Sconto sulla bolletta elettrica? Il governo non faccia pasticci

Articolo su La Stampa – TuttoGreen – di Francesco Ferrante –

Venerdì 20 giugno è previsto che il Governo emani un provvedimento con cui si realizzerà una delle promesse contenute nelle slides della conferenza stampa “del pesciolino rosso” con cui Renzi inaugurò 12 marzo una nuova era comunicativa a Palazzo Chigi: la riduzione del 10% della bolletta elettrica per le piccole e medie imprese. Bene. Anzi no, male. O forse solo una cosa inutile?

Perché dovrebbe essere un bene è in realtà è difficile da dire. Forse c’è solo un motivo: una volta fatto questo benedetto e “storico” provvedimento, non ne parliamo più e ci si potrà dedicare auspicabilmente a cose più serie, quali una politica energetica più simile alla Energiewende tedesca che alle ricette fossili del secolo scorso . Forse non sarà nemmeno troppo un “male” perché le prime, sciagurate, ipotesi fatte dal Ministero dello Sviluppo Economico che prevedevano di trovare due terzi delle risorse necessarie con interventi retroattivi sugli incentivi alle rinnovabili, complice anche una guida più saggia e lungimirante che nel frattempo è subentrata a capo dell’azienda elettrica più importante del Paese, sembrerebbe siano stati definitivamente messi da parte. Sicuramente una misura inutile che non servirà a rilanciare sviluppo e lavoro. Non a caso l’organizzazione forse più rappresentativa di quelle piccole e medie imprese che si suppone dovrebbero avvantaggiarsi dallo “sconto” in bolletta – la CNA – si è detta contraria a interventi retroattivi, perché ovviamente ha fatto premio la preoccupazione per un colpo mortale per tutti gli associati che sulle rinnovabili avevano investito , che non un elemosina ininfluente e diffusa a pioggia per tutti gli altri.

Si sa, uno sconto del 10% sulla bolletta elettrica in media per quelle imprese equivale a un intervento che pesa per l’1 x 1000 del totale dei ricavi! Quale impresa ne troverà sollievo? Quanti posti di lavoro ricaveremo? In entrambi i casi la risposta più probabile è prossima allo 0. Ci sono 3,8% delle nostre imprese per le quali la bolletta elettrica pesa per più del 3% dei ricavi? Vero. E quelle imprese soffrono di una concorrenza internazionale per cui quel costo è minore? Esistono già le regole a livello europeo per intervenire e in ogni caso si pensi a un intervento mirato e davvero utile.

Il problema è che, almeno sino adesso, il Governo Renzi sull’energia non ha affatto “cambiato verso”. Al Mise, in continuità con Romani, Passera e Zanonato, anche a Guidi piacciono le trivelle “fossili” e assai meno politiche serie su rinnovabili ed efficienza. Si vagheggiano interventi retroattivi su incentivi alle rinnovabili, condendole con i soliti luoghi comuni. Tre i principali: abbiamo favorito gli speculatori, gli incentivi sono finiti a finanziare pannelli cinesi, gli incentivi sono esagerati. Tutti e tre falsi o fuorvianti. É vero che incentivi , per un periodo assai generosi, hanno attirato speculatori. Però il danno è fatto e non rimediabile: quegli speculatori hanno già realizzato il loro profitto e ne sono usciti. Colpire retroattivamente gli incentivi, causerebbe un caos di ricorsi giudiziari come in Spagna, e metterebbe in fuga, non già la Banda Bassotti degli speculatori finanziari, ma piuttosto quegli stessi fondi di investimento internazionali che vengono evocati ogni giorno e che si cerca di attrarre in Italia, magari da parte dello stesso Governo. Addio. E poi, quanti volte andrà ancora spiegato che in un impianto fotovoltaico il know how tecnologico e il maggior valore aggiunto é contenuto negli inverter (italianissimi) e non nel pannello (che é davvero molto spesso cinese). Infine, è vero, che per un ben determinato periodo gli incentivi sul fotovoltaico furono eccessivamente alti mentre i costi, grazie all’innovazione e tecnologia e appunto all’ingresso nel mercato dei cinesi, si riducevano rapidamente e che tale stortura, facilmente evitabile se avessimo copiato, come noi avevamo proposto all’epoca, il meccanismo automatico di adeguamento messo a punto dai tedeschi. Ma perché trascurare l’effetto “keynesiano” ottenuto senza pesare sul bilancio dello Stato, per cui quegli incentivi avevano permesso l ’unico intervento anti ciclico degli ultimi anni con l’effetto di ben 250mila nuovi occupati nel settore? Si sarebbero potuti mantenere se lo stop non fosse stato così brusco e improvvisato . E perché non sfruttare piuttosto il beneficio che l’esplosione delle rinnovabili (ormai circa il 50% della produzione elettrica italiana) possono portare all’intero mercato. E che già hanno comportato, ad esempio annullando il picco di prezzo cui eravamo abituati a metà giornata e che non c’è più proprio grazie al sole.

Per questo, auspichiamo che il 20 giugno questo sconto in bolletta lo faccia finalmente il Governo. Evitando dannose retroattività obbligatorie e magari intervenendo sulle tante altre storture presenti in bolletta, a partire dagli insopportabili sostegni diretti e indiretti ai fossili. E che dal giorno dopo ci si possa concentrare sul futuro. Come agevolare l’autoconsumo e la generazione distribuita su cui punta anche il nuovo ad dell’Enel (novità quanto mai significativa visto il ruolo quanto mai nefasto giocato dal precedente, indimenticato protagonista del “rilancio nucleare” e dell’esplosione del debito)? Quali le modalità più intelligenti per sostenere smart grids, accumuli, adeguamento della rete? Insomma come metterci al passo della Germania verso un’economia low carbon che punti alla completa decarbonizzazione entro il 2050. Unica strategia vincente anche per rendersi indipendenti da Putin e compagnia bella.

C’è un passaggio fondamentale che, vista la “distrazione” del Ministero dell’Ambiente e l’approccio “fossile” del Ministero dello Sviluppo Economico, interpellerà direttamente le scelte politiche del Presidente del Consiglio: quale sarà la posizione del Governo italiano nella definizione dei nuovi obiettivi al 2030 da fissare in sede Europea. Staremo al fianco della. Germania e dei paesi più avanzati nella richiesta di tre obiettivi (riduzione emissioni, aumento rinnovabili e incremento dell’efficienza) vincolanti come richiesto anche dal Parlamento Ue, o piuttosto insieme alla recalcitrante Inghilterra, la solita retriva Polonia ci metteremo sulla difensiva e accetteremo un compromesso su un unico debole obiettivo sulla riduzione della CO2? L’appuntamento finale é previsto per il Consiglio di ottobre sotto la presidenza italiana. Grande quindi é la responsabilità di Renzi. Un test quanto mai concreto della dichiarata volontà di “cambiare verso” anche in Europa. Chiacchiere o fatti? I bluff non sono ammessi.