Occorre una ricerca indipendente Ue sulla Xylella
La Commissione Ue deve mettere in piedi una “ricerca indipendente” e “aperta” agli esperti degli altri paesi sulla Xylella, in modo da chiarire “una volta per tutte se la causa prima del disseccamento degli ulivi del Salento sia esclusivamente” il batterio e “quale sia il ruolo effettivo delle concause” come i funghi. E’ la richiesta della co-presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni e della rappresentante di Peacelink a Bruxelles Antonia Battaglia, che mercoledì avrà un incontro con il gabinetto del commissario alla salute Vytenis Andriukaitis.
Peacelink chiederà anche, ha affermato Battaglia, di “poter riconsiderare l’adozione” delle nuove misure Ue anti-Xylella – che dovrebbero entrare in vigore entro la prossima settimana – e quindi la loro “sospensione”. E’ infatti “fondamentale”, sottolineano le rappresentanti dei Verdi e di Peacelink, “che si valutino senza restrizioni e in modo approfondito le misure alternative al taglio degli alberi”. Come sperimentato sul campo dall’associazione pugliese Spazi Popolari e proposto dalla FederBio, ci sono infatti “validi mezzi tecnici e azioni di controllo per contenere il contagio e per far fronte al disseccamento degli ulivi”, per esempio con reti anti-insetto per bloccare la cicala sputacchina e vari trattamenti che rispettano l’agricoltura biologica.
Quello che si rileva, accusano Frassoni e Battaglia, è “un notevole scollamento tra la realtà sul terreno, dove è dimostrato che in alcuni casi gli ulivi risultano effettivamente guariti da ben due anni, e la posizione delle autorità italiane, che insistono sulla strategia del taglio e dei pesticidi come soluzione”. Dopo oltre due anni dal manifestarsi dei primi casi di Xylella, il vero problema, denunciano Verdi e Peacelink, è che “non ci sono ancora certezze scientifiche”. Serve quindi una “ricerca a 360 gradi” che prenda in conto non solo il parere dei virologi ma anche quello dei batteriologi, oltre a una nuova missione Ue in loco che includa la visita dei luoghi nei quali gli agricoltori ritengono di aver guarito gli ulivi malati. “Solo in questo modo”, concludono Battaglia e Frassoni, “sarà possibile avere una visione completa della situazione