Viva la lentezza! In città limite di velocità quasi dimezzato?
Articolo su Huffington Post di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante –
C’è la possibilità, concreta e rivoluzionaria, che il nuovo Codice della Strada abbassi a 30 km all’ora il limite di velocità nelle aree urbane. Sarebbe una svolta epocale, da tanti punti di vista. Da quello politico, intanto: per una volta gli abitanti del Palazzo privilegerebbero l’interesse generale sulla ricerca di facile consenso; se il limite di velocità per le auto in città scende da 50 a 30, infatti, è probabile che molti automobilisti non la prendano benissimo, ma è sicuro che ne guadagnerebbe molto la mobilità urbana e la sicurezza dei cittadini.
Questo felice caso di una politica più lungimirante che tattica è reso possibile da una stranissima “larga intesa” che vede insieme le associazioni – Salvaciclisti, Rete mobilità nuova, Legambiente – da tempo impegnate per la moderazione della velocità in ambito urbano, e poi il sottosegretario ai trasporti Erasmo D’Angelis, un po’ di parlamentari di diversi schieramenti, l’Anci, le compagnie di assicurazione, le associazioni dei pedoni e dei ciclisti, i tassisti e perfino il Touring Club, Libera e la Coldiretti.
Ma il cambiamento più importante è quello che riguarderà la sicurezza di chi si muove in città. A 30 km orari, infatti, il numero di morti in incidenti stradali si dimezza(nessun altra misura è in grado di ottenere, da sola, un risultato di questa portata) e, peraltro, sollevare il piede dall’acceleratore comporta solo vantaggi: diminuiscono i consumi di carburante, lo smog, il rumore, lo stress alla guida, diventa più agevole e meno insicuro andare in bici.
Al contrario di ciò che viene da pensare, limiti più bassi non fanno nemmeno aumentare i tempi di percorrenza, visto che una guida aggressiva, che copre al massimo della velocità possibile i tratti liberi tra un semaforo e l’altro o tra un incolonnamento e l’altro, fa guadagnare al massimo – lo dicono i dati di numerosi test – 10 secondi al chilometro. Tanto sgommare per nulla.
Se il nuovo Codice della Strada conterrà davvero questa “rivoluzione”, il merito principale sarà stato di Salvaciclisti e di Rete mobilità nuova, che in poco più di un anno e mezzo, da quando convinsero chi scrive a presentare in Senato nella legislatura scorsa il primo progetto di legge che proponeva il limite di 30 km orari in città, hanno saputo imporre un tema “scomodo” all’attenzione dei cittadini, dei media e dei decisori politici. Naturalmente questo solo cambiamento non risolve tutti i mali della mobilità urbana: bisogna ridurre le auto in circolazione, rendere più efficiente il trasporto pubblico e quello pendolare, aumentare la manutenzione delle strade. Però i 30 km all’ora sono un passo anche simbolicamente decisivo, il segno che per la prima volta si inverte la rotta.
Ora semmai occorre vigilanza da parte di tutti: niente soluzioni pasticciate, niente mediazioni al ribasso. Il Codice esistente prevede già per i Comuni la possibilità di abbassare il limite a 30 km orari. I 50 sono la regola, i 30 l’eccezione. Quello che serve è rovesciare il criterio: d’ora in avanti si va a 30 all’ora, salvo eccezioni circoscritte, ponderate e giustificate. Una retromarcia adesso significherebbe perpetuare l’attuale situazione di insicurezza e ritornare al solito modo di fare politica: per non rischiare di infastidire alcuni si lascia che tutto continui a funzionare come sempre. Male.