A Torino liberata pacificamente la caserma di Via Asti
Articolo di Oliviero Alotto su Huffington Post –
Un gruppo di attivisti dell’associazione Terra del Fuoco è entrato all’alba nella caserma La Marmora di via Asti a Torino chiusa da anni e ora in un totale stato di abbandono. La caserma è uno dei luoghi simbolo della città della violenza nazifascista e della lotta per la liberazione: durante la seconda guerra mondiale ha ospitato il quartier generale dell’Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana.
Ora l’enorme edificio di proprietà dalla Cassa Depositi e Prestiti è in attesa di essere venduta e il rischio è quello di dar vita a una speculazione edilizia facilitata dall’ubicazione dell’edificio in una delle zone più lussuose della città. Il dibattito politico degli ultimi, infatti, ha messo al centro solo il valore urbanistico-immobiliare dell’ex patrimonio del demanio militare invece che salvaguardarne il valore storico e immaginare un utilizzo finalizzato a rispondere alla grave crisi sociale che sta colpendo anche Torino.
È inconcepibile abbandonare un luogo del genere nei giorni della commemorazione della Resistenza, la nostra è un’azione pacifica abbiamo iniziato a pulire il cortile e la lapide dedicata alle vittime del nazifascismo”.
Negli scorsi mesi a seguito dell’accordo di programma fra Ministero della Difesa, Demanio Civile e Comune, la Cassa depositi e prestiti ha acquisito la proprietà della ex Caserma La Marmora. Questo in attesa di una cessione definitiva a eventuali privati, manovra che rischia di essere solo una operazione edilizia. Le istituzioni, invece di cercare le risorse per rifunzionalizzare la caserma hanno preferito trovarle per contabilizzarne la vendita, rischiando come in casi analoghi di consegnarla ad un futuro di ulteriore abbandono.
Lo dimostra il dibattito politico di questi mesi che ha messo al centro solo il valore urbanistico-immobiliare dell’ex patrimonio del demanio militare, invece che salvaguardarne il valore storico e immaginare un utilizzo finalizzato a rispondere alla grave crisi sociale che colpisce la nostra città.
Non stiamo occupando, ci stiamo occupando di questi spazi troppo a lungo abbandonati e troppo facilmente venduti, ripuliremo, ristruttureremo, useremo propriamente questi spazi, per renderli semplicemente fruibili per tutti.