Chiara risposta dalla Corte di giustizia UE sulla ricollocazione dei migranti, ora meccanismi per fare rispettare la legge comunitaria
In seguito alla decisione della Corte di giustizia UE, che ha respinto il ricorso di Ungheria e Slovacchia sul sistema di ricollocazione dei migranti, la co-Presidente dei Verdi Europei Monica Frassoni ha commentato:
“Da Lussemburgo oggi è stata data una risposta chiara a quei governi, e in particolare quelli appartenenti al gruppo di Visegrad, che pretendono di ricevere fondi e sostegno dall’Unione europea senza allo stesso tempo sottostare alle regole dello stato di diritto e agli obblighi di solidarietà, fomentando miopi politiche nazionaliste e neanche troppo sottilmente xenofobe. La decisione della Corte deve servire anche come spinta per altri paesi quali Francia e Spagna a fare di più, poiché tutti, o quasi, si sono nascosti dietro la chiusura dei paesi dell’Est per sfuggire in toto o in parte ai propri impegni. Accogliamo con favore l’approvazione di un nuovo meccanismo di ricollocazione e reinsediamento per il 2018. Ciò però non deve farci dimenticare che questo meccanismo aveva concordato il reinsediamento di 160.000 persone tra Stati membri, delle quali finora solo 27.645 state effettivamente trasferite. Questo è un risultato inaccettabile che ha avuto un impatto notevolissimo nel determinare una crescente ostilità nei confronti dei migranti e dei rifugiati in Italia e in Grecia: chi sente di non ricevere la solidarietà altrui sarà meno propenso a darne. La decisione della Corte UE deve quindi rimettere al centro del dibattito la questione del governo delle migrazioni, non solo quella della riduzione dei flussi, sulla base di principi di solidarietà e la responsabilità condivisa tra tutti i paesi, non solo tra quelli di primo arrivo.Governare le migrazioni significa anche avviare una politica di cooperazione verso i paesi terzi non orientata solo a finanziare la chiusura delle frontiere ma anche alla creazione di effettive occasioni di crescita e una politica economica che supera l’austerità, rinuncia alla vendita di armi e sceglie la green economy. Ora è necessario che seguano dei meccanismi che si occupino seriamente di fare rispettare la legge comunitaria, anche comminando sanzioni pecuniarie nel caso i governi nazionali le ignorino. Soprattutto, ci deve essere una decisa accelerazione sull’annunciata riforma della Convenzione di Dublino, per cambiare finalmente un meccanismo inefficace e ingiusto che ignora i desideri dei richiedenti asilo e provoca situazioni di crescente disagio e illegalità.”