Expo 2015, nutrire il pianeta… con la chimica?
Articolo di Francesco Ferrante su Greenreport –
“Senza la chimica avremmo il vuoto assoluto nel piatto”. Sì, avete letto bene. Io ho dovuto farlo due volte per esser certo di avere capito bene. Ma è proprio così che il presidente del Consiglio nazionale dei chimici, Armando Zingales, ha voluto presentare il messaggio che vuole lanciare al “popolo dell’Expo”, trovando ovviamente l’adesione entusiasta del presidente di Federchimica che ha voluto dichiarare: «L’ambizione di nutrire il mondo sarebbe una chimera senza fertilizzanti, agrofarmaci e culture biotech». E il Sole 24 ore commenta: «I chimici vanno all’Expo di Milano giocando d’attacco». Pare che abbiamo spedito a tutte le scuole d’Italia un video gioco “Missione chimica” su cui fare una specie di gara durante l’Expo.
Dispiace che chi dovrebbe avere per missione “rilanciare” la chimica scelga questa strada per presentare sé stesso, una strada senza evidentemente senza uscita, invece di quella che punta sull’innovazione e lavora per un futuro low carbon e sostenibile.
Ma ciò che preoccupa è se questo fosse davvero il segno di Expo 2015: più chimica e coltivazioni ogm? Davvero questo sarebbe il modo per “nutrire il pianeta” o piuttosto è la strada per continuare ad affamarne una gran parte?
I contenuti di Expo sono ancora assai vaghi, si va dallo sforzo apprezzabile di chiamare tante e tanti esperti, esponenti delle associazioni e delle imprese a confrontarsi nella Expo delle idee, alla presenza piuttosto ingombrante delle multinazionali. La Carta di Milano alla fine presumibilmente sarà , come tutti i documenti ONU, piena di buone intenzioni e obiettivi condivisibili. Ma per renderla davvero una cosa utile dovrebbe dare indicazioni chiare sugli “strumenti” da mettere in campo e allora il bivio sarebbe evidente: da una parte quel che propone il presidente dei chimici italiani, dall’altra un’agricoltura più sostenibile che scelga il biologico quale best practice e modello, che respinga gli ogm, non per pregiudizio ideologico, ma perché ne riconosce l’inutilità per agricolture come le nostre che dovrebbero piuttosto puntare su qualità e valorizzazione delle tipicità, e perché vuole difendere l’indipendenza degli agricoltori dei paesi più poveri e di quelli emergenti per liberarli dal giogo delle multinazionali.
Una scelta netta farebbe di Expo forse un appuntamento davvero utile ma certo il buongiorno dei chimici italiani non è un bel buongiorno.