#SouthrEUvolution, la dichiarazione del I Forum del Sud Europa

Il 23 e 24 gennaio a Barcellona si è tenuto il forum euro-mediterraneo promosso da Syriza, Izquierda Unida e Iniciativa per Catalunya Verds – ICV per costruire una rete dei partiti e dei movimenti sociali antiliberisti ed ecologisti del Sud Europa.

Erano presenti per Green Italia Monica Frassoni, Annalisa Corrado e Oliviero Alotto.

QUI la video intervista a Joan Herrera dei Verdi catalani e QUI la video intervista a Costas Lukeris dei Verdi greci.

Di seguito la traduzione italiana della Dichiarazione d’intenti del I Forum del Sud Europa:

È questo il momento di porre fine all’austerità e alle disuguaglianze! È il momento della democrazia e della solidarietà! È tempo di cambiare l’Europa!

 

È iniziata la lotta per il cambiamento dell’Europa.

 

La fine del governo del memorandum greco è un passo significativo che sarà completato il 25 gennaio 2015, con la prossima grande vittoria elettorale di SYRIZA.

 

Questa vittoria non si limiterà solo al ripristino della democrazia in Grecia, ma si amplierà per fermare la catastrofe umanitaria inflitta al popolo greco.

 

Trasmetterà un messaggio forte a tutti i popoli d’Europa e in particolare dei paesi del sud che dovranno far proprie le idee seguenti:

“Il Merkelismo non è invincibile. L’austerità si può fermare. L’Europa può cambiare”.

 

Noi, i rappresentanti dei partiti politici, movimenti sociali, sindacati ed altri attivisti sociali del Sud d’Europa, riuniti a Barcellona per il 1° Forum del Sud Europa, esprimiamo la nostra determinazione comune a lavorare insieme, al fine di sconfiggere l’austerità neoliberale. Una strategia che è stata brutalmente imposta nei nostri paesi attraverso il memorandum della Troika, gli estremi programmi di austerità nazionali e le contro-riforme strutturali. Insieme, promuoviamo un’alternativa collettiva e concreta per una graduale uscita dalla crisi, nella gestione del ripristino dell’Europa sulla base della democrazia, della solidarietà, e della sostenibilità sociale e ambientale.

 

 

Noi non affrontiamo la crisi attuale, come se si trattasse di una serie di “anomalie nazionali”, né di un conflitto tra l’Europa settentrionale e meridionale. Iniziando dal sud, le nostre priorità sono di ampliare il fronte europeo di resistenza conto il neoliberalismo e di spingere in avanti le soluzioni europee che rafforzeranno l’unità dei popoli europei, contro l’attuale rinascita dell’austericidio, di progetti e forze reazionari, sciovinisti, e di estrema destra.

 

Il futuro della zona euro non è compromesso dal nostro piano di un’immediata pausa dall’austerità e di una strategia alternativa per lo sviluppo economico e sociale. Al contrario, è compromesso dall’austerità distruttiva che viene imposta dall’establishment neoliberale, sotto la guida della presente maggioranza conservatrice in Europa.

 

Pertanto, al fine di porre immediatamente fine alla crisi europea e di salvare l’idea di unità dei popoli europei, abbiamo urgente bisogno di un cambiamento delle politiche:

 

  1. Un Green New Deal per l’Europa. L’economia europea ha sofferto 6 anni di crisi, con un tasso medio di disoccupazione intorno al 12%. I pericoli di una deflazione in stile 1930 stile sono alla porta. L’Europa può e dovrebbe collettivamente fare prestiti a tassi di interesse bassi per finanziare un programma di ricostruzione economica, la transizione ecologica e lo sviluppo sostenibile e sociale, con particolare attenzione agli investimenti nelle persone, nella protezione sociale, nei servizi pubblici, nell’energia, nella tecnologia e nelle infrastrutture necessarie. Il programma dovrebbe aiutare le economie devastate dalla crisi a liberarsi dal circolo vizioso della recessione e del debito in aumento, per creare nuovi posti di lavoro, e per sostenere la ripresa

 

  1. Sconfiggere la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione medio europeo di oggi è il più alto da quando si è iniziato a registrarlo su documenti ufficiali. Ad oggi, ci sono quasi 27 milioni di disoccupati nell’Unione europea, di questi oltre 19 milioni appartengono alla zona euro. La media ufficiale della disoccupazione nell’eurozona è aumentata dal 7,8% del 2008 al 11,5% nel mese di agosto 2014. Per la Grecia, dal 7,7% al 26,4% e, nello stesso periodo, dal 11,3% al 24,4% per la Spagna. Abbiamo urgente bisogno di un importante piano che possa creare, attraverso mirati investimenti pubblici europei e nazionali sostenuti dalla BCE, posti di lavoro sicuri, stabili, dignitosi e sostenibili, e prospettive di vita per i milioni di cittadini europei, soprattutto i giovani, le donne e gli immigrati, diventati vittime e relegati all’esclusione sociale.

