Rinnovabili, quel pasticciaccio brutto dello spalma incentivi

Articolo di Francesco Ferrante per Greenreport.it – 

Ancora qui a commentare un attacco alle rinnovabili. Frustrante. Mentre il mondo marcia verso un futuro low carbon. Persino Usa e Cina, sino adesso i potenti più riluttanti, iniziano finalmente a muoversi: i primi con la scelta di Obama di bypassare l’ostile Congresso a  maggioranza repubblicana utilizzando l’Enviromental Protection Agency, per imporre riduzione importanti delle emissioni delle centrali termoelettriche alimentate a carbone; i secondi aumentando gli investimenti nelle rinnovabili e per migliorare l’intensità energetica.

E noi invece lasciamo che il viceministro con delega alle politiche energetiche, De Vincenti, vada alla Camera dei Deputati a dire che il Governo si schiera con la parte più arretrata dell’Europa e vorrebbe un solo target al 2030, rinunciando ad obiettivi vincolanti su rinnovabili ed efficienza come invece vorrebbero lo stesso Parlamento europeo e tutti coloro che, guidati dalla Germania, hanno capito che solo con politiche avanzate su tutti i fronti (riduzione delle emissioni, aumento delle rinnovabili e incremento dell’efficienza) si rafforza la posizione negoziale dell’Europa nelle trattative internazionali e si da fiato alla parte più innovativa del sistema economico e industriale del Vecchio Continente, l’unica in grado di competere nel mercato globale.

Il Governo Renzi sembra ignorarlo. E così per rispettare una promessa del premier appena insediato a Palazzo Chigi “ridurremo del 10% i costo delle bollette elettriche per le piccole e medie imprese”, si imbarca in una vicenda che diventa, come prevedibile, un pasticcio confuso che non avrà alcun effetto benefico e si trasformerà in ennesimo autogoal per il Paese.

Chi scrive ha più volte ricordato come è lo stesso obiettivo di una riduzione a pioggia dei costi energetici che è insensato e che non  serve a nulla. Per la maggioranza delle imprese italiane il costo dell’elettricità pesa per meno dello 0,5% dei ricavi! C’erano già a disposizione tutti gli strumenti per ridurre il carico per quelle poche imprese che lo soffrono davvero senza andare a incidere (ancora una volta!) sull’unica cosa positiva avvenuta negli ultimi anni: l’incremento delle rinnovabili. Ormai quasi il 50% dell’elettricità prodotta nel nostro Paese è “pulita”, senza emissioni, rinnovabile. Invece di rivendicare il successo ci industriamo a penalizzarla.

Si dice che grazie a incentivi troppo generosi si siano favoriti gli speculatori. In parte è vero, ma quegli speculatori sono  già scappati con il bottino. L’intervento retroattivo che sta emanando il Governo (a parte il ridicolo di averlo annunciato come approvato dal Consiglio dei Ministri di venerdì scorso e averlo scritto e riscritto da allora decine di volte nella confusione e improvvisazione più totale) avrà unico effetto di esporsi a ricorsi (come già successo in Spagna) sulla base anche dell’evidente incostituzionalità della norma come autorevolmente sostenuto dal Presidente emerito Onida. Nessun beneficio reale per piccole e medie imprese e grave danno a quelle delle rinnovabili. Che senso ha? Nessuno se non quello di qualche titolo di giornale entusiasta per la “promessa mantenuta”. Le cifre ballerine per cui si va da un intervento sulle rinnovabili prima stimato in 700 milioni, che poi sembrerebbe ridursi a 300, ma con nessuna certezza fanno parte della superficialità irresponsabile con cui si sta procedendo.

Resta da capire se il Parlamento, quando finalmente avrà il testo a disposizione, riuscirà a modificare questo pasticcio intervenendo invece che sul passato, assai più proficuamente sul futuro. Accumuli come si fa in Germania , autoconsumo e scambio sul posto, reti intelligenti: queste le strade da battere. Ciò che è frustrante è che sono strade assi semplici da imboccare, basterebbe averne la volontà politica.

Francesco Ferrante

Green Italia per greenreport.it