Liguria e non solo: se troppi morti per alluvioni sono un “delitto”, chi è “l’assassino”?
Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post –
Ormai lo dicono persino i politici: se ad ogni pioggia eccezionale non solo pezzi d’Italia vanno sott’acqua ma muoiono persone – le ultime a Chiavari e a Biella – questo non è colpa del caso ma del “malgoverno” del territorio. Insomma non è una fatalità: è la conseguenza coerente e inevitabile – oggi ingigantita dai cambiamenti climatici che vedono il moltiplicarsi di fenomeni estremi – di scelte pubbliche che nel corso degli anni, dei decenni, hanno sistematicamente incoraggiato un consumo di suolo esagerato, improprio e spesso del tutto illegale. Il ministro dell’ambiente Galletti si è spinto più in là: ha dichiarato che il dissesto territoriale che colpisce buona parte d’Italia, trasformando sempre più spesso temporali di stagione in vere catastrofi, è figlio in particolare dei condoni edilizi che hanno legalizzato migliaia di case costruite illecitamente in zone insicure e hanno incentivato nuovo abusivismo. Ha aggiunto il ministro: i condoni edilizi vanno considerati come “tentati omicidi”.
Tolto quel “tentati”, concordiamo al 100 per 100 con Galletti. Ma se c’è un “delitto”, se c’è un omicidio, occorre cercare gli “assassini”. Nel caso dei tre condoni edilizi generalizzati varati in Italia in meno di 20 anni, l’indagine è semplicissima: il primo, 1985, fu fatto dal governo Craxi e votato da tutti i “soci” dell’allora pentapartito dalla Dc al Psi. Gli altri due, 1994 e 2003, portano la firma di governi Berlusconi. L’ultimo, per dire, è stato votato anche dal partito, l’Udc, nel quale tuttora milita il ministro Galletti. Come attestano le stime di Legambiente e Cresme, i tre condoni edilizi hanno fatto da potente volano all’attività edilizia illegale. Solo fra il 2003, anno dell’ultima sanatoria, e il 2011 sono state costruite 258 mila case abusive, per un giro d’affari vicino ai 20 miliardi: un business dunque rilevantissimo, che si concentra prevalentemente ma non solo nelle regioni meridionali e costituisce uno dei campi di attività preferiti delle ecomafie.
Non contento degli effetti dei tre condoni nazionali, poche settimane fa il governatore della Campania Caldoro se n’è fatto uno tutto suo, riservato per l’appunto alla Campania che è la regione italiana dove l’abusivismo edilizio ha colpito di più e dove si è consentito che alcune centinaia di migliaia di persone mettessero su casa alle pendici di un vulcano – il Vesuvio – che è tuttora attivo.
Se Berlusconi e il suo partito hanno impersonato alla grande negli ultimi vent’anni le politiche pro-abusivismo e pro-cementificazione, però va detto che l’invocazione di nuovi condoni ha contagiato, specie nel sud, anche molti amministratori di centrosinistra e che in generale il consumo forsennato di suolo è stato un tratto caratteristico della politica di ogni colore. Valga per tutti l’esempio dell’Emilia Romagna, dove da decenni si consuma territorio libero a ritmi da record e dove ancora nelle scorse settimane il Pd locale ha preteso e ottenuto che venisse inserita tra le opere finanziate con lo Sblocca-Italia l’inutile autostrada Cispadana. Quanto a ossessione cementizia, la Liguria e il suo attuale governatore Burlando rappresentano decisamente un caso di scuola.
Prima da assessore, vicesindaco e sindaco di Genova (1981-1993), poi da ministro dei trasporti (1996-1998) e infine da presidente della Liguria (dal 2005), Burlando nelle sue scelte di governo ha sempre dimostrato di identificare con cemento e asfalto l’idea stessa di “progresso”. Che si tratti di mega-porti turistici o di centri commerciali, di nuove autostrade più o meno inutili o di villette a schiera, per Burlando l’eccessivo consumo di suolo è un non-problema e gli scrupoli per l’impatto della cementificazione su ambiente e territorio sono temi secondari. Come nel casodell’outlet della Val di Vara costruito in piena area di esondazione, o del progetto-Marinella nel comune di Sarzana, immenso piano di cementificazione a due passi dalla foce del Magra (fortunatamente per ora bloccato). Nel 2009, la maggioranza “burlandiana” in consiglio regionale propose poi un Piano casa all’insegna della più spericolata deregulation edilizia: case e capannoni potevano essere liberamente aumentati fino al 50% della cubatura originaria, e il “premio” avrebbe riguardato anche gli immobili condonati. Alla fine venne approvato un testo più moderato, che in ogni caso prevedeva la possibilità per moltissime case di ampliamenti tra il 10% e il 30%.
Questo sono state le scelte di Burlando. Adesso tra un’alluvione e l’altra il suo mandato sta per scadere, ma il governatore vorrebbe che a succedergli sia Raffaella Paita, sua fedelissima e attuale assessore regionale alla protezione civile. Per intenderci, la stessa che il 9 ottobre, poche ore prima che esondassero il Bisagno, il Fereggiano e lo Sturla, “dimenticò” di diffondere l’allarme meteo già presente su molti siti web che annunciava tempesta. La speranza e l’auspicio è che i liguri questa volta mostrino più saggezza di chi finora ha governato, malissimo, il loro territorio.