Sblocca-Italia o la solita “minestra”? Il bivio di Renzi

Articolo di Francesco Ferrante e Roberto Della Seta su Huffington Post –

“Sblocca-Italia”: così Renzi ha chiamato il decreto che il suo governo sta per varare. Nome azzeccato, di sicuro: c’è un immenso e urgentissimo bisogno di “sbloccare” l’Italia, di utilizzare al meglio le (limitate) risorse pubbliche a disposizione per aprire cantieri, creare lavoro, spingere la ripresa. E però, a costo di attirarci l’accusa di “gufi” e “rosiconi”, azzardiamo a porre qualche questione di merito. Oltre al “come” sbloccare (benvenute semplificazioni), è importante anche il “cosa”. Per esempio: nelle nostre città sarebbe utilissimo stimolare la “riqualificazione”, la rigenerazione urbana, reinventare qualcuno dei tanti spazi oggi dismessi e malmessi, potenziare e rendere più efficienti i trasporti pubblici, mentre sarebbe un errore e un danno introdurre forme generalizzate di “silenzio/assenso” per chiunque voglia costruire (questa sembra l’intenzione del governo a leggere le bozze in circolazione del decreto). Come ormai sostengono gli stessi costruttori riuniti nell’Ance, l’edilizia italiana per non deperire deve un po’ cambiare mestiere: non più consumo di suolo, sempre meno nuove costruzioni, sempre più rinnovamento del patrimonio abitativo esistente che per buona parte è di pessima qualità architettonica, statica, energetica.

La via insomma è quella di consolidare ed estendere il credito d’imposta per chi ristruttura la propria casa migliorandone l’efficienza energetica o la resistenza antisismica, misura che in questi anni ha svolto una formidabile funzione anticiclica e ha consentito di risparmiare sui consumi energetici e di ridurre l’inquinamento urbano. È troppo chiedere al ministro Lupi e allo stesso Renzi di puntare su questo e di rinunciare a all’idea di “deregualation” urbanistiche generalizzate che non porterebbero alcuno sviluppo e perpetuerebbero la lunga e infausta stagione italiana della cementificazione, dell’abusivismo e dei condoni?

Un altro nodo decisivo – ci si perdoni l’insistenza sul merito – riguarda le cosiddette grandi opere. Già ci siamo dovuti sorbire l’inaugurazione in pompa magna dell’inutile e costosissima autostrada lombarda Brebemi, completata grazie ad un mega-mutuo “fuori mercato” della Cassa depositi e prestiti (significativo che le aste per realizzare stazioni di servizio su quel nuovo tratto autostradale vadano deserte: evidentemente i flussi di traffico previsti non sono così attraenti), adesso sembra che lo “Sblocca-Italia” servirà a pagare altre infrastrutture prive di senso e di futuro. Le grandi opere non sono tutte uguali. Così, va benissimo l’alta velocità ferroviaria Napoli-Bari, per la quale s’intendono “sbloccare” autorizzazioni e risorse pubbliche, ma va malissimo – qui facciamo nostro l’allarme delle associazioni ambientaliste, Legambiente e Wwf in testa – destinare, come il governo è intenzionato a fare, 270 milioni pubblici per l’autostrada tirrenica che non esiste né come cantiere e nemmeno come progetto.

Si sta parlando di un’opera che vede tuttora irrisolti nodi importanti, dai criteri di assegnazione dei lavori (l’Europa ha aperto su questo una procedura d’infrazione contro l’Italia) alla scelta del tracciato (se puntare sull’adeguamento dell’Aurelia, soluzione molto più rapida, meno costosa e dall’impatto ambientale pressoché inesistente, o invece su un’infrastruttura tutta nuova), e di un’autostrada che se mai venisse realizzata costerebbe agli utenti un pedaggio tre volte più caro della media delle autostrade italiane. Usare in questo modo 270 milioni dei contribuenti sarebbe una follia, questa somma basterebbe a finanziare alcune decine di opere molto più utili e immediatamente cantierabili, che varrebbero a creare qualche migliaio di posti lavoro e a migliorare la vita di decine di migliaia di italiani (a partire magari proprio dalla messa in sicurezza dei tratti più pericolosi dell’Aurelia, quella davvero un’opera necessaria e indifferibile).

Infine, ancora un appello a Renzi e a Lupi: provate a fare voi per primi la riforma “istituzionale” più importante di tutte, che non ha bisogno di guerre e guerriglie parlamentari. Scrivete un decreto asciutto, sobrio, in cui ci siano solo le norme indicate nel titolo e non il “di tutto e di più” cui siamo abituati da anni. Se deve essere un decreto “Sblocca-Italia” che “Sblocca-Italia” sia, senza trasformarlo in un “marchettificio” dagli incentivi per le auto (ancora!?) alle norme sui rifiuti (i termovalorizzatori…sic!). Forza Matteo, questa davvero è un’occasione per “cambiare verso”. Vuoi provarci?