Un’altra Europa è possibile: a noi contribuire a costruirla nella realtà.
di Rossella Muroni
Quel protagonismo che non riesce a esprimere nella politica estera di fronte alle crisi libica e siriana, l’Europa può e deve trovarlo nella sfida del clima e per la conversione ecologica dell’economia. Uscire dall’epoca dei fossili, a partire dal petrolio, infatti vuol dire difendere il clima ma anche costruire un mondo non più schiavo delle guerre del petrolio: insomma una possibilità per un futuro di pace. La sfida a favore del clima è il fronte più avanzato nella costruzione di una ‘nuova Europa’ delineato dalla presidente della Commissione Europa Von der Leyen, quello che può ridarci speranza e slancio rispetto al nostro futuro comune.
Un fronte strategico fatto da 1000 miliardi di euro di investimenti, sia pubblici che privati, mobilitati da qui al 2030 per una Ue sostenibile. Perché se è vero che la conversione ecologica, transizione energetica in primis, hanno un costo, va riconosciuto che ne pagheremmo uno ben maggiore in termini economici e sociali se non affrontassimo la situazione. Basti pensare all’ultima tragedia del clima in ordine di tempo, gli incendi che stanno devastando l’Australia e facendo strage di uomini e di animali. O a quanto ci costano in termini economici gli eventi climatici estremi figli della crisi climatica in atto, il colosso assicurativo Munich Re ha stimato per il 2018 danni per 160 miliardi di dollari. Oppure ancora alle 80 mila morti premature causate ogni anno in Italia da polveri sottili, biossido di azoto e ozono stimate dall’Agenzia europea per l’ambiente e ai profughi ambientali che per la Banca Mondiale raggiungeranno quota 143 al 2050. E fermarsi a guardare solo i costi della conversione ecologica, senza individuarne i vantaggi in termini di ricerca, innovazione, efficienza, economia sostenibile e nuova occupazione di qualità sarebbe un errore storico davvero tragico. Investire in un modello di sviluppo a bassa intensità di carbonio, in una economia equa e sostenibile aiuterebbe anche a ridurre i fattori di tensione geopolitica e, in ultima analisi, a rendere il mondo un luogo più accogliente e sicuro. Ecco perché è strategico investire in una transizione giusta ed è giusta la direzione tracciata dall’Europa.
La parte principale di questi 1000 miliardi arriverà dal prossimo bilancio pluriennale comunitario, la Commissione propone infatti di dedicare almeno il 25% del bilancio comune agli investimenti verdi. Tradotto in pratica significa che dall’Ue arriveranno circa 485 miliardi, più altri 115 miliardi dai co-finanziamenti nazionali dei programmi comunitari. Altre risorse saranno mobilitate grazie alle garanzie del programma comunitario “Invest EU” e ai prestiti della Banca europea degli investimenti (Bei). E poi ci sarà un Fondo per la Transizione Giusta da cui arriveranno 143 miliardi, 100 dei quali entro il 2027. Così la Commissione europea intende accompagnare e attutire i costi economici e sociali della transizione energetica nelle aree più dipendenti da fonti fossili, carbone in primis, e industrie inquinanti dando sostanziale attuazione a un irrinunciabile principio di giustizia sociale. Saranno i governi a fare delle proposte sulle aree più bisognose di questi finanziamenti, accompagnando le richieste con piani dettagliati sulla transizione e gli specifici interventi grazie ai quali si intende raggiungere l’obiettivo neutralità climatica. Tutto dovrà evidentemente essere coerente anche con i Piani nazionali per l’energia e il clima al 2030. In arrivo ci sarebbe anche un allentamento delle regole per gli aiuti di Stato nei settori eco-sostenibili. Non parliamo ancora dell’auspicato scorporo degli investimenti green dal calcolo del deficit, ma abbastanza per progettare investimenti pubblici importanti, ad esempio, sull’ex Ilva. Sono fronti strategici per un Paese come l’Italia e molto dipenderà dalla nostra capacità di intercettare quelle risorse con progetti e competenze adeguate rappresentate da un livello politico autorevole che sappia sedersi ai tavoli rivendicando le nostre capacità e difendendo i nostri interessi.
Un’altra Europa è possibile: a noi contribuire a costruirla nella realtà.