I giochi pericolosi di Bruxelles (e quelli disposti a cascarci)
Articolo di Monica Frassoni su Huffington Post –
Le discussioni del Consiglio europeo si sono concluse venerdì su un risultato non sorprendente e con i soliti annessi e connessi di notti insonni e negoziati su testi opachi: la divisione irrisolta e sempre più profonda sulla questione dei migranti e rifugiati e un accordo per consentire a Cameron di tornare a casa e dichiarare che d’ora in poi il Regno Unito avrà il “meglio dei due mondi”, e cioè farà quello che vorrà (e se vorrà) e non farà mai parte di un progetto europeo unitario e senza frontiere: quindi si può votare a favore della permanenza nella UE nel referendum del 23 giugno.
C’è un episodio molto eloquente nella vicenda Brexit che spiega la deriva che sta prendendo la politica europea e il crescente arbitrio nell’applicazione delle regole, proprio da parte di coloro che dovrebbero farle rispettare.
A poche ore dalla fine del vertice, il Ministro inglese O’Toole ha candidamente ammesso che sul tema principale della disputa con Bruxelles, il costo “abusivo” dei cittadini UE che risiedono nel Regno Unito UE, il dato su quanto ammonti la spesa (o il beneficio) del Regno Unito non è disponibile. Ma…come sarebbe a dire “il dato non è disponibile”?
L’intera UE è stata presa per mesi in ostaggio (volontario) per il problema auto-inflittosi da Cameron per questioni che sono per lo più di politica interna; 28 capi di stato e di governo sono stati chiusi nel brutto Palazzo di Justus Lipsius per due giorni interi, per occuparsi di nobili questioni come quella di privare alcune migliaia di persone residenti in UK del diritto di inviare assegni familiari per i figli all’estero o le condizioni per limitare l’accesso ai sussidi di disoccupazione ai lavoratori comunitari, perché pesano in modo “abusivo” sulle casse di Sua Maestà; la Commissione aveva già messo su un piatto d’argento l’accordo sulla concessione di una “situazione di emergenza” tale da giustificare il blocco dei benefits e aveva promesso di presentare a tempo di record delle modifiche alle attuali direttive sulla libertà di stabilimento dei cittadini UE e … in realtà non ci sono dati ufficiali che sostanziano questa “emergenza”????
Quindi non si tratta di una situazione oggettiva. Ma di una finzione per rincorrere la crescente ondata anti-stranieri, sacrificando allegramente diritti dei cittadini europei acquisiti da molto tempo. Non so se vi rendete conto della gravità di questi comportamenti: la Commissione dimentica di essere “guardiana dei Trattati”, tutti i governi, incluso il nostro, si prestano ad avvallare questo giochetto e a mettere un po’ di dinamite sotto la casa europea, mentre migliaia di persone sono praticamente abbandonate alle nostre frontiere o nelle città assediate della Siria, l’economia non riparte, alla Grecia vengono imposti tagli assurdi alle pensioni e si minaccia di espellerla da Schengen; come se non bastasse, tutti i più importanti commentatori inglesi confermano che non sarà su questi temi che si vincerà o perderà il referendum!
Vedremo che succederà il 23 giugno e soprattutto dopo, qualsiasi sia il risultato. Ma è più che evidente che l’accordo non presenta alcun vantaggio, né per il Regno Unito, né per i cittadini dell’UE. Anzi: l’esempio britannico potrà essere seguito da altri, per altri settori. L’Europe à la carte, che è cosa ben diversa dall’Europa a più “velocità” di integrazione, è servita.
Comunque non finisce qui. Anche nell’interesse dei nostri concittadini inglesi c’è ancora modo di dare battaglia perché le proposte di modifica delle attuali direttive da parte della Commissione -e che dovranno passare al vaglio del Parlamento europeo- non vadano in porto e non trasformino l’immenso vantaggio di essere europeo un incubo burocratico. E le decisioni del Consiglio, la cui legalità è discutibile, non chiudono la partita dell’integrazione europea, che, checché ne dicano i Salvini o i Grillo, è il vero spazio di potere che è oggi urgentissimo riconquistare.