“L’Europa a rate?” facciamo chiarezza
Monica Frassoni fa chiarezza sul caso politico inerente la discussa questione del recepimento della direttiva europea in tema di finanziamenti per l’acquisto della casa, e le relative rate non pagate che porterebbero al pignoramento da parte della banca.
Spunto della riflessione del Co-presidente del Partito Verde europeo è QUESTO articolo del noto giornalista Massimo Gramellini.
Non c’é che dire, oggi é facilissimo sparare sull’Unione europea e su inesistenti grigi burocrati come colpevoli di ogni male.
Se anche un giornalista rigoroso come Massimo Gramellini ci casca, vuole dire che siamo messi malissimo e non c’é da stupirsi che l’euroscetticiosmo avanzi al galoppo.
Eppure basterebbe informarsi un po’ per capire che:
1. Non é un grigio e ricco burocrate europeo che ha deciso che dopo 7 rate del mutuo la Banca puo’ riprendersi la casa.
E’ il Governo ITALIANO che ha messo quella disposizione, trasponendo una direttiva europea (2014/17/EU) che si applica anche ai quei paesi che, come la Spagna, hanno regole molto favorevoli alle Banche e che possono mettere sulla strada chi non paga qualche rata; la Direttiva obbliga lo Stato membro, qualora si preveda la possibilità per il creditore di rivendere il bene, ad applicare norme che permettano al debitore di ottenere l’eccedenza. Il testo della direttiva ha l’obiettivo di tutelare il debitore, ma non obbliga affatto lo Stato Membro a cambiare disposizioni eventualmente piu favorevoli al debitore (art. 28, 5).
Quindi, la disposizione sulle 7 rate é assolutamente orrida, ma é da imputare a Roma e alle lobby bancarie, non a Bruxelles.
2. Le direttive non sono provvedimenti amministrativi, ma leggi. Adottate democraticamente dopo fiere battaglie politiche, con una procedura che si chiama co-decisione. La Commissione propone, il Parlamento (quella cosa che molti ritengono inutile) e i rappresentati dei governi, che stanno nel Consiglio la approvano dopo discussioni, emendamenti e voto a maggioranza. Questa direttiva, peraltro, é stata adottata nel fuoco delle polemiche sulle banche e di migliaia di persone sfrattate per effetto della crisi finanziaria; non é perfetta, ma rappresenta un passo avanti e non indietro, se vista in un contesto europeo. È chiaro pero’ che se, proseguendo in una consuetudine consolidata, l’Italia traspone male o approfitta delle norme europee per infilare qualche aiuitino per banchieri e affini, il senso cambia radicalmente. Cerchiamo pero’ di vedere le cose come stanno e di non avvalorare la storia di un’Europa matrigna anche quando non lo é.
Ecco il testo dell’Articolo 28 della direttiva
Morosità e pignoramenti
1. Gli Stati membri adottano misure per incoraggiare i creditori ad esercitare un ragionevole grado di tolleranza prima di dare avvio a procedure di escussione della garanzia.
2. Gli Stati membri possono imporre che, qualora al creditore sia consentito definire e imporre al consumatore oneri derivanti dall’inadempimento, tali oneri non siano superiori a quanto necessario per compensare il creditore dei costi sostenuti a causa dell’inadempimento.
3. Gli Stati membri possono consentire ai creditori di imporre oneri aggiuntivi al consumatore in caso di inadempimento. In tal caso, gli Stati membri fissano un limite massimo per tali oneri.
4. Gli Stati membri non impediscono alle parti di un contratto di credito di convenire espressamente che la restituzione o il trasferimento della garanzia reale o dei proventi della vendita della garanzia reale è sufficiente a rimborsare il credito.
5. Se il prezzo ottenuto per il bene immobile influisce sull’importo dovuto dal consumatore, gli Stati membri predispongono procedure o misure intese a consentire di ottenere il miglior prezzo possibile per la vendita del bene immobile in garanzia.
Se a seguito di una procedura esecutiva rimane un debito residuo, gli Stati membri assicurano che siano poste in essere misure intese a facilitare il rimborso al fine di proteggere i consumatori.