Perché un nuovo soggetto politico ci hanno chiesto in molti, anche tra coloro che sono interessati a questa nostra sfida? Ma perché siamo in presenza davvero un unicum nel panorama politico del nostro Paese, nel rapporto inversamente proporzionale tra interessi ed esigenze diffuse e relativa rappresentanza politica. Nella distanza tra interessi reali, chance di sviluppo che non si colgono, sofferenze di famiglie e imprese che vengono lasciate marcire, tutto quello che può essere messo sotto ad un grande e ideale “ombrello” verde con le sue varie declinazioni, dalla sostenibilità ambientale alla green economy, alle buone pratiche, soffre di un deficit di rappresentanza spaventoso.
I Verdi italiani da tempo hanno esaurito la spinta propulsiva autonoma che ebbero all’alba del loro manifestarsi, galleggiano su percentuali di voto insignificanti e da molto tempo infatti cercano nuove strade, nel Partito democratico c’è una sparutissima pattuglia ambientalista, il Movimento 5 Stelle è quel potpourri in cui tutto si mescola e tutto viene soffocato dalla posizione di chiusura a qualsiasi confronto esterno, condito da comportamento e linguaggi insopportabili.
A destra, di campagne a favore dell’ambientalismo sulla scia di quanto ha fatto per esempio il leader conservatore inglese Cameron nemmeno l’ombra, anzi.
E se nella Grosse Koalition tedesca il tema della Energiewende (la transizione energetica basata su rinnovabili e abbandono del nucleare) è stata centrale nell’accordo tra Spd e Mekel, in questi giorni di trattative per un nuovo governo nazionale qui da noi il tema è totalmente assente nel dibattito pubblico. A sinistra – è storia di questi giorni – prova a nascere una lista, quella nel nome di Tsipras, in cui i temi ambientali sono detti, ma non praticati, e si preferiscono riferimenti europei onestamente “antichi”, alcuni dei quali con posizioni assurde su Europa, ma persino su nucleare e carbone, invece di provare a costruire davvero un’esperienza alternativa a populismi e moderatismi, ma davvero larga e includente.
A fronte di tutto questo c’è una grande consapevolezza nell’opinione pubblica italiana delle potenzialità dell’economia verde.
Noi vogliamo provare ad accorciare la distanza tra consapevolezza e mancanza di rappresentanza. E vogliamo farlo forti delle nostre radici europee, anche da qui il richiamo esplicito all’esperienza di successo dei Verdi europei, contro ogni populismo e consci che non c’è speranza di futuro fuori dall’Europa
Sabato 1° marzo si terrà a Roma l’assemblea di fondazione e prenderà dunque definitivamente forma la casa politica degli ecologisti italiani e di tutti coloro che credono nel green come colore del futuro, e nella sostenibilità ambientale e sociale la strada obbligata per accompagnare l’Italia fuori dalla crisi socio-economica. L’assemblea, che si terrà presso il Teatro Piccolo Eliseo a partire dalle ore 9.30, discuterà e deciderà sul programma, l’organizzazione interna, gli impegni di Green Italia.
Saranno presenti come ospiti, tra gli altri: Don Luigi Ciotti, il sindaco di Roma Ignazio Marino, Andrea Carandini, il critico Philippe Daverio, il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini.
Il punto di avvio di questa impresa collettiva avverrà nel segno del massimo coinvolgimento: ogni cittadino potrà partecipare da “fondatore” a questo evento, con diritto di voto sulle decisioni assunte nell’occasione con una sola eccezione: i limiti definiti nel codice etico del movimento, che esclude dalla possibilità di aderire al nostro movimento chi sia stato coinvolto in vicende legate alla criminalità organizzata o alla corruzione.