Contro la legge #ammazzasuolo della Regione Lombardia

In Lombardia le aree libere che  oggi potrebbero essere coinvolte in processi di urbanizzazione superano ampiamente i 55.000 ettari, una quantità addirittura superiore ai 47.000 ettari consumati in Lombardia tra il 1999 e il 2012.

Sono questi i numeri in ballo se la Regione Lombardia approverà il disegno di legge n. 140 “Disposizioni per la limitazione del consumo di suolo e la riqualificazione dei suoli degradati”.

Un titolo bugiardo, perchè secondo il testo quei terreni liberi che, per quanto ancora naturali o utilizzati per attività agricole, vengono destinati dal Pgt ad una futura trasformazione urbana vengono considerati come suoli “già urbanizzati”.

Green Italia aderisce all’appello delle associazioni ambientaliste a rimandare la decisione, che potrebbe essere presa domani, 18 novembre.

Di seguito il testo dell’appello:

 

APPELLO

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E AI CONSIGLIERI REGIONALI LOMBARDI

Signor Presidente, signore e signori componenti dell’Assemblea legislativa lombarda,
nelle prossime ore dovrete esprimervi sul progetto di legge recante ‘Disposizioni per la riduzione del consumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato’.
Si tratta di un testo che ci lascia sconcertati, per la palese contraddittorietà tra titolo e dispositivo della norma.

Il riferimento è in primo luogo alla norma transitoria (art. 5) che dispone un periodo di moratoria durante il quale sono fatte salve tutte le previsioni dei piani urbanistici vigenti (stimate nell’ordine di 55.000 ettari di nuove urbanizzazioni su suoli agricoli!), stabilendo un limite di tre anni per il convenzionamento degli interventi attuativi, a cui per di più vengono concesse agevolazioni (rateazione degli oneri) e accelerazioni procedurali, prevedendo una straordinaria facoltà di interventi sostitutivi in caso di mancato rispetto dei ristretti tempi di istruttoria comunale.
Intento della legge non pare quello di contenere l’urbanizzazione espansiva, ma di fornire un formidabile impulso alla concretizzazione di diritti edificatori, in una contingenza di mercato in cui molte imprese rischiano con ciò di incorrere in sovraesposizioni debitorie e rischi di fallimento. Potrebbe persino accadere che tra le imprese in grado di avvalersi della norma possano annoverarsi quelle che gravitano nella contiguità della criminalità organizzata, tra le poche in grado di disporre di adeguata provvista finanziaria, ancorchè di provenienza illecita, per investimenti ad elevato rischio.
Rileviamo poi tra le incongruenze l’esclusione dalla contabilità del consumo di suolo delle opere pubbliche o di interesse pubblico, come se tale attributo bastasse a certificare l’assenza di impatti: una norma illogica oltre che contrastante con il diritto comunitario, l’interesse pubblico non può infatti giustificare l’indiscriminato abuso di risorse naturali o la localizzazione in aree incompatibili, o il mancato ricorso a misure di mitigazione e compensazione ambientale.
Ancora, segnaliamo la devitalizzazione di quel timido ma prezioso disincentivo al consumo di suolo costituito dall’art. 43bis della l.r. 12/2005 che, nel fissare una maggiorazione d’oneri per le trasformazioni urbanistiche di terreni agricoli ‘allo stato di fatto’, ha permesso di alimentare il fondo regionale aree verdi, destinato a finanziare interventi in aree protette: la sostituzione dell’espressione ‘allo stato di fatto’ con le definizioni del tutto aleatorie introdotte dal PdL (in virtù delle quali sono agricole solo le aree azzonate come tali) rende inapplicabile tale disposizione in tutti i casi di interventi edilizi coerenti con le previsioni urbanistiche.
Da questa non certo esaustiva premessa comprenderete come la norma appaia tutt’altro che scontata nei suoi effetti, e potenzialmente controproducente agli obiettivi dichiarati. Rileviamo che l’estrema rapidità con cui essa è stata sottoposta e dibattuta ha impedito anche di utilizzare gli strumenti conoscitivi e previsionali che avrebbero potuto essere messi in campo dalle strutture di valutazione tecnica e giuridica di cui lo stesso Consiglio Regionale si è dotato. Siamo così in presenza di un DdL che nella migliore delle ipotesi non innova il quadro legislativo nè introduce misure efficaci per limitare il consumo di suolo. Nella peggiore delle ipotesi, che reputiamo estremamente probabile, questa norma rischia di essere perfino profondamente peggiorativa del quadro attuale.


Ciò di cui invece sentiamo il pressante bisogno sono urgenti provvedimenti economici e regolativi diretti a sostenere e agevolare il recupero e la rigenerazione degli spazi urbani degradati, sottoutilizzati o dismessi, vera problematica attuale dei nostri centri urbani; questo anche attraverso apposizione di maggiori oneri sulla trasformazione di aree libere e, al contrario, alleggerimenti fiscali e procedurali per la trasformazione di aree già edificate e da riqualificare.

Per questo ci appelliamo alla vostra autonomia intellettuale e politica, affinché vogliate attivarvi per un rinvio della votazione finalizzato a una seria e trasparente ponderazione degli effetti che questa norma è in grado di produrre.

Milano, 17 novembre 2014

Sottoscrivono il presente appello, in rappresentanza delle rispettive organizzazioni,

Valentina Mutti, ACLI Anni Verdi Ambiente
Emanuele Patti, ARCI Milano
Dante Perin, Associazione DESR Parco Agricolo Sud Milano
Renato Aquilani, Associazione per il Parco Agricolo Sud Milano
Angelo Proserpio, Associazione Uomo e Territorio Pro Natura
Andrea Arcidiacono, Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo
Dario Olivero, CIA provinciale Milano, Lodi, Monza e Brianza
Angelo Monti, Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.
Marilena Ballestriero, Coordinamento dei comitati lombardi Forum Salviamo il Paesaggio
Renata Lovati, Donne in Campo CIA Lombardia
Oreste Magni, Ecoistituto della Valle del Ticino
Luca Imberti, INU Lombardia
Rossana Bettinelli, Italia Nostra Regione Lombardia
Damiano Di Simine, Legambiente Lombardia
Massimo Soldarini, LIPU Birdlife international
Adriano Licini, Mountain Wilderness Gruppo Regionale Lombardia
Vincenzo Giovine, Ordine dei Geologi della Lombardia
Carlo Negrini, Osservatorio del paesaggio dell’Oltrepò Mantovano

Aderiscono inoltre

Prof. Claudio Arbib, Università dell’Aquila
Prof. Alessandro Balducci, Politecnico di Milano
Prof. Stefano Bocchi, Università degli Studi di Milano
Prof Giuseppe Bogliani, Università di Pavia
Prof. Luca Bonardi, Università degli Studi di Milano
Prof. Roberto Camagni, Politecnico di Milano
Prof. Edoardo Croci, IEFE Università Bocconi
Prof. Marco Frey, Scuola Superiore S.Anna di Pisa
Prof. Fabio Iraldo, Università Bocconi
Prof. Eliot Laniado, Consiglio Nazionale delle Ricerche
Prof. Arturo Lanzani, Politecnico di Milano
Prof. Sergio Malcevschi, Università degli Studi di Pavia
Prof. Stefano Pareglio, Università Cattolica del Sacro Cuore
Prof. Roberto Spigarolo, Università degli Studi di Milano
Prof. Gabriele Pasqui, Politecnico di Milano
Prof. Paolo Pileri, Politecnico di Milano
Prof. Marcella Schmidt di Friedberg, Università di Milano Bicocca