Lista Tsipras: comunque vada è un’occasione perduta

Articolo di Monica Frassoni su Huffington Post –

Ho guardato con simpatia istintiva al lancio in Italia, in vista delle elezione europee di maggio della Lista “Per un’altra Europa”, più nota come “Lista Tsipras“. Per le biografie dei promotori, a cominciare da Barbara Spinelli, ho sperato – da italiana impegnata sul campo per affermare le ragioni di “un’altra Europa” – che questo potesse davvero diventare il luogo d’incontro e di comune proposta politica di quelli che la stessa Spinelli ha chiamato gli “europeisti insubordinati”: persone, gruppi, sensibilità che vanno molto al di là della sinistra radicale e del riferimento alla leadership di Alexis Tsipras, e tra i quali figurano molti altri movimenti e associazioni, dai federalisti fino a noi ecologisti che ci riconosciamo nei Verdi europei.

Si poteva, questo noi Verdi europei e di Green Italia avevamo proposto, costruire e presentare agli italiani una lista aperta, senza vincoli di partito (nemmeno di partito europeo) e basata su tre obiettivi fondanti: no all’austeritàgreen new deal ed Europa federale. Una lista che con forza e chiarezza rifiutasse tanto il conservatorismo della “larghe intese” europee tra popolari e socialisti, che hanno fatto dei tagli sistematici ai bilanci pubblici un totem socialmente devastante, quanto l’anti-europeismo delle forze neo-nazionaliste.

Purtroppo questa possibilità è tramontata rapidamente. Subito la “Lista Tsipras” è divenuta il riferimento di una parte “recintata” e piuttosto ristretta della politica italiana, di quella sinistra radicale che al di là delle buone intenzioni dei promotori si affida a Tsipras più come all'”eroe” che ha riunificato e rilanciato la frammentatissima e litigiosissima sinistra greca, che non vedendo in lui il simbolo di un nuovo progetto per l’Europa. La visione europea di Tsipras, del resto, non è così definita e presenta parecchie zone d’ombra: per esempio, nei suoi programmi, come in quelli del Gruppo della Sinistra Unitaria al Parlamento europeo, non compaiono né la trasformazione ecologica dell’economia e della società né tanto meno l’Europa federale.

Vi è poi un altro elemento che fa della “Lista Tsipras”, persino a prescindere dai risultati che otterrà, un’occasione perduta.

È il fatto che chi voterà per questo simbolo, si troverà a scegliere candidati “virtuali“, eventualmente ad eleggere parlamentari-fantasma. In effetti, non solo la “Lista Tsipras” prende il nome da un politico, Alexis Tsipras, che non sarà candidato né in Italia e nemmeno in Grecia per il Parlamento europeo (è già oggi, e resterà, deputato nel Parlamento greco), ma nei cinque, immensi collegi elettorali italiani (nordovest, nordest, centro, sud e isole) avrà come capilista figure prestigiose – Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Adriano Prosperi, Moni Ovadia – che hanno dichiarato: “Se eletti, lasceremo il nostro posto al Parlamento a candidati che più di noi hanno le energie e le competenze per portare a Bruxelles e Strasburgo la nostra voce ed i nostri valori, in un lavoro quotidiano che sarebbe al di sopra delle nostre forze”.

Ma come? Questa sarebbe la nuova politica? Per anni tutti noi, compresi i nostri amici “capilista-fantasma”, ci siamo indignati perché la legge elettorale italiana, il “porcellum”, impediva ai cittadini-elettori di scegliere il proprio rappresentante, o perché la campagna europea non è mai davvero esistita, e adesso si battezza una lista di radicale alternativa facendola capeggiare da illustrissimi prestanome che seppure eletti non siederanno mai nel Parlamento europeo, sostituiti da candidati-ombra?

Rinunciando in questo modo a dare voce e visibilità, sui media e nei dibattiti, ai veri candidati che sicuramente avrebbero molte cose da dire? Non sarebbe stato molto meglio, come si fa in molti paesi europei, mettere i prestigiosi testimonials IN FONDO alla lista e non in cima?

Se questa sarà davvero la via imboccata dalla “Lista Tsipras”, è la via più vecchia e stantia che si potesse immaginare, l’ennesima replica di brutti spettacoli già visti e, in fondo, un atto di scarso rispetto versi gli elettori: tante volte in passato (caso davvero unico in Europa) le liste dei partiti italiani per le elezioni europee sono state riempite di volti noti, magari di personaggi televisivi molto popolari, che dopo avere fatto incetta di voti personali hanno lasciato il posto alle seconde file.

Risponderanno i promotori della “Lista Tsipras” che in questo caso gli elettori sanno già prima che la candidatura dei capilista è un po’ finta. Ma resta il punto: la democrazia rappresentativa è (dovrebbe essere) una cosa seria, furbizie e stratagemmi tattici varranno forse a portare qualche voto in più al listone della sinistra radicale, ma daranno un altro non piccolo colpo alla dignità e alla trasparenza del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Soprattutto, non garantiranno che chi sarà eletto sarà davvero quel “guerriero d’Europa” di cui abbiamo tutti bisogno.