Vaticano vs DdlZan: quando il Concordato frena i diritti umani
Ogni volta che il Paese cerca di spiccare un balzo in termini di diritti civili, il pesante apparato di potere dalla Chiesa Cattolica interviene a gamba tesa per consolidare la tenuta storica del proprio status quo. Al confronto con la Società civile, non sapendo come adeguare la propria architettura in modo includente, si trincera in comportamenti ed esortazioni anacronistiche volte a fallire di appuntamento in appuntamento. E’ accaduto con il diritto al divorzio, all’interruzione di gravidanza, le unioni civili e avviene ora a pochi passi dall’approvazione del Ddl Zan.
Il fantasma agitato questa volta si muove nelle zone d’ombra della mancata conoscenza puntuale del disegno di legge in questione da parte della maggioranza delle persone.
Il ddl Zan non inventa nulla di nuovo, si tratta dell’estensione della legge Mancino che riconosce nei comportamenti discriminatori un’aggravante in termini di pena ai reati comuni già perseguibili di per sè. L’estensione interessa l’identità di genere, l’orientamento sessuale e l’abilismo. Una questione non nuova, ma fondamentale per arginare i crimini d’odio nel nostro Paese, sempre più frequenti.
Va ben compreso che solo laddove si ravvisi l’atto criminale già codificato genericamente nel codice penale si attua l’estensione. Le opinioni, tutte le opinioni, anche le più diffamanti e ingiuriose, le più umilianti, sono salve, tutelate, protette dall’art. 4 del ddl.
Non c’è limite quindi all’esternazione del disaccordo delle dottrine religiose in relazione ai comportamenti sessuali e identitari degli italiani.
Il secondo appunto mosso nella missiva scritta dallo Stato Vaticano allo Stato Italiano invocando i Patti Lateranensi, impugna il diritto al rifiuto delle scuole cattoliche a promuovere il 17 maggio la giornata contro la omo-bi-lesbo-transfobia.
Non trattandosi di una tentata rapina all’eterosessualità anche qui sorge spontanea la domanda: per quale ragione la Chiesa Cattolica pur tenendo fede ai propri precetti, fatica tanto a farsi portavoce della cultura del rispetto verso una delle tante varianti naturali del comportamento umano quali l’omosessualità e la transessualità?
Marianna Panzarino e Camilla Seibezzi, Ufficio di Presidenza Green Italia