L’ecologia non può essere appendice o è al centro o non è
Articolo di Oliviero Alotto su Huffington Post –
Si è fatto un gran parlare del referendum con il quale il Ras del movimento 5 stelle chiedeva alla “base” a quale gruppo avrebbero dovuto aderire gli eletti al Parlamento Europeo. Premesso che trovo davvero incredibile che nessuno abbia dato visibilità a questo aspetto prima delle elezioni, la mancanza di una famiglia politica di riferimento europeo dimostrava, se ancora ce ne fosse stato bisogno, quanto il progetto politico europeo non interessasse a Grillo e quando per lui fosse importante solo un derby contro Renzi, che tra parentesi ha perso.
In questi giorni in tanti hanno parlato dell’apparentamento degli eletti nella famiglia dei Verdi Europei, e in queste ore sui social network moltissimi militanti e elettori del M5s si si sono lamentati di come l’ipotesi Verdi non fosse neanche presente tra le scelte. Una riflessione mi viene naturale, chi ha sperato in questo apparentamento perché non ha semplicemente votato Greenitalia Verdi Europei alle elezioni? Le risposte sono tante forse e non sta a me provare ad interpretarle, ma questo è di nuovo un importante punto di partenza, per chi come me sta in questi mesi provando a costruire un forte soggetto politico ecologista che per noi è “Green Italia Verdi Europei”. In questo referendum on-line si sono palesate molte delle contraddizioni interne al M5s, in particolare il modo in cui è stata vissuta questa recente campagna elettorale fatta solo con l’intento di sfasciare e non di costruire.
L’esperienza dimostra che quando l’ecologia viene declamata come un’appendice, un corollario di visioni che nella sostanza hanno pochissimo di “ecologico”, molto presto scompare. È accaduto con il Pd (chi si ricorda che nel suo discorso al Lingotto, Veltroni, come leader del nascente Partito Democratico, indicò l’ambiente tra i quattro “pilastri” su cui nasceva l’edificio del nuovo partito); è accaduto con Sel, che l’ecologia mettendola addirittura nel nome, per poi però rimuoverla completamente nelle prassi e nelle politiche, o peggio, come nel caso della vicenda Ilva, l’ha maltrattata. Allo stesso modo i Cinquestelle, che all’inizio del loro cammino sembravano dare larghissimo spazio ed importanza ai temi ambientali e oggi si alleano in Europa con un signore e un partito non solo apertamente xenofobi, ma nemici delle energie rinnovabili e entusiasti del nucleare.
Il Partito dei Verdi Euoropei ed il suo gruppo parlamentare mette invece al centro del suo agire l’Ambiente, nel nostro programma elettorale comune a tutti i partiti Verdi che si presentavano alle elezioni, si partiva proprio dal Green New Deal,un nuovo modo di pensare la società, in cui l’ambiente non è un punto utilizzato per prendere voti ma un centro dell’agire e dell’immaginare la società. Per finire vorrei ricordare che il M5S ha in questi anni molto spesso utilizzato nelle campagne elettorali vertenze che hanno lacerato il paese, ferite che oggi la politica ha il ruolo di ricucire e non di sfruttare, grazie anche a questi proclami oggi sono nelle istituzioni, ma nella maggior parte dei casi l’essere presenti nelle istituzioni non li ha portati a incidere, e questo non perché il palazzo ti mangia, ma perché i processi non si possono governare da soli, bisogna accettare il dialogo e non nascondersi dietro lo schermo trasformando dei sondaggi in una democrazia che da virtuale non si trasforma e reale, e che di sicuro non ha dato le risposte che gli elettori si aspettavano.
Forse anche per questo Grillo ha escluso tra le ipotesi quella dei Verdi Europei, perché noi abbiamo una vocazione di governo e non certo di denuncia fine a se stessa, utile forse a livello elettorale ma non certo alle persone che aspettano risposte.