Verde, innovativa, europea: è nata Green Italia, e non è «l’ennesimo partito»
Articolo di Francesco Ferrante su Greenreport.it
Sabato è nata Green Italia. Gli amici di Greenreport mi chiedono di commentare l’Assemblea fondativa che si è svolta a Roma. Un po’ come chiedere all’oste come è il suo vino. Bono, bonissimo. Assemblea molto partecipata, attivisti delle associazioni, cittadini stufi della vecchia politica, imprenditori della green economy, contenuti di livello alto, ospiti interessanti e interessati. Dal prof. Carandini sui beni culturali, a Don Luigi Ciotti, che ci ha commosso ed entusiasmato con il suo bellissimo intervento su legalità e lotta alle mafie, al Sindaco Marino, oggetto di attacchi da parte dei poteri forti che in quel contesto ha trovato alleati convinti nella sua battaglia contro il cemento, per una gestione finalmente libera dalle discariche sui rifiuti, per una mobilità nuova.
Potrei continuare su questo registro. Ma gli amici e i lettori di Greenreport meritano di più. Per carità, la descrizione delle prime righe corrisponde alla verità e a ciò che è successo sabato, ma ritengo sia più utile qui approfondire le questioni “problematiche”.
Serve davvero in questo panorama politico una nuova casa degli ecologisti? L’impresa politica nata sabato è ennesimo partitino destinato al fallimento, più o meno rapido? Green Italia come si pone rispetto alla questione sinistra/destra? E ancora: vi misurerete nelle elezioni? Provo a rispondere riassumendo qui le riflessioni che si sono svolte sabato, con la premessa che il successo di questa sfida lo scopriremo solo vivendo. E noi abbiamo intenzione di farlo.
Prima di tutto deve essere chiaro che non abbiamo costruito “una nuova casa degli ecologisti in politica”, la sfida è diversa e persino più ambiziosa: vogliamo rappresentare ciò che a tutt’oggi non ha rappresentanza e quindi sia le sensibilità ecologiste sempre più diffuse ma anche pezzi interi di sistema economico che hanno puntato sulla green economy e chiedono vanamente da tempo interlocuzione politica che gli viene sistematicamente negata. É quindi qualcosa di diverso, tendenzialmente più ampio della tradizionale rappresentanza “verde” , nella quale ovviamente e auspicabilmente si ritroveranno, nella interlocuzione rispettosa di autonomie e percorsi individuali e collettivi, anche coloro che sino adesso hanno dato vista ai Verdi Italiani. D’altra parte per noi è appunto fondante il richiamo alle esperienze più avanzate dei Verdi europei, e non a caso al nostro battesimo ê intervenuta anche Jacqueline Cremers, che dei Verdi europei è la segretaria generale.
Noi non abbiamo fondato un ennesimo partito. La forma in politica è importante: lo statuto è un inedito esperimento in cui si sperimenta la democrazia partecipata (utilizzando anche tutte le forme offerte dalla innovazione tecnologica) senza scimmiottare “casaleggi” e “grilli”, e si stimola la partecipazione e l’aggregazione di esperienze civiche locali. Una “rete” insomma in cui il nodo modello è rappresentato da “Padova2020″ quell’esperienza politica che ha portato di recente Francesco Fiore (non a caso uno dei fondatori di Green Italia) a sfiorare la vittoria nelle primarie del centrosinistra prendendo quasi il 40% dei voti.
Su sinistra e destra lo abbiamo detto chiaro che non ê nemmeno possibile ipotizzare alleanze con una destra italiana condonista, negazionista, razzista. Ma insistiamo nel ribaltare la domanda: sono la destra e la sinistra tradizionali attrezzate ad affrontare sfide del terzo millennio? Non solo quella climatica e ambientale, ma anche la questione – fondamentale per il futuro dell’Europa – federalismo/stato-nazione, tanto per fare un altro esempio, non trovano risposte condivise e convincenti se adoperiamo quello schema. Rimando per un approfondimento della questione alla bella prefazione di Cohn-Bendit alla recente ripubblicazione del famoso saggio di Bobbio su Destra e Sinistra.
Allora Green Italia, con qualche dose di presunzione lo ammetto, non risponde alla domanda di collocazione se non con riproposizione dei propri valori: difesa dell’ambiente, della legalità, di buona politica, etica della responsabilità, diritti civili. Vediamo chi ci sta.
E infine rispondo anche alla domanda sulle elezioni. Noi siamo tutti consapevoli della difficoltà della nostra impresa ma non vogliamo eludere la “misura” e quindi Green Italia sarà presente tra le liste che si presenteranno alle elezioni – ad ogni livello – ogni volta e in tutti i territori in cui ci saremo abbastanza radicati. Come è stato a Padova, per Padova2020. Un impegno difficile, ma possibile e soprattutto necessario.
Abbiamo anche eletto i nostri organismi dirigenti (provvisori perché a fine anno torneremo a consultare un’ampia platea per scegliere quelli definitivi): il Comitato dei 100, un organismo largo dove trovano spazio anche coloro che appunto stanno facendo crescere Green Italia sui territori, una Direzione di venti persone (tra cui chi scrive) e un quartetto con due Coordinatori esperti, quali Monica Frassoni e Fabio Granata, e due portavoce giovani, brillanti e competenti come sono nei loro campi, Annalisa Corrado e Oliviero Alotto.
Concludo con una domanda a chi resta dubbioso: quando giungerà mai l’ora, se non è questa, per provare a dare dignità e peso anche in politica alle nostre ragioni con coraggio e persino qualche dose di incoscienza, ma con l’orgoglio e la consapevolezza delle proprie ragioni?