Lampedusa; Frassoni: Un programma Frontex più forte non ferma i naufragi
“Al contrario delle solenni affermazioni secondo cui il dramma di Lampedusa deve rappresentare uno spartiacque nella politica di migrazione dell’UE, il Consiglio di ieri ha deciso di rafforzare la lotta contro la” criminalità e all’immigrazione clandestina” rafforzando il programma Frontex. La strategia resta fondamentalmente la stessa: un migrante o una persona che può richiedere protezione dopo essere stata salvata viene sostanzialmente respinta, spesso senza che sia possibile di espletare tutti i ricorsi per l’asilo”.
Monica Frassoni, tra i fondatori di Green Italia e Co-Presidente del Partito Verde Europeo ha così commentato le conclusioni della riunione del Consiglio dei ministri degli Interni che si è svolto ieri a Lussemburgo sul dramma di Lampedusa in vista del dibattito di oggi ospitato al Parlamento europeo.
“C’è bisogno di più solidarietà e di più senso di responsabilità. Ci sono decine di migliaia di profughi provenienti dalla Siria e dall’Africa, con evidente bisogno di protezione umanitaria. Questo si deve con coraggio spiegare ai cittadini europei, prospettando un piano realistico di aiuti e assistenza dentro e fuori l’UE. L’UE dovrebbe innanzitutto aprire le sue ambasciate e rilasciare visti umanitari, consentendo l’accesso al suo territorio ed attivando il dispositivo protezione temporanea; e dovrebbe approntare un aiuto deciso agli Stati che oggi si sobbarcano la maggior parte dei milioni di profughi che fuggono dalle guerre.
La strategia che si basa solo sul rafforzamento delle frontiere esterne e del programma Frontex come auspicato dal Ministro Alfano di per se non fermerà le stragi e i naufragi. In questi anni infatti abbiamo visto che è necessario un insieme di
Misure che permettano di affrontare in modo coordinato e no cercando di passare la patata bollente da uno stato membro all’altro. L’UE ha le competenze per farlo.
Anche se è chiaro che le recenti scelte degli stati dell’ UE di ridurre in modo sostanziale il bilancio comunitario e in particolare i programmi e strumenti per le politiche positive di aiuto allo sviluppo e di integrazione non aiutano.
La pratica miopemente repressiva e criminalizzante di questi anni non solo non è servita ad evitare le stragi di cui il naufragio di Lampedusa è solo un ulteriore episodio, ma non presenta alcuna prospettiva realistica di soluzione o almeno di gestione di questioni- migrazioni e asilo- che resteranno attuali nei prossimi anni e che anzi rischiano di accentuarsi: perché se è vero che non si può accogliere tutta la miseria del mondo neppure la si può tutta lasciare fuori. Da questo punto di vista parlare di una ripartizione del peso degli eventi nel mediterraneo non può però significare da parte dell’Italia di non prendersi responsabilità che sono solo sue: la fallimentare legge bossi-fini; il vergognoso trattamento di rifugiati e richiedenti asilo, condannati spesso a vagare senza alcuna assistenza in condizioni pessime; la situazione dei CIE; le condizioni punitive inflitte ai lavoratori migranti.”
Bruxelles, 9 ottobre 2013