Migranti? L’ottusità della politica

indro logoIntervista a Francesco Ferrante su L’Indro.it – 

L’immigrazione clandestina depenalizzata ad illecito amministrativo. Un piccolo timido passo della politica di fronte ad un fenomeno macroscopico come quello della migrazione che vede l’Italia al centro dei flussi migratori dall’Africa martoriata da guerre e fame. I viaggi della speranza, se va bene, finiscono a Lampedusa o su qualche altra spiaggia delle coste italiane. La novità normativa arriva all’indomani delle terribili scene che documentano le condizioni in cui si vive nel Cie di Lampedusa. Una fotografia di come l’Italia sia molto lontana dal garantire il pieno rispetto della dignità umana. Il tema migrazione resta un argomento caldo del dibattito politico. Se le forze di centrodestra lo coniugano spesso col tema della sicurezza, le forze di centrosinistra non dimostrano né la forza, né la volontà di passare dalle parole ai fatti, come nel caso del tanto discusso riconoscimento della cittadinanza italiana ius soli. Ed è spesso il terzo settore a incalzare la politica. Così la Fondazione IntegrA/Azione che pur riconoscendo come “un piccolo passo” la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina, chiede con forza la chiusura dei Cie e “di rivedere gli Accordi di Dublino, il trattato per l’individuazione della responsabilità fra gli Stati europei nell’assegnazione dello status di rifugiato perché, ora più che mai, costituisce uno dei principali problemi per la gestione dell’accoglienza dei richiedenti asilo”. Dove si va? Lo abbiamo chiesto a Francesco Ferrante, vicepresidente della Fondazione IntegrA/Azione.

 

Francesco Ferrante, la trasformazione del reato di immigrazione clandestina in illecito amministrativo appare una piccola cosa, quasi un atto dovuto dopo gli scandali del Cie di Lampedusa, di fronte alle problematiche che il fenomeno di migrazione apre non solo per l’Italia ma anche per l’Europa. La politica nel suo complesso sembra ferma sulla posizione della chiusura delle frontiere. E il parlamento a tre che si profila non promette bene. Che tipo di appelli da anni la vostra Fondazione lancia alla politica?

Abbiamo sempre detto che la Bossi-Fini è una vergogna e il suo superamento è un atto necessario nonché indispensabile, oltre a rappresentare un dovere etico. La depenalizzazione dell’immigrazione clandestina è un primo passo positivo ma non sufficiente, perché non dimentichiamo che quell’obbrobrio legislativo è figlio di un’altra legge, la Turco-Napolitano, che presentava già molti difetti e un principio ispiratore sbagliato. La politica, tutta, per troppo tempo ha utilizzato le sacrosante richieste di “sicurezza” che provengono spesso dalle parti più deboli ed esposte della società, generando scelte di “chiusura”. Noi da sempre agiamo al contrario seguendo la stella dell’integrazione, dell’accoglienza. Le sole strade, eticamente sostenibili, ma anche in grado di garantire sicurezza per tutti. Purtroppo, ha ragione lei, non abbiamo solo a che fare con il razzismo leghista, l’ottusità della destra e le distrazioni (per essere anche troppo buoni) a sinistra, dobbiamo combattere anche contro l’ottusità delle cosiddette “nuove” forze politiche come il M5S che sino a questo momento si sono rivelate sull’argomento assai vecchie.

L’assenza in Italia di una legge specifica sul diritto d’asilo resta un grave vulnus per il riconoscimento di diritti civili di tanti cittadini del mondo. Si arriverà mai all’approvazione di una simile legge?

Su questo voglio essere ottimista: è talmente lampante quanto sarebbe giusto, utile e conveniente dotarsi di tale strumento legislativo che non posso credere si debba attendere ancora tanto.

Lo Ius soli resta un argomento caldo ma la politica non decide. Quali sono le forze che osteggiano questo riconoscimento e perché anche il governo Letta che vede il ministro Kyenge fautrice di questo diritto non passa dalle parole ai fatti?

Sullo Ius soli le distinzioni politiche sono, o almeno appaiono, più nette. Ma noi qui chiediamo al Pd, al centrosinistra e a tutti coloro che dichiarano il loro sostegno allo Ius soli, di mettere da parte ogni prudenza o tatticismo, davvero insopportabile, e di portare in aula il provvedimento e trovare lì la maggioranza per approvarlo. Altrimenti rimangono chiacchiere.

Quale business si nasconde dietro i Cie. Chi sono coloro che beneficiano di questo sistema di “detenzione” dei migranti?

A questo non so rispondere. Ma mi fanno talmente orrore che a mio parere andrebbero chiusi anche se la loro gestione fosse più che corretta ovunque, e purtroppo non sembra questo il caso.

Il ruolo dell’Europa resta fondamentale anche in questa materia ma ancora non sono state adottate decisioni precise per affrontare il fenomeno in modo complessivo?

L’Europa non è un’entità astratta. Troppo spesso si scambiano le istituzioni europee con le scelte politiche. Noi veniamo da anni in cui la maggioranza a livello europeo è stata di centrodestra o di grosse – koalition, che hanno portato a una serie di scelte, anche sull’immigrazione, decisamente insoddisfacenti. Ma bisogna esser chiari non c’è politica di accoglienza e integrazione possibile senza e fuori dall’Europa.

Si è sempre detto che gli immigrati ormai italianizzati sono una risorsa per il Paese. Qual è il loro contributo al Pil?

Secondo i dati del Dossier statistico Caritas/Migrantes, gli immigrati nel nostro Paese contribuiscono alla produzione del Pil per l’11,1 per cento, versando alle casse dello stato quasi 11 miliardi di contributi l’anno, incidendo per circa il 10 per cento sul totale dei lavoratori dipendenti e sono sempre più attivi anche nel lavoro autonomo e imprenditoriale, dove riescono a creare nuove realtà aziendali anche in questa fase di crisi. E’ proprio il caso di parlare di risorsa: quello che maggiormente penalizza le casse dello Stato continuano ad essere politiche per l’immigrazione capaci di tamponare solo le emergenze senza riuscire ad assicurare un insediamento stabile agli immigrati.