“Doping” elettorale: caro Pannella avevi ragione tu
Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post
Dobbiamo chiedere scusa a Marco Pannella e ai radicali. Quando per anni strillavano, digiunavano, si incatenavano contro la Rai che negava loro pari dignità nell’accesso agli spazi informativi durante le campagne elettorali, anche noi come molti altri, pure d’accordo con molte delle battaglie che conducevano, li prendevamo per matti e per esaltati.
Invece avevano ragione loro. Il primo problema della democrazia italiana è che quando si vota il sistema dell’informazione radiotelevisiva, a cominciare dal servizio pubblico Rai, calpesta sistematicamente uno dei princìpi cardine di ogni sistema democratico: il diritto di tutti quelli che concorrono per ottenere il consenso degli elettori a informare i cittadini sul fatto che ci sono, su chi sono, su cosa propongono.
Ce ne accorgiamo solo adesso – questa è certamente una nostra colpa – perché solo adesso ci troviamo tra le “vittime”. Concorriamo nelle elezioni europee con una lista – “Green Italia Verdi Europei” – che rappresenta in Italia il quarto partito per numero di deputati del Parlamento europeo. Ma la Rai ci ignora.
La possibilità per una lista di partecipare alle elezioni europee è regolata da leggi: leggi in base alle quali può partecipare chi superi una soglia di rappresentatività, o raccogliendo un certo numero di firme o perché collegato formalmente a partiti italiani ed europei già presenti nei rispettivi Parlamenti (nazionale ed europeo). La nostra lista è naturalmente in regola con questa soglia, come le altre dieci che gli elettori troveranno sulla scheda il 25 maggio. Ma mentre le forze politiche tradizionali hanno largo spazio nei tg e nei talk show televisivi – da Ballarò a Porta a Porta, da Otto e mezzo a Servizio Pubblico -, noi ne siamo quasi del tutto esclusi.
Se parlassimo di sport, questo sarebbe squisitamente doping. Il media televisivo resta infatti decisivo per far sapere agli italiani chi sono e cosa vogliono le diverse liste in lizza nelle elezioni. L’esclusione di una di queste dal discorso informativo altera il risultato elettorale esattamente come il doping nell’atletica o nel ciclismo altera il risultato sportivo. Il punto non è stabilire se quelli presenti – Pd, Forza Italia, Cinquestelle… – sono più grandi e più forti di noi. Sicuramente lo sono, com’erano fortissimi Ben Johnson quando vinse i 100 metri alle Olimpiadi o Lance Armstrong quando spadroneggiava nei Tour de France. Però erano dopati, e questo toglieva legittimità alle loro vittorie.
L’esclusione della lista “Green Italia Verdi Europei” dall’informazione politica radiotelevisiva vìola la legge. Finora sia la Commissione di vigilanza Rai presieduta dal grillino Fico, sia l’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni che dovrebbe vigilare sulla correttezza dei criteri dell’informazione radiotelevisiva, sono stati complici di questa illegalità. In questo, Rai, Commissione, Autorità sono espressione di un unico sistema di comportamenti illegittimi e antidemocratici, attraverso il quale le forze politiche “consolidate”, con l’obiettivo di autoperpetuarsi fanno di tutto per impedire ad altri di proporre le le proprie idee e le proprie facce agli elettori.
Noi non ci rassegniamo, e per poter parlare con gli italiani di temi di cui, peraltro, nessun altro parla – ambiente e beni comuni, l’importanza dell’economia verde per battere la crisi, la crisi ecologica italiana dall’Ilva alla terra dei fuochi – stiamo battendo tutte le vie possibili (ricorsi all’Agcom, ricorsi al Tar). Ma il problema vero – lo ripetiamo: Pannella aveva ragione da vendere – non è nostro: il doping elettorale mina alle fondamenta la democrazia, le toglie senso e la stravolge. Caro Pd, cara Forza Italia, cari Cinquestelle: piantatela di doparvi, provate per una volta a vincere pulito.