Bollette elettriche in aumento? Le rinnovabili non c’entrano
Articolo di Annalisa Corrado * su La Stampa Tuttogreen –
Ci risiamo.
Peccato che gli oneri delle rinnovabili che secondo l’economista “costerebbero troppo” erano pari a 16 miliardi di euro nel 2016; che si stima che questi oneri nel 2017 siano diminuiti di ben 1 miliardo di euro; che come attesta chiaramente il GSE, ossia il gestore dei servizi energetici, che di questo si occupa nella vita per conto dello Stato, nel 2018 scenderanno ancora. Come si possa legare un aumento della bolletta dell’elettricità a un costo in importante contrazione resta un vero mistero della fede (fossile).
Peccato che – invece, in realtà – gli aumenti delle bollette siano dovuti in primis all’aumento dei costi del gas (certamente preferibile al carbone, ma pur sempre fossile e sottostante a regole di mercati molto poco “puliti”) e, in parte cospicua, ai nuovi sconti fatti agli “energivori” (ossia ai soggetti che consumano ingenti quantità di energia elettrica), erogati senza serie rassicurazioni che abbiano fatto di tutto per consumarne il meno possibile, in maniera efficiente.
Peccato che le misure che si dovrebbero prendere per farle crollare davvero, le bollette, quali ad esempio la revisione delle tariffe e del sistema di dispacciamento dell’energia, lo sblocco immediato di ogni forma di auto-produzione, di auto-consumo e di scambio di energia tra privati, che porterebbero ad una generazione distribuita, efficiente e democratica, si continuino a rinviare a data da destinarsi.
Peccato, e qui mi si consenta di uscire dal tema “stretto” della bolletta, che in certe interviste non si parli proprio mai dei 16 miliardi di euro e più di soldi pubblici (una cifra superiore a quella stanziata per la “rivoluzione verde”, che però non si è vista davvero) che ogni anno sono usati per sovvenzionare i combustibili fossili, dannosi per l’ambiente. Quei sussidi non si vedono in bolletta, ma fanno malissimo alla salute e fanno moltiplicare a dismisura anche i costi sanitari (più di 90.000 vittime in Italia ogni anno a causa dell’inquinamento). Li paghiamo noi contribuenti, ma si fa sempre finta che li paghi qualcun altro.
Peccato, infine, che si pensi ancora di avere tempo per fischiettare e fare melina, mentre invece, di tempo per contrastare i cambiamenti climatici e per cavalcare da protagonisti la necessaria transizione verso un’economia pulita (in tutti i sensi), non ce n’è proprio più.
* Ecologista, Liberi E Uguali/Possibile