Misure anti-smog, una cabina di regia senza poteri e risorse
Mancano i fondi per il trasporto collettivo. Positivo il sostegno alla mobilità ciclistica. Ma i 30 km/orari devono essere permanenti nelle città.
Le principali città Italiane sono state assediate negli ultimi mesi dell’anno dall’inquinamento e dalle polveri sottili, sia per l’accumulo dei giorni di superamento dei limiti antismog e sia per le condizioni meteo senza pioggia per oltre due mesi.
Adesso arrivata la pioggia e ripartito ad inizio anno il calcolo dei superamenti, il problema sembra nuovamente scomparso dalla scena pubblica. Ma sappiamo che il problema è ancora ben presente e che servono soluzioni concrete per spostarsi nelle città e nelle aree metropolitane. Da un lato sono stati davvero timidi o inesistenti i provvedimenti assunti dalle città e dalle regioni per fermare il traffico delle auto e del trasporto merci a tutela della salute. Perchè serve intervenire a scala vasta e metropolitana – non solo nel cuore delle città – per avere risultati apprezzabili ed incisivi, ma tutte le regioni della Pianura Padana non hanno battono un colpo, nonostante siano responsabili dei Piani per la qualità dell’aria.
Dall’altro, la riunione indetta a fine anno dal Ministro per l’Ambiente Galletti – ed il Protocollo che ne è scaturito, sottoscritto con la Conferenza delle Regioni ed ANCI – è davvero debole e per il trasporto pubblico proprio insignificante. Ne è scaturita una cabina di regia che però non ha risolto la questione fondamentale: ma non dovrebbero essere il Ministro per i trasporti e le Infrastrutture ad occuparsi di mobilità urbana in stretta correlazione con regioni ed Amministrazioni locali? Ed anche il Ministro dell’economia e finanze e quello per lo Sviluppo Economico non dovrebbero essere coinvolti per la questione risorse e per le innovazioni tecnologiche necessarie ad offrire nuovi servizi pubblici e privati di trasporto e puntare con decisione sul veicolo elettrico? Una cabina di regia con il solo Ministro per l’Ambiente servirà a ben poco purtroppo.
Tre le soluzioni individuate c’è una lunga lista di obiettivi da perseguire, ma senza definire le risorse, chi attua quelle politiche, come si sostengono le innovazioni medianti incentivi come per esempio un Piano strategico decennale per la promozione del veicolo elettrico, già adottato in altri paesi europei. Si parla di estensione delle reti di ricarica ma non si va oltre l’enunciato.
Tra le misure d’emergenza – dopo il superamento dei limiti per le polveri sottili per 7 giorni consecutivi – vi è anche l’abbassamento dei limiti di velocità in citta da riportare (d’intesa con il Ministro dei Trasporti) a 30 km orari. Vale la pena ricordare che diverse città europee tra cui Berlino, Parigi, Grenoble, hanno intere parti di città che si muovono a 30 km orari ogni giorno, per migliorare la sicurezza, l’accessibilità, la mobilità ciclistica e gli spostamenti a piedi. Ed anche in Italia la Rete Mobilità Nuova, Fiab, Legambiente, Salvaiciclisti, hanno avanzato da tempo con campagne sociali e proposte normative di istituire i 30 km orari nelle nostre città accompagnati da interventi di moderazione del traffico. E’ quindi decisamente troppo poco pensare ai 30 km orari solo quando lo smog è alle stelle……
Cosi come i 12 milioni destinati ad aumentare i servizi di trasporto collettivo nei giorni d’emergenza, sono davvero una goccia dell’oceano dei bisogni delle città. Mancano i treni per i pendolari e mancano nuovi autobus a basso impatto ambientale (metano, idrogeno, elettrici): questo investimento darebbe slancio al trasporto pendolari e quindi utile a prevenire l’inquinamento se abbassa la quota degli spostamenti in automobile.
Nella legge di stabilità 2016 le risorse per il trasporto collettivo non sono aumentate e questo renderà difficile nei mesi a venire migliorare i servizi per i cittadini/e. Siamo fermi a 4.9 miliardi di risorse annue per tutto il trasporto locale mentre nel 2009 le risorse erano pari a 6.2 miliardi di euro. Gli utenti che attendono ogni giorno alle fermate treni, autobus e tram conoscono perfettamente gli effetti di questi tagli.
La vera novità della Legge di Stabilità 2016 approvata dal Parlamento, sono le risorse messe a disposizione per ciclovie turistiche, velo-stazioni, Zone 30 e mobilità ciclistica in città, con un ammontare complessivo di 91 milioni nel triennio 2016-2018. Sarà il Ministro dei Trasporti ed infrastrutture ripartire queste risorse con un proprio decreto e per la parte di ciclovie turistiche, dovrà farlo d’intesa con il Ministro per i Beni culturali. L’obiettivo deve essere di spendere bene ed impegnare subito queste risorse in progetti utili, ben connessi con le altre modalità di trasporto collettivo e con le ferrovie turistiche, che siano un autentico sostegno alle città, ai territori ed alle aree interne.
Altra novità positiva sono le misure contenute nel Collegato Ambientale, approvato il 22 dicembre 2015 dal Parlamento, che include finanziamenti per progetti di bike-to-work e bike-to-school, per complessivi 35 milioni di euro, che saranno però gestiti in questo caso dal Ministero per l’Ambiente. Provvedimento che contiene anche 5 milioni di euro da assegnare alla regione Emilia Romagna per l’accordo sottoscritto con RFI, per la trasformazione dell’exferrovia a binario unico Verona-Bologna in ciclovia. Lo stesso provvedimento contiene le modifiche per l’infortunio in itinere, una battaglia storica della FIAB per il riconoscimento della copertura assicurativa INAIL di chi si reca al lavoro utilizzando la bicicletta.
Il merito di questa svolta è certamente delle associazioni che si battono da anni per questi risultati: tante energie e battaglie positive che hanno convinto finalmente Città, Governo e Parlamento a dedicare significative risorse per spostarsi in bicicletta. Non a caso nella Cabina di regia indetta dal Ministro per l’ambiente sono state elencate anche queste risorse e questi provvedimenti, che hanno una lunga storia ed una lunga gestazione.
Ma resta la crisi del trasporto collettivo, con il taglio delle risorse per i contratti di servizio non recuperati dalla Legge di Stabilità, scarse le risorse per nuovi autobus treni e tram, servirebbero 1000 treni per i pendolari e gli investimenti per recuperare il deficit delle città italiane rispetto al resto d’Europa per reti tramviarie e metropolitane.
Non si intravedono politiche coerenti con le politiche europee, che prevede il dimezzamento delle auto con il motore a scoppio per il 2030 e la loro scomparsa nel 2050. Che in concreto significa promuovere il veicolo elettrico, il car sharing ed il car pooling, cioè una forte innovazione di prodotto e di servizio per l’automobile pulita.
Manca in Italia un Piano Strategico per la mobilità urbana, che sia un piano industriale fatto di innovazione tecnologica, servizi in sharing, veicolo pulito ed elettrico, bicicletta, trasporto collettivo, logistica merci. Ancora più urgente dopo le decisioni sul clima decise al vertice COP 21 di Parigi, se vogliamo rispettare gli obiettivi di riduzione dei gas serra anche nei trasporti.
Perché se anche adesso piove, muoversi in città senza creare congestione ed inquinamento, resta un problema da affrontare e risolvere nel nostro paese.