Fra lo “spalma incentivi” e la “voglia di trivelle”

Articolo di Averaldo Farri su La Stampa.it –

Il consueto girotondo confuso sui temi che riguardano il futuro energetico del nostro paese è in pieno svolgimento. Siamo in attesa di un decreto spalma incentivi sulle rinnovabili, che molti analisti pongono nell’agenda di Governo per il mese di giugno, e abbiamo ascoltato prese di posizione autorevoli sulla necessità di ricominciare una fitta attività di trivellazione per la ricerca degli idrocarburi in Italia.

 C’è poco da fare: non riusciamo a scegliere una via e a definire il percorso energetico di medio-lungo termine per il nostro paese.

 E non ci bastano gli esempi che ci arrivano dal mondo intero per intraprendere finalmente la via moderna ed ecosostenibile che le rinnovabili rappresentano. Eppure dovrà succedere per forza che accettiamo il fatto che solo con le rinnovabili riusciremo a risparmiare davvero e a renderci energeticamente indipendenti.

 Nessuno vuole lo spalma incentivi: non chi ha investito nel fotovoltaico, per ovvi motivi, ma nemmeno le banche che hanno finanziato gli impianti ed hanno un piano di rientro stabilito e definito e nemmeno quelle aziende (e sono tante) che con il reddito garantito dagli incentivi fanno cassa, pagano i loro debiti e mandano avanti la loro attività.

 Si è detto che il decreto serve a ridurre del 10% il costo delle bollette elettriche. A parte che questo è tutto da dimostrare, ma io penso che la non competitività della nostra bolletta elettrica non sia da ricercare nel peso della categoria A3, bensì nella maniera in cui il prezzo dell’energia è costruito. E mi rendo conto bene che cambiare quella formula sia complesso ma se davvero vogliamo rendere la nostra bolletta più competitiva, quella è la via maestra. Qualsiasi altro intervento è palliativo e non serve pressoché a nulla. Le associazioni di categoria sono pronte al confronto ed hanno varie proposte in tal senso. Speriamo che Autorità e Governo le ascoltino e speriamo che la “voglia di modernità” prevalga sulla voglia (antica e desueta) della trivella.