Migranti, basta soluzioni “alla turca”
Articolo di Monica Frassoni, co-Presidente dei Verdi Europei e Marco Affronte, europarlamentare Verde
Le prese di posizione sulla gestione dei flussi migratori che giungono dalla UE e dagli Stati membri sono sempre più indirizzati verso la chiusura totale e non porteranno ad altro che ad un inasprimento pericoloso dei nazionalismi.
Francia, Spagna e Austria rifiutano decisamente di condividere gli sforzi cui è sottoposta l’Italia in questo momento e non rispettano gli impegni sottoscritti. Questo è indicativo della vittoria “culturale” di un’idea di gestione dei flussi migratori che è indifferente ai doveri e alle possibilità esistenti di accoglienza e asilo. Una non-cultura che parla di chiusura senza se e senza ma, in ossequio a un’opinione pubblica spaventata da tempo dai toni esasperati e dalla invisibilità delle esperienze positive esistenti. In questo senso, portano la stessa identica logica di Orban.
In un escalation di dichiarazioni irresponsabili, l’Austria aveva addirittura annunciato, salvo poi tornare indietro, l’invio di 750 soldati sul Brennero, riaprendo una vecchia ferita tra i Sud e i Nord Tirolesi che era stata sanata soprattutto grazie all’apertura del confine richiesta dalla stessa Unione europea.
Sparare annunci in questo modo, solo per tornaconti elettorali, è un gioco vergognoso, soprattutto in un momento storico così delicato, in cui le democrazie vacillano e i popoli vengono sempre più irretiti dagli estremismi e in cui la reazione di pancia ai problemi sembra avere il sopravvento su quella di testa e di cuore.
D’altra parte, la Commissione europea può poco a livello di reale potere legislativo contro la vera e propria ribellione di alcuni Stati membri e l’indisponibilità di altri rispetto agli obblighi sottoscritti. Ciò non significa che non debba fare nulla o che possa lavarsene le mani.
Si finisce dunque per abbandonare l’unica soluzione che pare concreta e attuabile, ossia un sistema giusto ed efficace di ricollocamento, per dividere l’onere della gestione tra tutti gli Stati membri dell’Unione: senza alcuna esitazione, si vende come soluzione miracolo il tipo di accordi “alla turca” con paesi, quali la Libia, l’Egitto, il Sudan, la Nigeria e l’Etiopia: tutti paesi autoritari, nei quali non c’é alcuna garanzia di rispetto reale dei diritti umani. Accordi come quello con Erdogan non risolvono alcun problema, solo ce lo levano da davanti agli occhi: ma la gente continua a scappare e a morire.
“Spostare più in là” le frontiere, idea a lungo respinta dalle democrazie occidentali, appare oggi come la panacea di tutti i mali. Ma è una strada illusoria e crudele che spreca soldi pubblici che vanno a finanziare regimi traballanti di cui non sappiamo nulla.
l’Italia invece di avvalorare l’ipotesi dell’invasione e dell’impotenza, o perseguire accordi con autorità inesistenti e spesso corrotte, deve pretendere che la UE faccia immediatamente tre cose: primo, attivi la direttiva di protezione temporanea, che permette di accogliere e redistribuire un numero rilevante di persone in una situazione di emergenza. Secondo, favorisca corridoi umanitari e magari apra alla possibilità di cooperazione diretta fra città e regioni che in tutta Europa si sono manifestati per accoglienza e apertura mettendo, come nel caso di Barcellona e Madrid, centinaia di migliaia di euro a disposizione per l’accoglienza, ma che rimangono bloccati per il rifiuto dei governi nazionali. Terzo, intervenga in modo più deciso che una semplice procedura di infrazione sugli stati recalcitranti, anche bloccando i fondi.
Non possiamo dimenticare che il fenomeno migratorio non è destinato a finire, ma, al contrario, ad aumentare, anche a causa del cambiamento climatico. Qualunque idea-tampone non risolve il problema, ma lo sposta solo un po’ più in là.