Il Belgio e le espulsioni facili
I Verdi europei hanno presentato un’interrogazione parlamentare, a firma di Philippe Lamberts, alla Commissione Ue riguardo alla violazione da parte del Belgio della direttiva 2004/38, che disciplina il diritto di libera circolazione e di soggiorno dei cittadini dell’UE, e del regolamento 883/2004, sull’accesso alla sicurezza sociale per i cittadini mobili e migranti. L’interrogazione prende spunto dal caso di un lavoratore cittadino europeo (nei dettagli già segnalato alla Commissione dai sindacati italiani e belgi), che, dopo 24 anni di carriera, è stato allontanato dal territorio del Belgio, sulla base di un’interpretazione dubbia dell’art. 7.3 della direttiva europea 2004/38.
Il cittadino europeo in questione aveva lavorato più di 23 anni in Italia, per poi proseguire la propria carriera in Belgio, dove è rimasto involontariamente disoccupato al nono mese di lavoro, a causa del fallimento dell’impresa presso cui lavorava. Grazie ai contributi assicurativi versati durante 24 anni di lavoro egli ha potuto ottenere in quest’ultimo Paese un sussidio di disoccupazione, secondo quanto previsto dal regolamento europeo 883/2004. Ma è stato allontanato dopo soli 5 mesi a causa del “suo lungo periodo di inattività”, come recita l’ordine di espulsione.
“A causa del fallimento della ditta belga per cui lavorava, – dichiara Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo e coordinatrice di Green Italia – un cittadino europeo viene così privato di colpo di entrambi i diritti, permesso di soggiorno e sussidio di disoccupazione, che gli erano invece dovuti sulla base delle due succitate norme europee. Questo caso paradossale è solo uno fra tanti. – precisa Frassoni – Dal 2010 al 2013, il Belgio ha espulso infatti oltre 7000 cittadini europei, tra cui anche lavoratori in attività. In pochi anni il numero di europei espulsi è esploso. Si è passati da 343 persone nel 2010 a 2712 nel 2013: un aumento del 700% in soli 4 anni.”
Inoltre, come denunciato pochi giorni fa dal sindacato italiano (INCA CGIL) e belga (FGTB), per identificare questi cittadini europei il Belgio ha instaurato un sistema di scambio automatico di informazioni, che permette all’Office des étrangers di ricevere a scadenza trimestrale dati di carattere personale riguardanti i cittadini stranieri, “al fine di identificare le persone e decidere se mantenere o meno il loro diritto di soggiorno”, a nostro parere, in violazione dell’articolo 14.2 della direttiva 2004/38 che proibisce ogni controllo sistematico.
Il Belgio giustifica la pratica delle espulsioni messa massivamente in atto negli ultimi anni, basandosi su una discutibile interpretazione della direttiva europea che regola la libera circolazione dei lavoratori europei, Direttiva 2004/38/CE. Diversi studidella Commissione europea dimostrano che la migrazione comporta un vantaggio economico per i paesi di arrivo ed è in definitiva un costo soltanto per i paesi d’origine dei migranti, i quali si muovono innanzitutto alla ricerca di lavoro, e in generale, nonostante la crisi, riescono a trovarne uno. Sotto forma di imposte e contributi, la popolazione straniera fornisce insomma alle casse degli Stati più di quanto riceve sotto forma di aiuti e sussidi, come dimostra anche una recente ricerca dell’University College London, basata su dati di bilancio del governo britannico.
Queste espulsioni, oltre ad essere illegali, stanno alimentando un vento di propaganda politica che si sta diffondendo in tutta l’Ue, non solo in Belgio, un vento contrario al principio di libera circolazione che è tra i pilastri fondatori della costruzione europea. Per tutte queste ragioni, chiediamo alla Commissione se e come intende intervenire.