Elezioni Svezia, l’estrema destra ha gli stessi voti della Lega. Nessuno però gli consegnerà il Paese
Articolo di Monica Frassoni sul Fatto Quotidiano –
Si dice che soffiano venti neri in Europa un po’ ovunque, segno che le democrazie liberali vacillano, si incrinano. Nella realtà spesso e volentieri non va così, come successo in Olanda, in Francia, in Germania, in cui la paventata valanga dell’estrema destra si è arenata al momento delle elezioni nazionali. Di estrema destra si è parlato anche per le elezioni svedesi tenutesi lo scorso fine settimana. La Svezia, che viene da una coalizione di governo “rosso-verde” di socialisti e verdi, è uno dei Paesi più direttamente interessati dalla questione dell’accoglienza dei migranti: insieme alla Germania, infatti, è uno dei membri Ue che hanno ricevuto il numero più alto di richiedenti asilo (sebbene questo numero sia progressivamente diminuito dalle 163mila richieste del 2016 alle 25666 del 2017).
Anche i Verdi del Miljöpartiet de grönne hanno tenuto. Provengono da un’esperienza di governo in cui detenevano ben sei ministeri, tra cui quello fondamentale della cooperazione internazionale e del clima (guidato dalla loro leader Isabella Lövin, autrice di una fotografia che ha fatto il giro del mondo in cui mostrava il suo team di sole donne intento a firmare una nuova legge per contrastare il cambiamento climatico, proprio mentre Trump si ritirava dall’accordo di Parigi).
Il clima è stato sempre al centro della loro agenda di governo, senza esitazioni: attraverso decreti rivoluzionari quali una tassa sull’aviazione eco-compatibile e il raddoppio del bilancio per la politica climatica, la Svezia è diventato il primo e unico Paese al mondo a essere in linea con gli impegni presi a Parigi nella COP21. E proprio di clima hanno coraggiosamente continuato a parlare per tutta la campagna elettorale, la stessa campagna elettorale che nel Paese si infervorava su migranti e rifugiati: il loro slogan, infatti, è stato proverbialmente “il clima non può aspettare”.
Nonostante uno scenario politico decisamente sfavorevole e dei sondaggi che spesso li davano al di sotto della soglia minima, i Verdi hanno tenuto duro e sono riusciti a conservare la rappresentanza parlamentare, conquistando 15 seggi. La loro presenza al Parlamento svedese si riconferma fondamentale, così come lo sarà per le elezioni europee del prossimo maggio: sono infatti le forze politiche ecologiste a possedere la vera chiave per rispondere alle insicurezze e alle inquietudini dei cittadini, ossia la trasformazione decisa dell’economia e della società verso il modello del Green New Deal. I nemici da battere non sono i migranti e i rifugiati, ma lo sfruttamento, il basso salario, l’ingiustizia fiscale, la mancanza di formazione e di educazione. Sono queste le vere sfide da affrontare e che non restano certo fuori se chiudiamo le frontiere (o i porti).