 

  1. Espansione del credito per cooperative e piccole e medie imprese. Le condizioni del credito in Europa sono fortemente deteriorate. Le piccole e medie imprese ne sono state particolarmente colpite. Migliaia, in particolare nelle economie in crisi del Sud Europa, sono state costrette a chiudere, non perché non funzionassero, ma a causa della mancanza di credito e di domanda. Le conseguenze per l’occupazione sono state disastrose. Tempi straordinari richiedono azioni non convenzionali: la Banca centrale europea dovrebbe seguire l’esempio di altre banche centrali di tutto il mondo e fornire credito a basso costo alle banche, rigorosamente a condizione che quelle stesse banche aumentino di un importo corrispondente i prestiti alle piccole e medie imprese.

 

  1. Sospensione del nuovo quadro fiscale europeo, come prerequisito per l’esercizio di una politica fiscale realmente sostenibile e di sviluppo.

 

  1. Una vera e propria Banca centrale europea – prestatore di ultima istanza per i paesi membri, non solo per le banche. L’impegno di agire come prestatore di ultima istanza dovrebbe essere incondizionato e non dipendere dal raggiungimento di un accordo di uno Stato membro a un programma di riforma con il meccanismo europeo di stabilità.

 

  1. Riadattamento macroeconomico e sociale: I paesi con eccedenze dovrebbero impegnarsi tanto quanto i paesi in deficit per correggere gli squilibri macroeconomici in Europa. L’Europa dovrebbe controllare la valutazione e l’azione richiesta da paesi con avanzi correnti, sotto forma di stimoli, al fine di alleviare la pressione unilaterale sui paesi in deficit. L’attuale asimmetria nella regolazione, tra paesi in deficit e paesi in surplus, non danneggia solo i paesi in deficit, ma l’Europa nel suo complesso.

 

  1. Una legge Glass-Steagall europea. L’obiettivo è quello di separare il business dalle attività di investment banking e prevenire la pericolosa fusione dei rischi incontrollati in un’unica entità.

 

  1. Una legislazione europea efficace per tassare le attività economiche e imprenditoriali in mare aperto.

 

  1. Una conferenza europea del debito, con la partecipazione di tutti i membri pubblici coinvolti a livello statale, europeo e internazionale, ispirata all’accordo del debito di Londra del 1953 che ha essenzialmente sollevato la Germania dell’onere economico del proprio passato e così aiutato alla ricostruzione del paese del dopo-guerra. Tale conferenza deve trovare una soluzione negoziata e adatta per ciascun paese, per ogni creditore e obbligazionista, compresa la ristrutturazione parziale di termini e tassi di interesse, l’eliminazione di gran parte dei debiti pubblici e l’introduzione di una “clausola di crescita” per il rimborso delle parti rimanenti. In un simile contesto, dovrebbero essere impiegati tutti gli strumenti politici disponibili, compresa la Banca centrale europea, in qualità di prestatore di ultima istanza per il rilascio di Eurobonds speciali, che sostituirebbero il debito nazionale o porterebbero ad una significativa cancellazione del debito.

 

  1. Una lotta decisa contro la frode, la corruzione e il capitalismo clientelare subito dai nostri Paesi.

 

Tutto ciò deve svolgersi assieme a una lotta decisa contro il patriarcato, le disuguaglianze, e contro il razzismo e la xenofobia.

 

Prima e dopo lo scoppio della crisi, idee come quelle indicate sopra, erano dipinte dall’establishment neoliberista come “illusioni” e “populiste”. Oggi, queste idee che formulano un’alternativa concreta contro l’austerità stanno diventando sempre più condivise e difese dai nostri sostenitori e sono supportate da maggioranze politiche e sociali in diversi paesi europei. È giunto il momento di trasformare il malcontento popolare in una grande ondata politica di cambiamento, per l’instaurazione della democrazia economica, la sovranità popolare e la sostenibilità ambientale. Il 2015 può segnare un nuovo ciclo storico di progresso per i nostri paesi e per l’Europa.

È tempo di far pagare i mercati! L’aumento della disuguaglianza e del lavoro precario non è una vera opzione per i lavoratori in Europa. Strutture di protezione di mercato stanno influenzando accordi istituzionali (welfare, regole di relazioni industriali, sistemi politici e altri accordi sociali) in un modo tale che l’Europa sta facendo ora un passo indietro dai diritti umani. L’onere dell’aggiustamento economico non è condiviso equamente all’interno delle società europee.

Pertanto, noi, forze e organizzazioni qui riuniti, ci impegniamo a:

  • Lavorare insieme e fornire l’impulso politico e sociale per raggiungere questi cambiamenti;
  • Monitorare le performance sociali ed economiche nei nostri paesi e del nostro continente;
  • Promuovere la Conferenza del debito Europeo;
  • Assicurare la continuità del lavoro di questo Forum. E da questa squadra, con l’inserimento di tutte le parti e gli organismi riuniti qui e quelli ancora a venire, promuovere nuove e future edizioni di questo Forum.

 

Arrivederci al prossimo Forum, che proponiamo si svolga ad Atene!

 

Barcellona, 24th gennaio 2015