Legge sugli stadi o deregulation urbanistica?
“Non chiamatela Legge per gli stadi. Questo provvedimento non ha nulla a che fare con la giusta richiesta di avere in Italia strutture sportive moderne, sicure, accessibili. L’emendamento presentato dal Governo alla Legge di Bilancio consente di usufruire di procedure speciali al di fuori della pianificazione ordinaria, per realizzare case, uffici, centri commerciali, stadi anche in “aree non contigue” superando anche ogni tipo di vincolo urbanistico, idrogeologico o paesaggistico”. È quanto denunciano Legambiente e il Consiglio nazionale architetti, che hanno organizzato oggi a Roma una conferenza stampa dal titolo “Legge sugli stadi o deregulation urbanistica?”, per denunciare e opporsi all’emendamento del Governo in materia di stadi, per chiedere di ritirare l’emendamento e di aprire un confronto pubblico e serio sul tema.
Tra gli aspetti più inquietanti sottolineati nel corso della conferenza stampa vi è il fatto che il provvedimento non riguarda più gli stadi delle squadre di Serie A, ossia la ragione per cui era stato pensato il provvedimento nella scorsa legislatura per rendere moderni gli stadi di 8-10 città candidate agli Europei di Calcio. Se nella prima versione della Legge si prevedeva che a usufruire di queste procedure potessero essere infatti gli impianti di almeno 10.000 posti a sedere allo scoperto e 7.500 posti a sedere al coperto, ora nel testo presentato dal Governo siamo passati a 500 posti al coperto o 2000 allo scoperto, il che vuol dire rendere possibile in almeno mille Comuni italiani operazioni immobiliari pienamente giustificate dal provvedimento. E non vi sarebbero neanche più limiti di tempo per presentare i progetti, perché la Legge non è più legata a una manifestazione sportiva.
Alla conferenza che si è tenuta presso la sala Nassiriya del Senato hanno partecipato: Edoardo Zanchini, vicepresidente Legambiente, Matteo Capuani, Consiglio nazionale architetti, e deputati e senatori come Raffaele Ranucci (Pd),Loredana De Petris (Sinistra Ecologia e Libertà), Dario Nardella (Pd), Roberto Della Seta (Green Italia), Roberto Morassut (Pd).
Per l’associazione ambientalista e gli architetti quello di cui l’Italia ha veramente bisogno sono strutture sportive più moderne e sicure, che devono essere realizzate in luoghi idonei, sicuri e accessibile con i mezzi pubblici. Per questo si augurano che venga ritirato al più presto questo emendamento e che si apra in modo trasparente una discussione sugli impianti sportivi che coinvolga anche il Coni.
“Le drammatiche conseguenze dell’alluvione in Sardegna di questi giorni – ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – hanno confermato la fragilità del territorio italiano. Come è possibile approvare un provvedimento che consente di superare anche i vincoli idrogeologici? È incomprensibile e inaccettabile. Oltretutto il Governo Letta ha approvato un Disegno di Legge in materia di stop al consumo di suolo che sarebbe contraddetto clamorosamente in caso di approvazione dell’emendamento. In Italia abbiamo bisogno di interventi di riqualificazione urbana e di messa in sicurezza del territorio, di strutture sportive sicure e moderne, realizzate nei luoghi giusti e sicuri, accessibile con i mezzi pubblici. Non abbiamo bisogno di altre speculazioni edilizie.”
L’associazione ambientalista ha, inoltre, messo in evidenza come le lobby del cemento siano riuscite a ottenere ascolto da parte del Governo anche nel collegato alla Legge di Bilancio. Dove all’articolo 14 è stata introdotta la possibilità di dare in garanzia per le ipoteche non più solo le proprietà immobiliari ma anche i diritti edificatori. Una scelta che aprirebbe le porte a una gigantesca “bolla” finanziaria, e come se i fallimenti a catena negli stati Uniti come in Spagna non avessero dimostrato quanto sia importante tenere fuori dall’edilizia questo tipo di interventi.