Ogni giorno sulle nostre strade si combatte una guerra, con morti e feriti.E’ tempo di agire.


di Anna Donati

Nelle ultime settimane molte notizie ci hanno riportato le tragedie che avvengono ogni giorno sulle nostre strade pericolose ed insicure. Morti e feriti sono il tremendo “tributo” che paghiamo per un sistema di trasporti insostenibile, per la mancanza di controlli efficaci e per comportamenti individuali da “omicidio stradale”.

E come se non bastasse continuano imperterrite pubblicità di automobili che inneggiano alla velocità, che scorazzano nelle aree pedonali, mentre dalla politica non arrivano risposte concrete, rapide e necessarie per arrivare a “morti zero” sulle strade.

Va detto che grazie ad anni di impegno degli ambientalisti e delle associazioni vittime della strada, negli ultimi 15 anni le morti sono quasi dimezzate, ma i numeri restano comunque terribili. Nel 2018 ci sono stati 172.553 gli incidenti stradali in Italia con 3.334 vittime e 242.919 feriti, come ci dicono i dati ISTAT.

Tra le vittime risultano in aumento rispetto al 2017, i pedoni (612, +2%), i ciclomotori (108, +17,4%) e gli occupanti di autocarri (189, +16%). Sono in diminuzione, invece, i motociclisti (687, -6,5%), i ciclisti (219, -13,8%) e gli automobilisti (1.423).

Nel confronto tra il 2018 e il 2010 i decessi si riducono del 21% in Europa e del 19% in Italia, a conferma che facciamo troppo poco per la sicurezza stradale.

Tra le cause più frequenti si confermano la distrazione alla guida, il mancato rispetto della precedenza e la velocità troppo elevata (nel complesso il 40,7% dei casi) e due/terzi degli incidenti avviene in città sulle strade urbane, dove è presente la maggior parte del traffico e degli spostamenti.

Azioni necessarie ed urgenti di intervento

Per arrivare a zero morti sulle nostre strade servono molte azioni ed interventi, puntando con decisione sulla mobilità sostenibile e riducendo il peso dell’auto nei nostri spostamenti, aumentando l’uso del treno, del trasporto pubblico, della bicicletta e dei pedoni, con percorsi sicuri.

Dobbiamo imparare dalle esperienze europee più efficaci ed interessanti come è il caso della città di Oslo, la capitale della Norvegia. Con il piano Vision Zero per la sicurezza stradale nel 2019 non ha registrato nemmeno un morto tra i pedoni e i ciclisti sulle sue strade e un’unica persona ha perso la vita in un incidente in auto. Sono passati in trenta anni da 41 morti ad uno: un risultatovoluto e cercato con politiche ed azioni mirate, che non è arrivato per caso. 

E’ utile quindi ribadire che si può fare, che ai cittadini/e vanno date realmente queste alternative dato che in Italia siamo ancora indietro, con Governo, Parlamento, Regioni e Città, che devono dedicare risorse, progetti ed interventi concreti a questo obiettivo.

Ancora n modo più specifico per la sicurezza stradale bisogna puntare a:

  • una larga diffusione di strumenti tecnologici per il controllo delle violazioni alle norme stradali come: autovelox, sistemi Tutor, T – Red, telecamere per sanzione illeciti da remoto e avvio sperimentazione ISA – Intelligent Speed Adaptation, a partire dal parco auto delle varie amministrazioni centrali e locali.
  • Interventi di moderazione del traffico per il ridisegno delle aree urbane con la diffusione delle aree pedonalizzate all’interno di città a disciplina generale 30 km/h, realizzazione e cura di spazi e passaggi pedonali, con particolare attenzione alla mobilità dei disabili e delle utenze scolastiche, in città e in ambito extraurbano;
  • Adeguate campagne di comunicazione, formazione ed educazione stradale, dai giovani studenti/studentesse fino ai conducenti, i lavoratori e alle collettività in genere, per aumentare la consapevolezza del rischio e di come i nostri comportamenti personali ed il rispetto delle regole siano un elemento importante di riduzione del rischio. La strada è uno spazio comune che va condiviso.
  • Aumento dei controlli sulle strade delle forze dell’ordine, vigili urbani, ausiliari del traffico, con nuove tecnologie e maggiore presenza nei punti ed orari critici del traffico, per indurre comportamenti corretti e prevenire i rischi.

Infine serve modificare il Codice della Strada, per renderlo meno “autocentrico” come quello attuale e puntando alla condivisione dello spazio stradale tra tutti gli utenti, in particolare tutelando quelli più vulnerabili.

Attualmente è in discussione un testo alla Camera dei Deputati in Aula, dopo il lavoro della Commissione Trasporti, che contiene alcune cose buone ma anche tanti buchi. Che pero da diversi mesi si è fermato, pare a causa di un parere negativo del MEF.

Un fronte largo di associazioni tra cui FIAB, Salvaciclisti, Legambiente, Kyoto Club, campagna StradeScolastiche, insieme a tante altre associazioni impegnate sulla sicurezza e la mobilità sostenibile, chiedono al Parlamento ed alla politica anche una manifestazione il 23 febbraio, di agire rapidamente ed in modo efficace per morti zero sulle nostre strade.