Sugli Ogm l’Europa ha scelto la scorciatoia, ma in Italia mai più coltivazioni di organismi modificati

Il Parlamento europeo ha votato oggi un nuovo sistema di autorizzazioni per la coltivazione degli organismi geneticamente modificati (OGM) nell’Unione europea .

“I Verdi europei hanno votato contro, perché, pur avendo con convinzione partecipato a tutto il negoziato e lavorato a ridurre il danno di una posizione del Consiglio molto negativa, portando tutto il PE su posizioni fortemente No-OGM, il compromesso finale ci è sembrato insoddisfacente. Certo l’Italia potrà finalmente vietare una volta per tutte la coltivazione ogm, e questa è una vittoria di tutti gli ambientalisti. Da un punto di vista europeo la procedura di autorizzazione diventa addirittura più semplice, inoltre si è rinviata ulteriormente l’urgente riforma del processo di valutazione dei rischi legati alle coltivazioni OGM.”

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia  Monica Frassoni(Co-presidente dei Verdi Europei) e Francesco Ferrante.

“La ri-nazionalizzazione delle decisioni – continuano gli esponenti di Green Italia –  è una “facile” scorciatoia, rispetto all’impossibilità di trovare una soluzione tra la dura opposizione agli OGM di almeno 19 stati membri e la determinazione, in particolare di Commissione UE, Spagna e Regno Unito, a mantenere l’impossibilità di un’Europa OGM-free. Questa nuova normativa lascerà aperta la strada per la coltivazione degli OGM in Europa, non risolvendo la questione del necessario miglioramento della procedura UE di autorizzazione, pur se in tutti i paesi la stragrande maggioranza dei cittadini sono contrari agli OGM. È certo positivo che ai paesi che si oppongono agli OGM sia stato data la possibilità di dire No, ma manca la garanzia assoluta di una solida base legale che ne garantisca l’attuazione e la non attaccabilità davanti ai tribunali dell’WTO .”

“Il lavoro dei Verdi europei è stato, inoltre, determinante su due punti chiave dell’accordo finale: il primo è di rendere non determinante il ruolo dell’impresa nella decisione nazionale di non permettere la coltivazione di un determinato OGM già autorizzato in sede europea; e il secondo è l’obbligo per la Commissione di presentare entro due anni una proposta di revisione della procedura valutazione del rischio ambientale, in modo da colmare le lacune dell’attuale sistema di autorizzazione.  Dunque, la battaglia per un’Europa OGM free non finisce oggi” – concludono Frassoni e Ferrante.