Lesbo: Aprire le frontiere e attivare la protezione umanitaria
di Monica Frassoni
C’è solo un modo per definire quello che sta succedendo al confine tra la Turchia e la Grecia. Una assoluta vergogna per gli europei e in particolare per la maggior parte dei suoi leader, Merkel e Macron in testa ma non solo, che si sono fidati di un autocrate sempre più squilibrato e hanno perso gli anni dal 2015 ad oggi rifiutandosi di affrontare e risolvere la questione dei loro doveri di soccorso a persone innocenti in pericolo. Hanno nascosto la testa nella sabbia, scacciando la mera idea che Erdogan potesse non accontentarsi più dei soldi ricevuti, paralizzati dalle urla sovraniste, neanche prendendo in considerazione la possibilità di trovare soluzioni che potevano essere trovate da tempo: perché in questi anni si poteva riformare il regolamento di Dublino, si potevano approntare corridoi umanitari si potevano preparare, visti gli eventi del terribile conflitto siriano, dei piani di gestione di flussi improvvisi (cosa questa prevista da una direttiva europea del 2001 che non si vuole attivare), e si poteva lavorare seriamente e in modo coeso ad uno straccio di politica unitaria rispetto al conflitto in Siria e in Libia. La Turchia accoglie oggi 4 milioni di profughi siriani e afghani, di cui solo una piccola parte sono in campi attrezzati e rappresentano una reale sfida da tutti i punti di vista per un paese in grande difficoltà. Era più che evidente che Erdogan avrebbe presto o tardi deciso di usare questa “arma” per ribaltare sui profughi e sulla imbelle UE il costo delle sue politiche fallimentari e aggressive.
I governi dell’Unione europea hanno usato a fondo il loro potere di interdizione per impedire alla UE perfino di discutere una posizione comune e positiva in materia di accoglienza e si sono girate dall’altra parte di fronte alla realtà durissima delle persone intrappolate in Grecia e nei Balcani: parlano da anni solo di frontiere sicure e oggi rimangono senza parole di fronte agli atti della polizia greca, ai bambini morti di freddo, alle migliaia di persone ammassate che fuggono da una guerra vera e crudele e che sono, tutti e tutte, legittimi candidati e candidate ad ottenere asilo e protezione: oggi l’unica strada non può che essere quella di aprire le frontiere e redistribuire i profughi attraverso l’attivazione della protezione umanitaria temporanea, evacuando al più presto i campi sovraffollati, insicuri e insalubri nelle isole greche e in particolare a Lesbos. È possibile spiegare ai cittadini e cittadine europee che questa è la sola cosa giusta da fare. Proprio perché siamo europei e teniamo ai valori di libertà e di difesa dei diritti di tutti, non ci possiamo rassegnare alla sofferenza inutile di tante persone che abbiamo il dovere legale e morale di proteggere.