non mettono fine alla melina sul Deposito nazionale dei rifiuti nucleari entro 60 giorni l’Italia finirà davanti alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Sarebbe un fatto grave, come è altrettanto grave che da quasi 2 anni il Governo non assolve i suoi doveri nei confronti dell’Europa e dei cittadini italiani, che hanno il diritto di sapere subito quali sono le località contenute nella Cnapi, la carta delle aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari italiani”.
Lo dichiara l’esponente di Green Italia Francesco Ferrante, in merito al parere motivato della Commissione europea che sancisce l’inizio della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per la mancata osservanza della direttiva europea 2011/70/Euratom sul trattamento delle scorie.
“L’insostenibile inerzia di Sogin e Governo – continua Ferrante – ora fortunatamente sarà scossa dal rischio di infrazione, e con buona pace dei soliti timori legati alla finestra elettorale, si dovrà discutere apertamente sulla localizzazione del deposito di rifiuti nucleari, accompagnando la discussione anche con una disamina dei costi sostenuti dai cittadini per Sogin, pagata finora per non fare sostanzialmente nulla”.
“Infatti, è opportuno ricordare che i costi fissi di Sogin ammontano a ben 130 milioni di euro annui, mentre nel primo semestre del 2017 ne sono stati spesi 23, a fronte di un budget annuale inizialmente previsto di 88 milioni per i lavori di decommissioning. Decomissioning che però – conclude Ferrante – anche quest’anno non ci sarà”.
Roma 14 luglio 2017