Tsipras non basta per un’Europa verde e unita

logo-greenreport2Articolo di Monica Frassoni su Greenreport del 28/1/2014 – 

E’ con una sincera sorpresa che ho letto l’articolo di Umberto Mazzantini su greenreport.it su SEL, i Verdi e l’incendio di Tsipras. Non perché io non creda che il dibattito al Congresso di SEL non si stato interessante o perché non consideri di rilievo la discussione intorno a Tsipras, un leader che sta usando con molta abilità il palcoscenico europeo per il suo progetto greco (non si candiderà alle elezioni europee, deve governare la Grecia!) e l’improvviso innamoramento della sinistra nostrana per lui. Anzi, penso che il dibattito nascente fra i diversi candidati alla Commissione europea sia esattamente quello che tutti noi, partiti europei, volevamo vedere, organizzando la nomina di nostri candidati alla Commissione europea.

Ma non capisco per quale misteriosa ragione proprio greenreport.it non prenda in alcuna considerazione, discutendo del comunicato di Angelo Bonelli, un’opzione che non subordina gli ecologisti (e non solo) al leader di un gruppo, il GUE, che ha oggi 24 deputati meno dei Verdi e, soprattutto è lungi dall’essere “ambientalista” ( vogliamo discutere dei voti sul nucleare e il carbone? ) e pro-europeo, nel senso che la sua maggioranza non è per nulla sulla stessa linea della mozione di SEL verso un’Europa Federale. Un’opzione che eviterebbe anche e soprattutto che la lista “per un’altra Europa” sia solo un’ennesima lista “Per un’altra sinistra”.

Quello che voglio dire è che nelle elezioni europee del 2014 la priorità sarà quella di impedire la Grosse Koalition in Europa. Pur se il PE non è un Parlamento nazionale e non ha sempre maggioranze stabili, sui temi economici e sociali, sull’ambiente e l’energia, sui diritti, sull’immigrazione, l’unica chance di un cambio vero è che i tre gruppi progressisti e perfino una parte dei liberali possano strappare la maggioranza ai conservatori e anti europei. La Commissione europea sarà molto diversa a seconda di chi governerà il PE.

 

In Italia, la quota di sbarramento assurdamente imposta nel 2009, (ma anche e soprattutto l’importanza di coinvolgere e mobilitare davvero, e forse per la prima volta, quel vasto insieme di “europeisti insubordinati”, movimenti sociali ma anche politici, di cui parla Barbara Spinelli), impone di andare veramente al di là delle barriere ideologiche della sinistra nostrana: e di tentare di fare una lista “Per un’altra Europa” intorno a tre temi, che tornano continuamente nei discorsi di tutti: no all’austerità, Green New deal e Europa Federale. E questo può e deve coinvolgere anche coloro che sosterranno il candidato/a verde o perfino Schulz e che poi andranno nei gruppi progressisti di appartenenza. E potrà anche essere appetibile per coloro che sono europeisti e non sopportano la troika, ma non sono attratti dalla cultura e dal linguaggio della sinistra antagonista. Dobbiamo essere tutti mobilitati ad impedire le larghe intese, che, quelle sì, ci porterebbero a continuare nella strada della delegittimazione e distruzione del progetto europeo. Ma per questa mobilitazione Tsipras non basta e non solo perché lui non andrà al Parlamento europeo.

Mi dispiace che, per un’infatuazione dovuta sicuramente alla forza della tradizione della sinistra italiana, si pensi che sia più convincente proporre una lista per l’Europa “larga” ma con un solo leader, che vale soprattutto per quello che è e non sempre per quello che dice. Perché, in Italia, bisogna indebolire la forza di un’idea come la lista “per un’altra Europa” dando come unica prospettiva europea quella di sedere fra gli ultimi partiti stalinisti d’Europa e/o di appoggiare solo il loro candidato?

Mazzantini dice senza tanti giri di parole nel suo articolo che poiché la sinistra è “ambientalista” e per di più ha anche un bel candidato, bisogna adeguarsi. Io non sono d’accordo, e non per una questione d’identità ma per una questione politica. La proposta europea di Tsipras e del GUE è incompleta. In particolare perché parla solo a una parte d’Europa e rappresenta una specie di riscossa del Sud contro i cattivoni del Nord. Io penso che la nostra ambizione debba essere sicuramente quella di superare la folle politica dell’austerità. Ma proclamarlo e testimoniarlo con il proprio “corpo” e nazionalità non basta. Bisogna parlare anche ai tedeschi preoccupati di “pagare” troppo; avere un’idea chiara di come riorientare il processo di integrazione europea; non avere esitazioni sulla necessità di puntare su rinnovabili e efficienza energetica anche se questo vuole dire chiudere miniere di carbone. Io non dico che i Verdi europei abbiano la verità in tasca, ma un’idea più europea e più “verde” di Tsipras e del GUE sicuramente sì. Un’idea che non sarebbe il caso di escludere a priori dalla discussione, mi sembra!

Mazzantini non cita mai i Verdi europei che, unici fra tutti partiti, hanno scelto la strada delle primarie aperte per eleggere chi li rappresenterà nella competizione intorno alla Commissione europea. Sapremo mercoledì i risultati di questa competizione che ci ha portato in giro per l’Europa a parlare non di una proposta di rivincita del Sud contro il Nord, ma di un progetto valido per tutte le latitudini. Vedremo se sarà possibile in Italia avviare un lavoro utile per le elezioni europee, anche con i promotori della lista Per un’altra Europa.

E, per quanto riguarda l’Italia, non si faccia illusioni Mazzantini: c’è ancora molta strada ahinoi, prima che partiti come il PD o SEL siano davvero “ecologicamente” contaminati. Perché in Italia ci sia una qualche speranza di un governo con un cuore anche parzialmente “verde”, c’è ancora bisogno di un soggetto ambientalista forte e autonomo. Quello che, anche con i Verdi o una parte di loro, stiamo cercando di costruire con Green Italia.

Monica Frassoni, Co-Presidente Partito verde europeo

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