8 referendum per un’altra idea di futuro: mettiamoci la firma
L’appello di dieci figure rappresentative del mondo ecologista che chiedono ad associazioni, comitati, gruppi impegnati sui temi dell’ambiente e della sostenibilità di mobilitarsi con forza per tagliare entro fine settembre il traguardo delle cinquecentomila firme, soglia minima per giungere al voto referendario.
Decine di migliaia di italiani stanno firmando perché nel prossimo giugno si tengano 8 referendum su temi che comunque si giudichino sono decisamente importanti per la vita e il futuro di tutti noi: è sensata una “riforma” della scuola che si illude di risolverne problemi con i presidi manager, o la scelta contenuta nel “Jobs Act” di ridurre le garanzie a tutela di chi lavora? La legge elettorale appena approvata rispetta i diritti costituzionali e democratici delle minoranze? Va bene la scelta del governo Renzi di seminare in giro per il Paese, mare compreso, migliaia di trivelle per estrarre petrolio, cioè di “remare contro” la rivoluzione energetica in atto in tutto il mondo che punta invece su efficienza e rinnovabili e riduce ogni giorno l’utilizzo delle fonti fossili? Non sarebbe una buona idea cancellare la Legge Obiettivo sulle grandi opere varata a suo tempo dal governo Berlusconi: legge che il giudice Cantone ha definito criminogena, che ha finanziato negli anni quasi soltanto autostrade e altre infrastrutture inutili e ambientalmente devastanti tipo il TAV Torino-Lione, che tra corruzione e sprechi ha sottratto risorse preziose alle opere piccole e grandi indispensabili per mettere in sicurezza il nostro territorio e per dare agli italiani servizi pubblici – dai trasporti alle acque – efficienti e sicuri?
La campagna referendaria – promossa da “Possibile”, il movimento di Pippo Civati, insieme ad altri gruppi e associazioni tra i quali “Green Italia” che ha collaborato all’elaborazione dei quesiti ambientalisti su trivelle e Legge Obiettivo – sta avendo successo, malgrado il silenzio pressoché totale dei grandi media, una sorta di censura dell’informazione che purtroppo nel caso dei referendum non è una novità, ma che in questo caso assume proporzioni davvero incredibili tanto da costringere i promotori a inviare una segnalazione all’Autoritá.
Ora comunque si tratta di correre l’ultimo miglio, centrando entro fine settembre l’obiettivo delle cinquecentomila firme necessarie per sottoporre i quesiti referendari al giudizio di legittimità della Corte Costituzionale e poi per arrivare al voto nella prossima primavera.
In particolare per ciò che riguarda i referendum di argomento ambientale, in gioco c’è molto di più dell’abrogazione di leggi sbagliate: c’è una diversa idea di sviluppo, di organizzazione sociale da quella seguita da tutti gli ultimi governi. Insomma un’idea diversa di futuro, la sola in grado di costruire autentico benessere e fronteggiare adeguatamente i rischi ambientali planetari a cominciare dai cambiamenti climatici.
Noi pensiamo che l’Italia abbia un’unica vera carta per superare la crisi di questi anni ed evitare il declino: mettersi alla guida di quella parte del mondo che sta mettendo l’ambiente, la sostenibilità al centro del suo modo di produrre, di consumare. Abbiamo più di altri la possibilità di farlo, lo dimostrano migliaia di imprese che dall’energia pulita alla chimica verde, dal riciclaggio dei rifiuti ai nuovi materiali hanno scommesso sul “green” e anche per questo hanno retto meglio degli altri all’urto della crisi economica e spesso, malgrado la crisi, sono cresciute in dimensioni, in occupazione e in capacità competitiva.
Ma questa sfida non riguarda solo l’economia, anzi se resta limitata alle imprese virtuose è una sfida persa. Per vincerla servono politiche pubbliche di radicale cambiamento: che spingano la nuova energia e sacrifichino un po’ della vecchia, che nella scelta delle infrastrutture da realizzare tengano conto più dei bisogni dei cittadini che degli appetiti di qualche lobby potente. Serve, cioè, l’esatto contrario di quanto fatto finora dal governo Renzi e dalla sua maggioranza: che ha lanciato un grande piano di trivellazioni petrolifere a terra e in mare, non si è sognato di toccare la “legge obiettivo” e invece insiste su scelte costosissime e dannose (la Torino-Lione su tutte), che anziché promuovere la modernizzazione del ciclo dei rifiuti – riduzione, recupero, riuso, riciclaggio – ha previsto con una norma recente la costruzione di dodici nuovi inceneritori di rifiuti.
Dicevamo e ripetiamo: ora c’è da correre l’ultimo miglio per giungere davvero alla convocazione dei referendum. Per tagliare il traguardo delle cinquecentomila firme occorre l’impegno di tutti coloro che la pensano, sui temi oggetto dei quesiti referendari, come noi: associazioni ambientaliste, comitati che si battono contro le trivellazioni e contro le grandi opere anti-ambientali, cittadini convinti che il “green new deal” proposto dagli ecologisti in tutta Europa sia per l’Italia una prospettiva tanto più necessaria e promettente.
Marco Boschini, blogger e attivista ambientale
Roberto Della Seta, presidente Fondazione Europa Ecologia
Anna Donati, ambientalista esperta in mobilità e infrastrutture
Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto Club
Monica Frassoni, copresidente Partito Verde Europeo
Rossella Muroni, direttrice generale Legambiente
Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa
Gianni Silvestrini, direttore scientifico Kyoto Club
Paola Natalicchio, sindaca di Molfetta
Mario Tozzi, geologo e commissario del Parco dell’Appia Antica
