L’Italia è ancora il “Bel Paese “?

Articolo di Adelaide Conti su “Il faro sul mondo” –  

Nonostante la distruzione sistematica del paesaggio: basi Nato, raffinerie, acciaierie, spiagge asfaltate, periferie degradate, discariche abusive, strade dissestate, resiste (per quanto ancora?) imperterrita e tenace la bellezza di quello che ancora viene definito, probabilmente a ragion veduta, il “Bel Paese”. Una bellezza sempre più mortificata e difficile da capitalizzare. Varie classifiche segnalano da alcuni anni un calo significativo sul fronte turistico. Il quadro che emerge è quello di un Paese impoverito, sfiancato da corruzione, incapacità, incompetenza.

Malgrado ciò, uno studio diretto dai ricercatori Antonio Preiti e Filippo Nardelli, che tiene conto – aldilà dei numeri e delle statistiche – delle percezioni e dell’empatia dei viaggiatori che si fermano nel nostro Paese, emerge che quest’ultimi non ne hanno un’opinione negativa. Dato non trascurabile è che le opinioni dei turisti sono legate principalmente alla bellezza, architettonica e paesaggistica, oltre che ai piaceri che il nostro Paese è ancora in grado di offrire. Infatti, tra gli aspetti più citati e più apprezzati troviamo la ristorazione, i bar, le pasticcerie, ma anche le piazze – considerate luogo di ritrovo e di aggregazione – le spiagge e dulcis in fundo lo shopping. Ad attirare maggiormente gli stranieri sarebbero i piccoli borghi storici, carichi di fascino e bellezza. Fra le mete più visitate primeggiano Taormina, Lucca, Siena e Merano. I giudizi più critici, invece, riguardano l’inefficienza dell’organizzazione in generale, a cominciare dai trasporti e dalle infrastrutture (i cosiddetti fattori freddi).

 

Risulta inaccettabile che tanta bellezza storica e culturale (sono ben quarantasette i siti inclusi nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco) venga trascurata, sprecata, lasciata avvizzire come una pianta senza acqua. Inquieta la frenesia di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica, nel distruggere anziché preservare e valorizzare. Evidentemente, non si è ancora compreso che il turismo è una notevole fonte di ricchezza in un territorio che possiede storia, tradizioni, bellezza di ineguagliabile suggestione. Un enorme patrimonio artistico e culturale in grado di creare milioni di posti di lavori. Ma tant’è.

Menti piccole e confuse agiscono in ordine sparso. La retorica degli annunci – lontana mille miglia dall’effettività pratica – non stupisce più nessuno. Non si intravede da parte delle autorità competenti neanche in lontananza un cambiamento che introduca un metodo, un sistema o un progetto finalizzato a valorizzare e preservare le peculiarità del nostro territorio. Si naviga a vista senza meta e senza approdo. Ne esce un quadro poco confortante.

Ultima perla tutta italiana. Matera, capitale europea della cultura, è l’unico capoluogo tagliato fuori dalla ferrovia nazionale. Si presuppone che i turisti arrivino lì in mongolfiera o usando il famoso binario nove 3/4 di potteriana memoria. Si è davvero così ingenui da pensare che i turisti, malgrado ciò, qui vogliano approdare?
In prospettiva, le cose cambieranno se, dati alla mano, una squadra di persone capaci e competenti tratterà il turismo come una questione nazionale. Ribadendo l’importanza e la bellezza del nostro territorio che vanta eccellenze nella gastronomia, nella moda, nell’arte: vere e proprie bussole con le quali orientare percorsi tangibili e innovativi.