Il Corriere del Mezzogiorno – Raffinerie, il Comitato Tecnico Regionale boccia l’impianto dell’Eni di Milazzo
Il Corriere del Mezzogiorno – 20 novembre 2013 / MESSINA
– Un bomba ecologica che potrebbe esplodere, ma soprattutto una bocciatura che potrebbe avere conseguenze a Milazzo maggiori di una vera deflagrazione. Si tratta dell’ultimo verbale del Ctr, Comitato Tecnico Regionale per la Sicilia, secondo il quale gli impianti della raffineria non sarebbero ancora a norma e secondo quanto previsto dalla legge lo stabilimento a questo punto potrebbe anche rischiare di chiudere.
RAPPORTO SICUREZZA BOCCIATO – Con delibera n. 191 in effetti, in sede di valutazione del rapporto definitivo presentato dalla raffineria dell’Eni di Milazzo il Ctr ha espresso parere negativo sull’analisi di rischio in esso rappresentata. Per l’effetto, ha diffidato il gestore ad adottare le necessarie misure, dandogli un termine non superiore a sessanta giorni, prorogabile in caso di giustificati, motivi. In caso di mancata ottemperanza è ordinata la sospensione dell’attività per il tempo necessario all’adeguamento degli impianti alle prescrizioni indicate e, comunque, per un periodo non superiore a sei mesi. Ove il gestore, anche dopo il periodo di sospensione, continui a non adeguarsi alle prescrizioni indicate l’autorità preposta al controllo ordina la chiusura dello stabilimento o, ove possibile, di un singolo impianto o di una parte di esso ad adottare”.
LA POSIZIONE DEI VERDI – Sul caso sono subito intervenuti i Verdi e Green Italia che in una conferenza nella città mamertina hanno sottolineato la pericolosità di questa ulteriore bocciatura degli impianti della raffineria di Milazzo. «Si è verificato – ha detto il vice coordinatore regionale dei Verdi Giuseppe Marano – che il cronoprogramma previsto con prescrizioni del Ctr non è stato eseguito, e questo nuovo verbale boccia definitivamente la sicurezza dell’impianto. Sono ormai quasi passati anche i sessanta giorni previsti per gli interventi e ora non resta che la sospensione o la chiusura dello stabilimento finchè non si sarà messo a norma». «Tra l’altro – prosegue Marano – questa bocciatura di fatto non permette l’installazione del nuovo impianto Idrogeno perché quest’ultimo, come previsto, dovrebbe interfacciarsi con le altre infrastrutture già bocciate. Ci chiediamo oggi perché i sindaci dei Comuni di Milazzo e San Filippo del Mela, nel cui territorio è ubicato lo stabilimento gestito dalla Raffineria di Milazzo non hanno adottato le misure e prescrizioni atte a prevenire o impedire il pericolo o il danno per la salute pubblica, anche chiedendo all’autorità competente di verificare la necessità di riesaminare le autorizzazioni rilasciate, o ancora hanno adottato i provvedimenti, anche contingibili ed urgenti, previsti dalla legge in caso di emergenze sanitarie».
CHIESTO L’INTERVENTO DEL PREFETTO – «Ci chiediamo perché non interviene il Prefetto di Messina che potrebbe far ricorso ai poteri previsti in caso di urgenza o grave necessità pubblica, per motivi di sanità e sicurezza pubblica. Non abbiamo notizie poi di provvedimenti dell’ex Provincia di Messina, della Regione o del ministero dell’Ambiente tutti assenti su questo tema. Ad oggi poi ancora non sono stati riveduti ed aggiornati i Piani di Emergenza interno ed esterno della Raffineria con le previste consultazioni rispettivamente del personale che lavora nello stabilimento e della popolazione né sono state attivate le dovute linee di informazione sul rischio industriale nei confronti di tutti coloro che potrebbero essere interessati dagli effetti di un incidente rilevante».
GREEN ITALIA – D’accordo anche Fabio Granata tra i fondatori nazionali di Green Italia che spiega: «Un parere negativo è stato dato e a breve scadranno i giorni previsti per intervenire e adottare le prescrizioni. Se quest’ultime non sono state osservate si deve chiudere lo stabilimento come prevede la legge. Non abbiamo alcun tipo di tentennamento perché i valori primari come quello della vita vengono prima della produzione o dell’occupazione che tra l’altro è in calo». «Crediamo ad una profonda riconversione dell’area industriale di Milazzo – ha proseguito – e delle altre aree siciliane dello stesso tipo per dare nuove opportunità occupazionali. Questa nostra battaglia assume valore simbolico perché è un primo tassello di un progetto più vasto che riguarda le gran industriali siciliane simili a Milazzo come Augusta- Priolo e Gela, poiché in queste tre zone ci sono problemi analoghi. A Milazzo si è creato un precedente importante così come fondamentale è stata l’azione risarcitoria partita da qui qualche settimana fa. Milazzo è dunque un avanguardia in tutta Italia per tutela dell’ambiente e della salute delle persone. Verificheremo in tutte le aree della Sicilia se ci sono situazioni analoghe segnalate dal Ctr e chiederemo l’intervento delle istituzioni affinchè queste prescrizioni siano adottate dappertutto. Vorremmo poi sapere dove sono finiti i 40 milioni per le bonifiche regionali che non sono mai state realizzate, anche se oggi si continua a spendere di più per perizie e consulenze per l’ambiente e i controlli sono inesistenti. Nessuno vuole intervenire su questi temi e nessuno vuole più vuole fare il dirigente all’Arpa regionale perché come è avvenuto in passato se fa qualcosa di giusto denunciano i problemi ambientali viene epurato».
LA REPLICA DELLA RAFFINERIA – La raffineria fa sapere che questo verbale gli è stato notificato solo ad ottobre e ancora il termine di sessanta giorni non è scaduto. Sottolinea che alcune prescrizioni sono state seguite e che per altre essendo strutturali i giorni previsti non basteranno ma sono in contatto con il Ctr per trovare soluzioni. Infine la Ram spiega che la loro priorità è la sicurezza e che tra due giorni festeggeranno tre anni senza alcun incidente.