Rendere la trasformazione ecologica dei sistemi di produzioni socialmente conveniente. Facciamolo!

Umberto Zimarri

Immaginate di trovarvi in un quiz televisivo, vicini a vincere l’agognato milione, e il presentatore vi pone questa domanda: Chi ha pronunciato la frase, “Non possiamo escludere effetti catastrofici in cui la vita umana come la conosciamo sarà minacciata”. Il quesito cela in sé un subdolo tranello, infatti non è stata nessuna cassandra ambientalista a pronunciarle, non è stata nemmeno Greta Thumberg, ma sono stati due economisti della JP Morgan, David Mackie e Jessica Murray. Gli autori non possono essere certamente tacciati di socialismo o di ecologismo militante (la banca d’affari finanzia lautamente aziende “fossili”) ma nel loro report hanno evidenziato, senza troppi giri di parole, come il climate change possa influenzare negativamente la crescita economia, i titoli azionari, la salute e le aspettative di vita. Non solo hanno assunto anche che le emissioni di Carbonio continueranno ad avere effetti in un modo che sarà probabilmente irreversibile e si sono spinti a proporre una tassa sulle emissioni. Impensabile ed inimmaginabile solamente pochi anni fa. Ma i due economisti non sono i soli, per esempio Larry Fink, gran capo di BlackRock ha dichiarato che “Il capitalismo come l’abbiamo conosciuto è morto. Questa nostra ossessione a massimizzare i profitti solo per gli azionisti ha portato una emergenza planetaria e un’incredibile diseguaglianza». Boom, deflagrazione. Abbiamo bisogno di reset totale.
Micheal Porter è un nome familiare a chiunque abbia svolto un esame di economia nella sua vita. L’economista, padre del Management Strategico, attualmente professore alla Harvard Business School, ha ipotizzato e proposto un nuovo paradigma estremamente interessante basato su tre principi cardine:
1) ridefinire la catena del valore, ispirandosi ai princìpi dell’economia circolare per favorire un rapporto equilibrato tra progresso sociale e produttività economica;
2) riconcepire l’offerta aziendale, studiando bisogni (sociali) che consentano l’ingresso in nuovi mercati (sociali) con nuovi prodotti (sociali);
3) favorire lo sviluppo dei cluster locali in un social business ecosystem.
C’è un’interessante evoluzione: si passa dalla Corporate Social Responsability dell’azienda alla teoria del valore condiviso. Se possiamo riassumere la prima come l’investimento di risorse in buone azioni (es piantare alberi), avendo un ritorno di immagine, la seconda parla direttamente al core business dell’azienda: creare valore economico, integrando nel Dna aziendale le variabili sociali ed ambientali.
Progresso sociale unito alla produttività economica: non è più un vezzo per fricchettoni o studiosi accademici date le condizioni attuali del Pianeta. Il futuro della nostra specie non avrà altra possibilità di esistenza e di tenuta sociale se non questa. Gli effetti della lotta senza prigionieri tra capitale, ambiente e lavoro sono sotto gli occhi di tutto. Nel lungo periodo la lotta tra morire di fame o morire per malattie, non ci sarà drammaticamente più. Scomparirà il lavoro e cresceranno le malattie. Non basta la filantropia e/o la beneficienza: c’è bisogno di nuova visione e di un nuovo ruolo delle aziende nella società. Abbiamo vissuto negli ultimi 30 anno uno scollamento totale tra il mondo economico ( sempre più basato sulla finanza speculativa) e la società, con il risultato che oggi abbiamo persino poveri che lavorano 10 ore al giorno. Un ritorno ad un’epoca pre-industriale.
Abbiamo bisogno di un nuovo modello di industria, di un nuovo modello di sviluppo (anche finanziario) e di una mentalità diversa per tutti noi che non possiamo pensare di vivere e di essere solamente consumatori bulimici di prodotti e risorse. Un’azienda non può e non deve essere solamente il mezzo per generare profitti per i proprietari.
Facile a dirsi, certo, ma la nostra società è davvero pronta a questi cambiamenti profondi e rapidissimi che l’attendono? Qui, dovrebbe entrare in gioco la Politica, quella alta, quella capace di alzare lo sguardo e prevedere, anticipare, preparare. Quella che dovrebbe unire persone e idee. Quella che dovrebbe Rappresentare. Tante volte lo abbiamo detto, tante volte lo abbiamo ascoltato: rendere la trasformazione ecologica dei sistemi di produzioni socialmente conveniente. Facciamolo! Partendo dal basso, dal piccolo, riscoprendo il valore ultimo della parola comunità. La teoria deve diventare azione.