Il Consiglio della Ue ostacola un’Europa efficiente e rinnovabile
“Gli obiettivi adottati non solo indeboliscono la politica climatica dell’Unione Europea, ma ne mettono a rischio l’indipendenza energetica[1]. – Dichiara Monica Frassoni, coordinatrice di Green Italia e co-Presidente del Partito Verde Europeo – Un target al 27% per rinnovabili ed efficienza energetica, è un passo indietro che equivale a rallentare la trasformazione Verde dell’economia e indebolisce fortemente la posizione dell’Ue ai negoziati internazionale sul clima di Parigi 2015.”
“Gli Stati membri (come Polonia e Regno Unito), che si sono messi in prima linea per bloccare possibili target più ambiziosi, lo hanno fatto, per lo più, in nome dei propri interessi economici. La realtà, però, è che il rapporto tra progresso economico ed una politica climatica ed energetica che guarda al futuro, funziona esattamente al contrario: senza una trasformazione del proprio modello energetico, l’Europa avrà solo da perderci in termini economici.”
“È vergognoso come il Consiglio abbia concesso potere di veto alla Polonia sugli obiettivi più ambiziosi sulle energie rinnovabili, alla Francia per le interconnessioni, e al Regno Unito in materia di efficienza. Una volta avevamo il principio “chi inquina paga”, ora abbiamo il principio “chi inquina ha diritto di veto. – continua Frassoni – Il Parlamento europeo e la nuova Commissione Ue non devono accettare la decisione del Consiglio come definitiva. Il Parlamento ha votato per obiettivi più ambiziosi e il presidente Juncker ha espresso il proprio sostegno a politiche più ambiziose. Ora chiediamo a Juncker e alla maggioranza del Parlamento di proporre un Pacchetto Energia e Clima davvero ambizioso, che possa in seguito essere approvato dal Consiglio.”
“Quanto al ruolo del governo italiano, – conclude Frassoni – è stato nullo in questa partita. Con il conflitto giustamente aperto con la Commissione Barroso Renzi dimostra che quando vuole può essere determinato. Purtroppo, sulla partita energetica ha deciso di lasciare fare alle lobby fossili e non ha portato alcun contributo al rafforzamento del ruolo dell’Unione Europea nella battaglia sui cambiamenti climatici e sulla transizione.”
[1]I leader europei hanno proposto tre target minimi: riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 40%[1], aumento delle rinnovabili di almeno il 27%, obiettivo non vincolante a livello nazionale, e incremento dell’efficienza energetica (EE), solo indicativo, di almeno il 27%.