Ecodesign, con le nuove regole avremo apparecchi elettronici più longevi

efficIntervista di Qualenergia a Davide Sabbadin –

Mentre si parla ancora di obsolescenza programmata, il nostro Paese fa un passo importante verso la produzione di elettrodomestici e apparecchi elettrici più sostenibili, che durano più a lungo.

Il 7 agosto, infatti, è entrato in vigore il regolamento sull’Ecodesign (decreto n. 140 del 10 giugno 2016), firmato del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che favorisce la progettazione e la produzione di apparecchi elettrici ed elettronici eco-compatibili, in modo da facilitarne le operazioni di trattamento, riutilizzo e recupero quando smettono di funzionare.

L’obiettivo è quello di incentivare la produzione green, investendo sulla qualità ecologica dei prodotti, in linea con l’economia circolare di cui si parla tanto.

Dopo che le nostre case si sono riempite di computer, TV ed elettrodomestici vari, che qualche anno dopo si sono rotti o sono diventati obsoleti, si pensa ad un nuovo modello produttivo che utilizza le risorse in modo più sostenibile, mantenendo quanto più a lungo possibile il valore dei prodotti e dei materiali e riducendo al minimo la produzione dei rifiuti.

Il terreno su cui si gioca la partita è, infatti, quello dei rifiuti elettronici (RAEE). Il 21 luglio è entrato in vigore il cosiddetto Uno contro Zero, che permette di smaltire gratuitamente nei negozi di elettronica i vecchi cellulari e tutti gli altri piccoli prodotti elettronici che non usiamo più.

Adesso si chiede ai produttori di implementare le strategie di eco progettazione con azioni che favoriscono l’aumento della vita media dei prodotti e ne facilitino le operazioni di riparazione, permettendo l’aggiornamento tecnico. Chi dimostra di aver ridotto il costo di gestione di fine vita di un prodotto potrà richiedere una riduzione dell’ecocontributo

Il Comitato di vigilanza e controllo sulla gestione dei RAEE valuterà la riduzione del contributo, in base ad un’analisi sul ciclo di vita e fine vita del prodotto, sulla riparabilità e sul disassemblaggio. Viene incentivata la cooperazione tra i produttori e operatori degli impianti di trattamento, recupero e riciclaggio, attraverso una banca dati aggiornata messa a disposizione dal Centro di Coordinamento.

E ci sarà, infine, un’etichetta “prodotto ricondizionato” (con garanzia minima di 12 mesi), per i prodotti messi sul mercato a 90 giorni dall’entrata in vigore del regolamento (cioè tra due mesi).

“Si tratta di una novità molto interessante che anticipa il dibattito attualmente in corso a Bruxelles sull’economia circolare”, commenta a QualEnergia.it Davide Sabbadin,responsabile efficienza energetica di Legambiente.

“Implementare la vita dei prodotti attraverso l’Ecodesign è un’azione molto importante per far affermare alcuni concetti alla base del dibattito, ovvero che tutti i prodotti devono essere riparabili e devono avere almeno una componente riciclabile. Su questo punto i produttori fanno parecchio ostracismo in sede europea. Dopo diverse discussioni la Commissione ha dato mandato agli organi preposti di definire due standard: uno per la riparabilità e l’altro per la riciclabilità. Senza queste definizioni non è possibile pensare ad una norma”, dice Sabbadin.

Nell’arco di un paio d’anni potremo quindi dire addio all’obsolescenza programmata?

Realisticamente rispondo di no perché c’è una forte resistenza da parte delle aziende che negano l’esistenza stessa del fenomeno. Non essendoci una definizione sui tempi nei quali rientra l’obsolescenza programmata né una formula per calcolarla è praticamente impossibile portare un’azienda in Tribunale per chiedere un risarcimento legato a questo. Se dovessi dirlo ora non so chi vincerà. Solo se si riuscirà a stabilire una definizione esatta potremo pensare ad una norma.

Quando entreranno in vigore le nuove etichette energetiche?

Il dibattito a Bruxelles è ancora in corso e il mandato è nelle mani dell’eurodeputato italiano Dario Tamburrano. Il punto da chiarire è quello sui tempi: non si sa ancora quando far sparire le categorie A+, A++ e A+++ che confondono il consumatore. I produttori vorrebbero toglierle subito ma solo da frigoriferi, lavastoviglie, lavatrici e elettrodomestici di questo tipo, mentre per caldaie e pompe di calore rimanderebbero le nuove classi energetiche al 2030. Ambientalisti e consumatori invece vorrebbero da subito nuove etichette per tutti i prodotti.

Come si modificheranno le classi energetiche e quale sarà la loro evoluzione?

C’è, inoltre, un punto critico rispetto alla nuova scala delle classi energetiche, che andrà dalla A alla G com’era in passato: la classe energetica più alta, ovvero la A, deve essere lasciata vuota per dare spazio all’innovazione tecnologica. Nel momento in cui sul mercato arrivano prodotti più performanti allora gli verrà assegnata la classe A. Successivamente i prodotti scaleranno alla classe energetica inferiore. Le aziende si oppongono a questo criterio che comporta un lavoro di cambio di etichette. Una novità abbastanza sicura è invece l’introduzione di un database dove le aziende avranno l’obbligo di registrare tutti i prodotti che immettono sul mercato. Grazie a questo strumento le autorità potranno effettuare facilmente i controlli e verificare che i prodotti siano in regola, senza dover chiedere i dati all’azienda.

A beneficiarne è il mercato?

Sì, infatti in America e Asia hanno già un database di questo tipo e le aziende sono state educate ad inserire i dati. Nel database ci sarà una parte accessibile solo agli operatori del settore, in cui si troveranno anche i risultati dei test effettuati, e una parte accessibile a tutti grazie alla quale il consumatore potrà effettuare confronti sui prodotti. Attraverso un QR, code-etichetta digitale, ricca di informazioni e funzioni aggiuntive, i cittadini potranno avere accesso al database direttamente dal proprio smartphone.

Avete qualche progetto in vista sull’efficienza energetica?

Stiamo lavorando al progetto Label Pack A+ che riguarda le etichette di sistema, obbligatorie da un anno in Europa sui prodotti per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. I Regolamenti europei  811 e 812 del 2013 obbligano i produttori ad allegare agli apparecchi venduti un’etichetta energetica recante informazioni relative ad efficienza e impatto ambientale. In molti casi le soluzioni proposte comprendono diverse tecnologie, ad esempio una caldaia con abbinato un regolatore di temperatura e pannelli solari. Questa etichetta permette di valutare la performance energetica non di un singolo prodotto, ma dell’insieme di prodotti, installati in un unico sistema. Questa deve essere obbligatoriamente fornita al consumatore finale permettendogli di confrontare sistemi diversi e fare scelte più consapevoli.

Consigli utili ai consumatori?

Il consiglio è comunque quello di affidarsi alle etichette energetiche che hanno avuto un enorme successo in termini di risparmio. Se non le avessimo oggi le nostre bollette sarebbero almeno il doppio. E ricordiamo che tutto quello che spendiamo in più per un prodotto che consuma meno ci viene ripagato in poco tempo. Degno di nota è il sito indipendente topten.ch, finanziato dalla Commissione europea, che presenta tutti i migliori prodotti per ogni categoria. A mio avviso è un ottimo strumento per effettuare confronti liberamente da qualsiasi interesse occulto.