De Gennaro, Greganti, Frigerio e Geny a’carogna. Una classe dirigente senza dignità

Articolo di Oliviero Alotto su Huffington Post

Delle due l’una, o la nostra classe dirigente continua a non ricordare o esiste una cupola di intoccabili che chi governa questo paese non ha davvero il coraggio di cambiare. Sentiamo continuamente parlare di rinnovamento, rottamazione di cambiare verso, ma poi quando bisogna decidere i ruoli di responsabilità leggiamo sempre gli stessi nomi.

Trovo davvero di cattivo gusto chi si stupisce degli arresti di questa settimana sull’EXPO.
L’arresto di Greganti e Frigerio sono semplicemente una punta di un iceberg che tutti conoscono ma nessuno vuole toccare, un gruppo di potere che preferisce spartirsi gli affari invece di intervenire a partire dalle nomine.

Un altra nomina che ci offende, come cittadini in piazza a Genova nel 2001 ma anche come italiani, è la nomina di De Gennaro al Vertice di Ansaldo. De Gennaro era a capo della Polizia di una delle pagine più triste del nostro paese,una pagina che ha visto un morto, una famiglia devastata da un lutto, centinaia di persone ferite, ed una città umiliata.

Lo slogan di quel G8 diceva “Voi g8 noi 6.000.000.000”; a distanza di 13 anni quello slogan è incredibilmente attuale, e volendolo parafrasare oggi si potrebbe parlare delle nomine e di noi cittadini italiani ancora umiliati mai presi in considerazione. Le nomine di sottogoverno sono uno dei veri luoghi di gestione del bene pubblico, che si trasformano al contrario in luogo di potere e spartizione di interessi privati. Basta.

Non trovo altri termini: o si inverte la rotta o il nostro paese dalla crisi non uscirà mai, e non potrà che imperversare l’antipolitica, di cui tutti si lamentano ma che sembra fare comodo a tutti, anzi a quei pochi che poi ne traggono beneficio. Un paese nel quale la magistratura arriva sempre prima della politica.

E infine c’è lui, “genny a carogna”, un simbolo di un paese che invece di scommettere sulla legalità fa esattamente il contrario: abdica il ruolo di stato a favore dell’antistato portato a sistema, di chi vive di fama e di illegalità.

Il problema sta però nel manico, nella politica e nella cultura di questo paese, in chi ha ruolo di responsabilità in chi partecipa alle partite dimenticando il suo ruolo istituzionale, di chi si permette di dividere il ruolo istituzionale dalla sua vita privata, da chi oggi parla e domani non agisce.

Dobbiamo ripartire da qui, dai simboli che se non si trasformano in atti pubblici e in prese di posizioni concrete e coraggiose non possono che portare i cittadini a rivolgersi ai tanti “genny a carogna” oppure a sostenere che “tanto peggio tanto meglio”, non è così la cultura sfascista l’abbiamo già vista e non vogliamo che torni.