Sardegna, Piano Casa: il cemento viene prima del territorio

Le scelte politiche in materia urbanistica dovrebbero rispettare innanzitutto il territorio. “Dovrebbero”, perché la giunta Solinas sembra essere di diverso avviso. Infatti il disegno di legge, approvato dalla sopracitata giunta sarda si presenta come un trampolino di rilancio del settore edile che dovrebbe restare in vigore, salvo proroghe, fino al 2023. Il Piano altro non è che un pretesto per riversare una colata di cemento di oltre 25 milioni di metri cubi sulle aree costiere dell’isola. Utilizzando come pretesto la pandemia da Covid-19 e la conseguente necessità di perseguire in ogni modo il distanziamento sociale, il D.L. n.108 autorizzerebbe la cementificazione e la devastazione ambientale in nome del cieco sviluppo dell’edilizia. Ai fini del rilancio dell’economia sarda, verrebbe disposto l’ampliamento delle strutture turistico-ricettive fino al 50% della loro estensione, ampliamenti delle strutture all’interno della fascia protetta dei 300m dalla costa e lottizzazioni dei paesaggi costieri, già fragili a causa del dissesto idrogeologico di cui la regione è vittima. Questa normativa contrasta apertamente con il Ppr (Piano paesaggistico regionale) dato che sono previsti degli aumenti volumetrici così consistenti.


Ma c’è chi continua a sostenere che il Piano andrebbe non solo a favore dell’economia, ma anche a migliorare il patrimonio urbanistico in chiave Eco e Green. Parole simili sono state pronunciate dall’assessore regionale all’urbanistica Quirico Sanna, il quale afferma che in seguito all’attuazione miglioreranno sia i livelli di occupazione che lo sviluppo dell’intera isola. Pare dunque assurdo che il sardista Solinas e la sua giunta di stampo leghista stiano a pensare al deprezzamento ambientale travestito da beneficio per la cittadinanza dopo i disastri causati dal cambiamento climatico (e dunque, tanto per ribadire il concetto, dalla mano distruttrice dell’uomo) a Bitti e nel Nuoerese, sommersa dalla tragica onda di fango che ha devastato il territorio.


Le scelte politiche giuste sono quelle compiute nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente. Quanto tempo ci vorrà per far sì che questo concetto venga compreso? Oppure, prima di aprire gli occhi e accantonare ogni ipocrisia, dovremo appoggiare i piedi su infinite distese di cemento? Come ha sostenuto la consigliera regionale Maria Laura Orrù le norme devono guardare al futuro, all’innovazione e allo sviluppo sostenibile. Il patrimonio agricolo-forestale va protetto non cementificato, il territorio e il paesaggio vanno valorizzati, non demoliti. Questo è ciò che condividiamo e sosteniamo anche in Green Italia, perché le scelte urbanistiche sono innanzitutto scelte ambientali.

Martina Maria Tosi – Attivista Green Italia