Lo Spalma Incentivi è servito

Articolo di Averaldo Farri per la La Stampa.it – 

Per chi si occupa di energia, per chi ha un’azienda energivora, per chi ne ha una che lavora nel settore fotovoltaico, per chi ha investito nel passato ed ha realizzato un impianto, il decreto presentato dal ministro. Guidi il 18 giugno scorso è un po’ come l’Habemus Papam. Era atteso ed è arrivato. Non ha portato gaudium magnum, anzi, ha sollevato infinite proteste e molte prese di posizione “contro” anche da parte di chi avrebbe dovuto salutarlo con entusiasmo.

Perché è successo questo? Io intravedo almeno tre macro ragioni che sottendono a moltissime altre ma che sarebbe troppo lungo dettagliare qui.

La prima, importantissima, è che tutto il mondo economico italiano capisce che questa misura non è strutturale ma palliativa. Strutturale sarebbe stato lavorare, e allineare alla situazione attuale, la formula con la quale il prezzo dell’energia viene stabilito nel nostro paese. E’ lavoro lungo e forse complesso, ma è l’unico che davvero può portare a risparmi strutturali e di lungo termine.

A proposito, non è solo il mondo economico italiano che lo capisce. Consiglio a chi voglia, di leggersi l’articolo del Wall Street Journal del 19 giugno a firma Michael Bonte-Friedheim. E’ altamente istruttivo ed un vero e proprio “eye opener”, anche per chi rifiuti di guardare.

La seconda ha a che fare con l’affidabilità del nostro sistema. L’affermazione: «abbiamo riempito di sussidi chi investiva sulle rinnovabili, ma il costo in bolletta lo hanno pagato gli italiani», è tanto ficcante quanto inesatta ed è del Presidente del Consiglio, fatta alla direzione nazionale del Pd di sabato 14 giugno. Quella frase spaventa, comunque la si pensi in materia, e innesca una serie di questioni molto serie: chi ha investito a fronte di una legge dello Stato ha fatto qualcosa d’illegale? Chi lo ha “riempito di sussidi”, se non la politica? Dove finiscono i risparmi che provengono dalle rinnovabili, e sono miliardi, e che sono certificati da tutti gli attori, dal MiSE, all’Autorità, al GSE (vedi anche articolo del WSJ di cui sopra)? E la sorte delle aziende che hanno creato migliaia di posti di lavoro in un tempo tremendo per la nostra economia? E le regole sull’autoconsumo e sulle detrazioni fiscali, cambieranno anch’esse? Cosa ne è stato di quella linea guida che il Presidente del Consiglio, in tempi di elezioni politiche e di primarie PD, portava avanti con lo slogan “50% di rinnovabili per l’Italia”? Questa lista potrebbe continuare all’infinito, com’è facile intuire, sia sul livello tecnico, che economico, che politico.

La terza ragione è che chiunque capisce che ogni nuovo impianto fatto in regime di grid parity, contribuisce ad abbassare il costo dell’energia in Italia perché è energia prodotta a costo zero. E allora perché non favorire i nuovi impianti con provvedimenti ad hoc? Se da una parte si sceglie la strada dell’intervento retroattivo, perché, parallelamente, non si sceglie la strada delle rinnovabili in grid parity per il futuro?

Il Governo ci sta dicendo che la strada maestra è quella del ritorno alle fonti fossili. Questo è il messaggio e questa è la ragione forse più profonda per cui questo decreto non piace a nessuno. Ripensiamolo e ridiscutiamolo. Nell’interesse del paese.